venerdì 4 marzo 2011

Guardare avanti

“Anche a Parma blocco del traffico alla domenica come a Milano?” Questa è la domanda che si pone il cronista, dopo che la nostra città ha registrato 23 sforamenti dei limiti delle PM10 dall’inizio dell’anno.
In un anno sono 35 gli sforamenti consentiti e sembra dunque tristemente alla nostra portata il superare anche nel 2011 tale limite, visto che a inizio marzo abbiamo già utilizzato oltre metà del bonus e mancano ancora 10 mesi a fine anno.
Le patologie legate all'inquinamento da polveri sottili sono l'asma, le affezioni cardio-polmonari e la diminuzione delle funzionalità polmonari.
L'OMS, sulla base di uno studio condotto nel 2000 in 8 città del mondo, stima che le polveri sottili siano responsabili dello 0,5% dei decessi registrati in un anno.



Uno studio epidemiologico condotto negli Stati Uniti e pubblicato ad ottobre 2010, ha provato la correlazione tra diabete negli adulti e inquinamento atmosferico da polveri sottili.
I ricercatori statunitensi che hanno elaborato lo studio “Association between fine particulate matter and diabetes prevalence in the U.S.” provengono da istituzioni quali il Mit di Boston, l'Harvard Medical School, la Yale University di New Haven, Connecticut.
Che ne dite, abbastanza sapienti?
Il danno sanitario provocato dall’inquinamento di questi ed altri composti chimici emessi da impianti industriali, traffico e caldaie domestiche è ormai condiviso dalla comunità scientifica.
Che fare quindi per fermare questa emergenza?
I tentativi messi finora in campo dalle amministrazioni locali sono deboli e privi di effetti tangibili. Dopo l’abbandono del progetto della metropolitana, non esiste un piano concreto per rivoluzionare la mobilità di Parma in modo sostenibile. Il recente progetto di introduzione di sistemi di mobilità elettrica è poco più di una goccia nel mare, considerando che prevede l’introduzione di 100 auto elettriche, in via sperimentale, su un parco immatricolato di oltre 110.000 veicoli.
Giovedì senz’auto e domeniche ecologiche sono pratiche che hanno più che altro un effetto di sensibilizzazione della popolazione. Certe recenti dichiarazioni del nostro assessore all’Ambiente Cristina Sassi, fanno capire che non esiste un progetto né di breve né di lungo periodo per limitare i danni: “speriamo che piova” la più recente affermazione sul tema.
Invece di favorire il trasporto pubblico, i nostri amministratori, per coprire un buco di bilancio della Tep, hanno deciso di aumentare il biglietto dell’autobus del 20%.
Occorre dunque fare una seria riflessione sul tema e tutta la città nelle sue componenti si deve interrogare se è questo il modello di sviluppo corretto
Se questo andare alla cieca è sostenibile per un territorio così legato alle produzioni alimentari di qualità, oppure se conviene veramente a tutti, cittadini, industriali, amministratori, intraprendere una strada diametralmente opposta, che oltre che salvaguardare l’ambiente in cui viviamo, faccia da volano verso una economia veramente “verde” e non solo di facciata, utile ad alleggerire l'impronta ecologica insostenibile di oggi.
E’ vero che, come dicono molti, l’inceneritore o termovalorizzatore di Ugozzolo è solo una delle componenti in gioco e fermarlo non risolverà completamente i problemi ambientali della Food Valley.
E’ però anche innegabile che l’inceneritore di Iren regalerà alla città 3,2 tonnellate di PM10 in più, contribuendo dunque alla crescita degli sforamenti dei limiti imposti dalla legge.
Ci piacerebbe che la città si interrogasse su quali siano le vie da seguire. Forse non esiste un unico modello a cui fare riferimento, una città o un paese a cui ispirarsi.
Vi sono però molti esempi virtuosi da cui possiamo attingere per invertire decisamente la rotta: pensiamo all’Olanda, che ha aderito alla strategia Cradle to Cradle e che entro i prossimi 2 anni andrà a spegnere i 3 inceneritori che sono rimasti in funzione nel Paese.
Pensiamo al Centro Riciclo di Vedelago che recupera completamente i materiali plastici che nel piano di Iren sono indispensabili per il potere calorifico del forno, ma che purtroppo rilasceranno nel nostro ambiente diossine nocive per gli animali e per l’uomo, nei territori circostanti il camino.
Pensiamo alla città di San Francisco che con 800.000 abitanti divisi in diverse comunità etniche e linguistiche riesce a recuperare il 75% dei rifiuti prodotti, con ottimi risultati qualitativi e quantitativi nella parte organica.
Pensiamo infine ai fanghi da depurazione che, contro ogni logica, se non quella meramente economica, verranno bruciati anziché essere utilizzati in impianti a biogas, come avviene in tantissime altre realtà in tutta Europa.
A Parma si vogliono bruciare, per acchiappare i certificati verdi: bruciare fango, anche ad una analisi molto semplicistica, è un concetto che rasenta l'assurdità.
Siamo dunque giunti ad un punto cruciale della storia della nostra città: il tema dell’ambiente è diventato, anche grazie al dibattito sull’inceneritore, un argomento di estremo interesse e la sensibilità dei cittadini ci pone in una posizione privilegiata rispetto ad altre comunità.
Sta a tutti noi interrogarci, verificare competenze e capacità per sfruttare questa sensibilità in modo positivo ed intraprendere un progetto di città all’avanguardia, un modello per le future generazioni, oppure continuare sui vecchi percorsi già tracciati, che in tanti stanno abbandonando.
Prospettive e lungimiranza che non possono essere di competenza esclusiva del mondo politico locale, impegnato com’è con l’obiettivo, a breve termine, della campagna elettorale.
Una riflessione che spetta dunque in misura maggiore a chi ha una visione della propria missione con un orizzonte temporale più ampio.
Pensiamo ad esempio agli industriali, che tanto hanno dato al territorio investendo nell’immagine di prodotti sani, genuini, aiutando le persone a vivere meglio, portando ogni giorno nella loro vita il benessere e le gioia del mangiar bene.
Pensiamo a tante altre categorie come l'Università, le stesse associazioni di categoria, come quelle legate all'agricoltura, che saranno le prime colpite dagli effetti del forno.
Guardare avanti significa riflettere oggi.
Nessuno può, deve, tirarsi indietro.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 4 marzo 2011
-429 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+277 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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