Nei giorni scorsi, durante le ultime ore delle primarie, ci è capitato di sentirci rinfacciare il nostro guardare a ovest, in quel di San Francisco, come modello di corretta gestione dei rifiuti.
Perché a San Francisco, insisteva il nostro interlocutore, hanno le discariche nel deserto e non hanno problemi di smaltimento, mentre noi non abbiamo un palmo di terra disponibile.
Quindi San Francisco non sarebbe da tenere in considerazione, e quindi, tornando a bomba, non ci sarebbero soluzioni alternative al forno.
Proviamo quindi a ritornare sull'argomento per puntualizzare ancora una volta come stanno le cose, nel tentativo di fare chiarezza.
San Francisco è una città di 850 mila abitanti, con un bacino di milioni di abitanti se consideriamo l'area limitrofa della baia.
Una città complessa, con strade strette, salite e discese, sviluppo verticale, e differenti gruppi linguistici da informare ed educare.
San Francisco ha abbandonato 30 anni fa il progetto di un inceneritore per smaltire i rifiuti con la più grande pratica di gestione corretta esistente al mondo.
La metropoli è oggi al 78% di raccolta differenziata, entro il 2020 intende arrivare al 100%, smettendo di inviare residuo alla discarica.
Oggi ancora utilizza lo smaltimento per la quota residua del 22%.
Così i detrattori dei sistemi alternativi all'incenerimento fanno notare che senza discarica San Francisco non ce la farebbe, e così Parma.
Invece con il forno tutto si risolverebbe.
Falso.
Perché tutti non sanno che anche l'inceneritore ha bisogno di una discarica di servizio.
Per farci cosa?
Naturalmente per smaltire le scorie che provengono dall'incenerimento, che non sono poche.
Ad esempio a Parma ogni anno bisognerà trovare una buca dove interrare 40 mila tonnellate di ceneri residue. Un bel mucchietto che in dieci anni diverrà 400 mila tonnellate, ed in 30 anni, il periodo che si considera come vita media dell'impianto, 1 milione e 200 mila tonnellate.
Per chi sostiene che l'inceneritore chiuda il ciclo dei rifiuti è un risultato un po' imbarazzante.
Il piano alternativo di corretta gestione dei rifiuti senza incenerimento, proposto nel giugno del 2010 dalla nostra associazione, firmato da ingegneri e chimici dell'albo di Parma, sostenuti dagli ordini, aveva come dato annuo di residuo 25 mila tonnellate.
Una bella differenza.
Ma non è finita qui.
Dobbiamo vedere con che materiali abbiamo a che fare.
Non è infatti la discarica in sé il problema ma cosa ci si mette a creare l'eventuale danno.
Una pentola vuota non è un pranzo, e la stessa pentola può portare la stella Michelin o decretare il fallimento di un ristorante, dipende da quali ingredienti cuociono al suo interno.
Nelle ceneri di risulta dell'inceneritore sono presenti molti materiali: diossine, metalli pesanti, furani.
Diversi studi internazionali hanno messo in evidenza che queste ceneri sono pericolose proprio per il loro alto contenuto di molecole tossiche, che rischiano di contaminare le falde.
A Parma non si sa dove andranno a finire, le ceneri. Nel progetto non vi è cenno alcuno.
Si sussurra che saranno i cementifici ad accoglierle e noi ci chiediamo come mai, se trattasi di una pratica così semplice, al Cornocchio giacciano oltre 100 mila tonnellate di ceneri dal 2001.
E veniamo al residuo di una corretta gestione di rifiuti a freddo, senza incenerimento.
Abbiamo una sostanza finale stabilizzata, che non emette percolato, che non emette gas ne ceneri ne composti pericolosi in ambiente. Il residuo così prodotto può essere compresso e deposto anche in un piazzale, non puzza e non si deteriora.
Certo che l'obiettivo è cancellare anche questo scarto.
Si tratta infatti di una materia che è frutto di errori di progettazione delle merci e dei materiali in circolazione. Le aziende devono essere accompagnate in una prospettiva breve dove sarà vietato per legge produrre materiali non riciclabili, ed in modo facile, al 100%.
E' per questa serie di motivazioni che san Francisco ha rifiutato tanti anni fa la costruzione di un nuovo inceneritore, che sposterebbe la discarica nei cieli, facendola letteralmente ingoiare attraverso l'aria che respiriamo e i cibi che consumiamo.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 febbraio 2012
Sono passati
612 giorni
dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Mancherebbero
94 giorni
all'accensione del forno, se ancora lo si farà
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