lunedì 19 marzo 2012

Il No al forno della Lega Nord


Le alternative ci sono

Lo scorso 22 febbraio un ordine del giorno firmato dai consiglieri provinciali Massimiliano Cavatorta, Giovanni Battista Tombolato e Pier Angelo Ablondi, ha fatto capolino alla seduta del consiglio provinciale di piazzale della Pace.
L'oggetto non lasciava adito a dubbi:“Smaltimento rifiuti con impianti di trattamento a freddo”.



Nel testo alcune importanti affermazioni fanno il punto sulla situazione del trattamento dei rifiuti a livello comunitario.
“L'incenerimento dei rifiuti domestici” scrivono i consiglieri padani, “è un metodo di trattamento dei rifiuti condannato dalle autorità scientifiche internazionali”.
E non manca la motivazione: “Ogni inceneritore pur utilizzando filtri, emette polveri fini e ultra fini estremamente tossiche e migliaia di sostanze chimiche presenti nei fumi e nelle ceneri”.
Poche righe che smontano dalle fondamenta il sogno del “forno benessere” presentato come tale a alla città dai suoi fautori e sostenitori, Iren, Provincia e Comune di Parma.
Nell'ordine del giorno vengono elencate alcune tra le molecole più pericolose emesse da questi impianti, con relativi effetti cancerogeni su organi e sistemi immunitari: arsenico, mercurio, cadmio, diossine, piombo, tutte amenità riconosciute dalla scienza come cancerogene per i polmoni, i reni, la vescica, il fegato, e che provocano in particolare cancro, linfomi, sarcomi.
Una lista della spesa di una certa rilevanza, che porterebbe in automatico a rispondere alla proposta di ospitare un impianto di questo con un secco: “no grazie”.

I consiglieri della Lega Nord non si fermano però a denunciare i danni e i rischi connessi all'utilizzo di questa gestione dei rifiuti, ma aggiornano i colleghi sui passi avanti fatti dalla scienza e dalla tecnologia, che permettono oggi di contrapporre valide alternative agli inceneritori.
“Un esempio è il Centro Riciclo di Vedelago, Treviso, che già pochi anni fa arrivava al 93% di riciclo ed oggi con la produzione di sabbia sintetica lo ha incrementato ulteriormente”.
I vantaggi di un sistema a freddo sono molteplici: uso di un quinto di risorse per la costruzione degli impianti, gestione finanziaria sostenibile senza intervento dello stato (certificati verdi), riduce di moltissimo il costo per i comuni, libera le risorse dei certificati verdi per la corretta produzione di energia rinnovabile.
I consiglieri infatti fanno notare come nel 2005 il 70% delle risorse destinate alle fonti rinnovabili sia stato assorbito dagli inceneritori.
Il trattamento a freddo incrementa poi anche l'occupazione con un rapporto di 1 a 10 occupati tra i due sistemi, quindi per un occupato nel sistema a caldo ce ne sono dieci occupati nel sistema meccanico a freddo.
Infine viene ridotta notevolmente la quota di risorse da destinare a bonifiche ambientali, ricoveri e cure per allergie, malattie croniche e costosi trattamenti tumorali.
I risparmi ottenuti da una inversione di tendenza potrebbero essere in parte impiegati per sensibilizzazione al popolazione ad un sempre più corretto approccio con i rifiuti.
Le ipotesi alternative proposte dalla Lega sono peraltro già in atto a Reggio Emilia, in una amministrazione sempre di centrosinistra. I consiglieri fanno notare anche il fatto che il gestore del trattamento dei rifiuti è sempre Iren e quindi non si capisce come mai se lo si può fare a Reggio non lo si possa introdurre anche a Parma, città di dimensioni e performance di raccolta differenziata assai simili.
La risposta è venuta dal voto.
Su 22 partecipanti, i favorevoli sono stati 3, gli astenuti 6 (Armellini, Conti, Nonnis, Pedroni, Tedali, Zerbini), mentre i sostenitori dei forni e dell'inquinamento del nostro territorio hanno risposto con 13 voti contrari (Baga, Bertocchi, Bonetti, Calunga, Contesini, Dodi, Gandolfi, Lori, Merusi, Pinardi, Tosi, Zanichelli, Zilli).
Un'altra prova di buonsenso e attaccamento al bene comune.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 marzo 2012

Sono passati
658 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
48 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

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