sabato 17 marzo 2012

Biomasse a Palanzano, una storia incredibile


Il comune di Palanzano ha autorizzato lo scorso 16 gennaio, attraverso una Dia, la costruzione di una centrale a biomassa da 1 Mw a Nacca di Vaestano.
Brucerebbe all'80% cippato di legna vergine e al 20% residui di digestato di letame, che dovrebbe provenire da un biodigestore da 1 Mw, richiesto ma non ancora autorizzato.
Quest'ultimo dovrebbe trattare circa 100 mila tonnellate annue di deiezioni animali, il tutto per fare
cogenerazione, produrre energia elettrica e ricavarne gli incentivi pubblici.
Lo scandalo non è solo riferibile al carattere puramente speculativo della proposta, ma anche alla tempistica, che appare davvero molto sospetta.
La doppia richiesta, infatti, era stata presentata da privati un anno e mezzo fa e subito era sorto un comitato di cittadini per contrastare le due centrali, comitato che aveva raccolto migliaia di firme, opponendosi sia al sito proposto, gravemente pregiudicato a livello idrogeologico, ma
soprattutto opponendosi al bruciare 50 mila quintali di legna dei boschi attorno, col taglio di 50 ettari all'anno.
Il comune aveva 180 giorni per esprimersi ma, vista la rabbia della gente, aveva tirato in lungo per far calmare le acque, dando infine il suo benestare solo due mesi fa, dopo 586 giorni.
La strategia è servita a poco: la gente è tornata in piazza più arrabbiata di prima.



Ma la cosa incredibile è un'altra.
Il comune di Palanzano, nel frattempo, si è dotato di una centrale a biomassa da 700 Kw per produrre teleriscaldamento e riscaldare casa la protetta per gli anziani, il municipio, la palestra e scuola, con due caldaie separate da 350 Kw ciascuna.
Per alcuni mesi l'impianto ha bruciato cippato fresco, come nella centrale di Monchio, ma di fronte allo scarso rendimento, alle forti emissioni e alla gran quantità di ceneri residue, era passato a bruciare pellet, prodotto in loco e molto meno invasivo dal punto di vista dell'inquinamento e più efficace come rendimento.
Dopo un'esperienza così fortemente negativa nella combustione di cippato fresco, come può il sindaco autorizzare un impianto a biomassa che per fare cogenerazione e produrre elettricità dovrebbe bruciare una quantità esorbitante di cippato ed inquinare un'intera vallata?
Un impianto che produrrebbe più di 2.000 quintali di ceneri, il 5% della biomassa bruciata.
Ricordiamoci che il rendimento della cogenerazione elettrica da cippato è così basso (17/18%)
che occorre bruciare circa 5 volte più legna di quanta ne serva per produrre solo calore.
Come si può autorizzare un taglio annuale di 50 ettari di bosco, rimaneggiando il patrimonio boschivo della vallata e di quelle adiacenti, già gravate dai tagli della speculazione sulla legna da ardere?
Nei fatti vengono utilizzati due criteri, opposti tra loro: a Palanzano tutte le possibili precauzioni, a Vaestano la più totale disponibilità alla pura speculazione e la più totale indifferenza per la salute di chi ci abita.
Stranamente, il comitato locale si è limitato a sollevare il grave rischio idrogeologico, rivolgendosi a Provincia e Regione, senza accennare minimamente alla grande quantità dei tagli e alla nocività di emissioni e ceneri che ne deriverebbe, come aveva fatto invece a suo tempo.
Essendo a guida Pd, probabilmente è a conoscenza dei progetti di centrali a cippato che tali amministrazioni hanno in cantiere sul nostro territorio. 
E si adegua.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
17 marzo 2012

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