giovedì 28 giugno 2012

Parma Dioxin Valley?


E' stata avviata nei mesi scorsi, con il contributo di tanti cittadini, una campagna di monitoraggio su matrici biologiche che ha riguardato campioni prelevati sul nostro territorio provinciale.
All'iniziativa, proposta da Isde Parma e Associazione Gestione Corretta Rifiuti, hanno aderito l'associazione Futura e il Comitato Rubbiano per la Vita.
Il dato di partenza è la scarsa o nulla informazione sui livelli di inquinamento da diossine presenti nella nostra zona, una delle più inquinate al mondo.



Nessuna evidenza di analisi ad hoc nemmeno negli studi sanitari propedeutici alla Valutazione di Impatto Ambientale relativa al Polo Integrato di Parma, ma nemmeno alcuna valutazione su matrici ambientali è stata riscontrata nell'imponente studio Moniter della regione Emilia Romagna.
Quest'ultimo intendeva valutare lo stato di salute delle popolazioni esposte agli impianti di incenerimento, ma non ha dosato le diossine su materiale biologico e ha preferito valutare la loro concentrazione in aria e nell’ambiente.
L'attenzione della nostra piccola ricerca si è rivolta a campionamenti sul latte materno, su animali da cortile e sulle uova, in quattro diverse aree della nostro provincia.
La prima riguardava il territorio cittadino, la seconda la zona di ricaduta dell'inceneritore di Ugozzolo, la terza ha interessato l'area di Rubbiano (Fornovo), interessata dalle emissioni della Laterlite, che grazie ad una autorizzazione della Provincia, brucia dal 2000 oli esausti e pericolosi.
La quarta infine ha inteso valutare un “punto bianco”, zona teoricamente non interessata da inquinanti, come le zone di Bardi e Bore.
I risultati ottenuti hanno confermato che le matrici animali studiate e in particolare il latte materno dei campioni esaminati risultano avere dosaggi di diossine superiori ai dati limite previsti per la commercializzazione dei prodotti (uova, polli, latte vaccino).
Siamo consci della valenza non statistica della ricerca, ma il quadro emerso rimane preoccupante e richiede un urgente intervento.

La Convenzione di Stoccolma del 2001, all'articolo 1, recita che “l’obiettivo è proteggere la salute umana e l’ambiente dai Contaminanti Organici Persistenti (POP’s) tra cui le Diossine”.
Attualmente sono 151 gli Stati che hanno ratificato la Convenzione, ma l’Italia è l' unico tra i paesi europei a non averlo ancora fatto, pur avendola sottoscritta nel 2001.
Non vogliamo lanciare un allarme ingiustificato sulla qualità del latte materno.
Ma dobbiamo anche prendere atto che il latte materno è una delle matrici che meglio evidenzia l’accumulo degli inquinanti persistenti negli esseri umani. Siamo convinti, come risulta dalle stesse raccomandazioni della UE e dagli studi scientifici, che l'allattamento al seno rimane ancora il miglior alimento per i nostri figli poiché, nonostante la sua contaminazione, dobbiamo considerarlo come un  “antidoto” contro i danni che l’inquinamento provoca ai feti durante la gestazione oltre che per le ormai note caratteristiche nutrizionali e protettive che presenta.
Il latte materno, in quanto primo e più sacro fra gli alimenti, dovrebbe restare puro e privo di inquinanti. Occorre quindi diminuire significativamente il livello di contaminazione ambientale affinché tale contaminazione possa diminuire anche nel latte materno oltre che negli altri alimenti e di conseguenza in tutta la popolazione. Dobbiamo seguire le indicazioni contenute nelle raccomandazioni della UE e delle associazioni mediche. Sappiamo da una crescente ed autorevole letteratura scientifica che l’esposizione ad agenti inquinanti nelle fasi precoci della vita, fin dal concepimento, può condizionare lo stato di salute non solo nell’infanzia ma anche nell’età adulta, con possibilità di trasmissione transgenerazionale dei danni poiché coinvolgono il patrimonio genetico degli individui.
I bambini italiani presentano il più alto incremento annuo di rischio di cancro rispetto agli altri paesi europei e per i nuovi nati si prevede un crollo della speranza di “vita in salute”, come risulta dai dati Eurostat: la speranza di vita in salute per le bambine italiane era di 74 anni nel 2003, ma di soli 63 anni nel 2008.
Occorre intervenire prontamente, per ridurre le emissioni di sostanze pericolose e prevenire gli effetti negativi che le diossine e i policlorobifenili esercitano sull’ambiente e sulla salute umana.
Pensare di costruire e mettere in funzione un inceneritore a Parma, con il suo carico giornaliero di inquinanti, va nella direzione di un ulteriore aggravamento della situazione e un passo indietro rispetto alle raccomandazioni evidenziate.
La richiesta delle associazioni è quindi quella di porre in atto una serie di azioni che portino alla riduzione degli inquinanti sul nostro territorio, per favorire il miglioramento dello stato di salute delle popolazioni e dell'ambiente in cui viviamo.

Parma, 27 giugno 2012

Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente (Isde Italia), Sezione di Parma
Associazione Futura
Comitato Rubbiano per la Vita
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse

Nessun commento:

Posta un commento