venerdì 6 luglio 2012

Il bosco come linea di confine


Negli ultimi anni la linea del bosco tende a salire verso l'alto.
Alberi contorti si insinuano tra le rocce delle pietraie, mettendovi radici.
Altri, più  facilmente, colonizzano gli alpeggi, spuntando dove l'erba l'ha sempre fatta da padrona.



E' l'aumento della temperatura che sposta in su la linea del bosco.
Il rigore del gelo invernale non basta più a bloccare la risalita delle giovani matricine, perché anche in alto la neve e il ghiaccio durano di meno.
Se il confine del  bosco sale verso l'alto, non c'è da gioire per l'aumento della sua estensione, perché anche il confine delle sorgenti è costretto a salire, diminuendo la filtrazione dell'acqua all'interno delle rocce e la ricarica delle sorgenti.
Se il confine si sposta più in su, in Appennino tende a diminuire l'acqua disponibile.
E' il sintomo più evidente del cambiamento del clima dalle nostre parti.

Ma il bosco è soprattutto linea di confine verso il basso, verso ciò che di artificiale sale dalle città.
Con l'abbandono dei borghi, quel manto boschivo si è riunificato, si è esteso, ha marcato nettamente la sua linea di confine da tutto ciò che è artificiale, dalla  presenza umana.
Ma ora tale linea è minacciata di nuovo.
Tagli sempre più estesi la interrompono, troncandola di netto fino alle cime.
E' la  speculazione della legna da ardere che la divora, senza freno alcuno o regola vera.
Nel  silenzio assordante delle amministrazioni.
Il bosco è linea di confine dentro la natura, è un segnale del suo stato di salute.
E' linea di confine verso l'uomo e la sua pretesa di colonizzare tutto.
Se tale linea si consuma e viene a mancare, semplicemente il mondo muore.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
6 luglio 2012

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