martedì 18 settembre 2012

La fine del tunnel


Nel 2006 abbiamo iniziato lo scavo della montagna, a mani nude.
Da questa parte quattro anime testarde, dall'altra parte il resto del mondo, compatto.
Scavare un tunnel a mani nude è faticoso e richiede tempo, specie se dall'altra parte rimangono immobili e non accennano a impegnarsi nel traforo. Così il lavoro è doppio, e si duplica tutto, sforzi, tempo, costi, impegno.
Dal 2006 scaviamo il tunnel della verità e oggi che arrivando nei pressi dell'ultimo frammento che ci separa dalla luce, di colpo si sono accorti di noi.



Stiamo scavando per far emergere la verità sui rifiuti.
Compito ingrato, tema repellente a cominciare dalla puzza maleodorante che non sale solo dai cumuli di scarti ma viene da tutto il mondo d'affari che è stato costruito attorno, in tutto il Paese.
Siamo seduti su una montagna di rifiuti. Lo sanno bene a Roma, Malagrotta, a Napoli, in tutta la campagna maledetta dai fuochi e dalle malattie.
Questo è uno dei rari casi dove i soldi puzzano, eccome.
Di malaffare, di malattia, di morte, di carogna.

Non è stato facile far luce su questo buco nero, ancora oggi la lampadina è tremolante e indecisa.
Siamo consci di essere come Davide contro Golia, il risultato in genere è scontato.
Non ci ha preso sul serio nessuno, ancora oggi ci sentiamo accusare di comitatismo, estremismo, di essere talebani. Per noi è un vanto.
Considerando i personaggi che esprimono questi giudizi è un vanto.
Ci raccontano frottole da 10 e più anni e oggi pretenderebbero ancora di farla franca.
Noi siamo felici quando ci accusano di non essere come loro.
La misura è davvero colma.
I cittadini sono stremati dalla vuote parole dei loro amministratori e sgomenti di fronte agli scandali che ogni giorno vengono fuori. La tragedia è che nessuno chiede scusa, nessuno si vergogna, emerge soltanto un po' di rammarico, “ci hanno beccati”.
E sono tutti soldi nostri, rubati dal nostro sudore, dalla nostra fatica.
Nessuna vergogna.
E' un mondo di rapaci, chi sia la preda non ha alcuna importanza, è il bottino il traguardo.
Anche a Parma, anche a Ugozzolo.
Il tunnel voleva raccontare ai cittadini della ineluttabilità del forno, dell'unicità di questa (pseudo) soluzione, del timore ad andare verso terre sconosciute.
Per convincere la plebe si usavano i soldi delle bollette, 700 mila euro finché non capivano la lezioncina, l'inceneritore ci avvicina all'Europa.
Perché Iren è una galassia di poltrone, un agglomerato di posti a disposizione del partito di riferimento, per collocare chi mancava di trespolo.
Così il piano è avanzato, silente e con passo sicuro e svelto.
Poi qualcosa si è inceppato.
Ora il problema è un partito senza padroni, che non si sa come prendere, non si sa come ammaliare.
E i cittadini, che lo hanno scelto come ultima barricata, ultima chanche prima del disastro.
I rifiuti sono prima di tutto materiali, ricchi di valore.
Vanno trattati in modo corretto per mantenere la loro ricchezza intrinseca, che altrimenti si disperde.
Portarli ad incenerimento è una via errata, che fa perdere loro il valore energetico intrinseco ad un manufatto, è una scorciatoia per arricchire alcuni, impoverire altri.
Si impoverisce il pianeta, di materie prime, di aria pulita, di sbocchi economici.
Si arricchiscono i gestori questi impianti, attraverso gli incentivi statali, attraverso tariffe gonfiate, attraverso una finta differenziata che punta sempre a garantire quote importanti di carburante per i forni.
I rifiuti sono il paradigma di una società cieca al bene comune, ma spietata nell'arricchirsi per lobbies, correnti, gruppi di potere, corporazioni.
Un'Italia depredata dagli stessi governanti, coloro che abbiamo delegato, ingenui, al rincorrere il bene comune, a vegliare sulla casa di tutti.
Oggi che l'ultimo frammento del tunnel frana, sono gli italiani a dover ritirare le delega.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 settembre 2012

Sono passati
25 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
841 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
135 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
120 giorni dal voto amministrativo-referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno


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