A Parma è
allarme inquinamento
Il 28 agosto scorso è stato
acceso a Parma il nuovo inceneritore dei rifiuti, un'enorme fornace
che brucerà 130 mila tonnellate di materia all'anno, il doppio della
produzione di indifferenziato residuo della provincia parmense.
La Certosa di Parma, a pochi passi dall'inceneritore
Siamo nel cuore della food
valley, la terra di produzione di eccellenze gastronomiche, in
particolare per quanto riguarda la lavorazione del maiale e del
latte, tutte famose nel mondo.
E' la terra di Giuseppe
Verdi, di Maria Luigia.
E' la food valley, il cuore
della food valley.
Qui il cibo è diventato
l'accompagnamento perfetto per le liriche del teatro Regio, la
sublimazione del buon vivere e del vivere bene.
Eppure questo patrimonio
insostituibile, prezioso, invidiabile, potrebbe essere messo a
rischio da un impianto di incenerimento extra large, posto a pochi km
dal centro storico, di fronte ad un avanzatissimo centro studi sulle
malattie respiratorie, a fianco di uno dei pastifici più famosi al
mondo, davanti al negozio svedese del mobile trendy, affiancato
all'autostrada del Sole.
E' un biglietto da visita
poco invidiabile per i milioni di automobilisti che transitano di lì
ogni anno.
L'inceneritore è ora nella
fase di esercizio provvisorio, un periodo di rodaggio alla fine del
quale sarà data la patente per funzionare a pieno regime per lunghi
anni, troppi per i rischi che si corrono.
Il problema di queste
macchine è che non risolvono il problema dei rifiuti ma
semplicemente lo trasferiscono, complicandolo.
L'inceneritore non è altro
che un trasformatore di materia
La legge di Lavoisier non
lascia scampo, nulla può essere distrutto e improvvisamente sparire.
Se facciamo entrare nel forno una quantità di materia pari a 100,
uscirà per forza dal camino una quantità pari a 100, seppur
modificata nella forma. Anzi, per essere precisi, il volume è
aumentato per tutta l'aria che abbiamo aggiunto nella fase di
combustione.
Allora dove vanno allora a
finire i rifiuti?
Vengono intanto fortemente
compattati perché l'acqua in essi contenuta viene eliminata dal
calore.
Ma i rifiuti rimangono.
Circa il 30% di ciò che entra nel forno esce sotto forma di scorie,
ceneri pesanti e leggere che hanno bisogno di una discarica speciale
che sul territorio di Parma non esiste.
L'altro problema riguarda la
pericolosità di ciò che esce dal camino.
L'inceneritore sposta il
problema dei rifiuti dalla terra al cielo.
Ciò che prima veniva
nascosto sotto terra nelle discariche ora viene ridotto in un
pulviscolo infinitesimale liberato in aria e disperso per decine di
km secondo l'indirizzo dei venti, con il conseguente suo deposito sui
terreni e sui prodotti ivi coltivati.
I filtri che sono sistemati
a valle del processo di incenerimento non riescono infatti a
trattenere le polveri ultrafini che l'incenerimento ad altissime
temperature produce in quantità.
Anzi l'attuale normativa non
prevede la loro misurazione, come se non esistessero.
Così il gioco è fatto, l'inceneritore non inquina, basta non misurare tutto.
Così il gioco è fatto, l'inceneritore non inquina, basta non misurare tutto.
L'inceneritore di Parma non
prevede, come altri impianti italiani, il controllo delle diossine in
continuo ma soltanto per 4 volte all'anno per un totale di 32 ore su
8000 di funzionamento.
La diossina è una delle più
pericolose molecole esistenti al mondo.
Tutti ricordano l'episodio
tragico di Seveso, dove l'Icmesa, che produceva concimi chimici,
liberò in atmosfera una enorme quantità di diossina causando danni
irreparabili all'ambiente ed alle persone.
Ora che l'impianto di Parma
è acceso, nonostante la forte opposizione della popolazione, oltre
alla lotta per la sua chiusura il prima possibile, bisogna anche
occuparsi di ottenere il rigido controllo delle emissioni.
E' per questo che si sta
chiedendo a più voci che il gestore provveda a misurare le diossine
in continuo, 24 ore al giorno, in modo da poter monitorare in tempo
reale il funzionamento dell'impianto, riuscendo così
contemporaneamente a tenere sotto controllo anche altri inquinanti
tipici e pericolosi per la salute come i metalli pesanti
La soluzione
dell’incenerimento dei rifiuti messa in atto a Parma non porterà
alcun vantaggio al territorio.
I costi si mantengono,
nonostante le false promesse riduzioni, a livelli molto alti.
Servirà evidentemente
materiale da bruciare in quantità costante anche se la percentuale
di raccolta differenziata è in forte aumento, a dimostrare anche
l'impegno dei cittadini verso soluzioni ambientalmente compatibili.
Così al forno mancare
combustibile e vivremo in diretta l'importazione di rifiuti da fuori
provincia, nonostante le rassicurazioni degli organi di controllo.
I terreni attorno
all'impianto subiranno evidenti deprezzamenti e sarà difficile
proseguire le coltivazioni agricole ignorando l'impatto del forno
sulla zona limitrofa.
Eppure la soluzione
alternativa all'incenerimento era a portata di mano.
Reggio Emilia, pochi
chilometri da Parma, ha spento lo scorso anno il vecchio
inceneritore, si è orientata al trattamento meccanico e freddo dei
rifiuti, dicendo di no ad un nuovo impianto a caldo.
Invece a Parma tutti i
partiti, tranne poche eccezioni, hanno sostenuto il progetto
dell'inceneritore come se costituisse un vanto di modernità per la
città ducale.
Sinistra e destra
all'unanimità hanno anche respinto il referendum consultivo che i
cittadini avevano richiesto a gran voce. Tutti chiusi nelle loro
torri d'avorio con le orecchie ben tappate.
Intanto la food valley è
sotto attacco e rischia di diventare una smog valley.
Già oggi la Padania è
considerata il quinto territorio più inquinato al mondo.
Chi crederà ancora alla
qualità dei nostri prodotti?
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
30 settembre 2013
L'inceneritore
di
Parma
è stato acceso
33
giorni
fa
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