Liquidata
Naonis energia, costituita per realizzare un termovalorizzatore
di Stefano Polzot
Messaggero Veneto
Del progetto di realizzare
un termovalorizzatore in provincia di Pordenone sono rimasti solo i
cocci e a pagare le spese, tra gli altri, è stata Atap, l’azienda
del trasporto pubblico locale che dopo aver messo i soldi nella
costituzione di Naonis energia, nel bilancio approvato dai soci
qualche mese fa ha dovuto inserire la perdita conseguente
all’azzeramento del capitale ma anche del credito infruttifero che
aveva concesso alla società nella speranza che quell’inceneritore
si potesse fare.
La storia ha inizio nel 2006
quando viene costituita Naonis energia, società frutto di una joint
venture tra Acegas-Aps, l’azienda pubblica sull’asse
Padova-Trieste, con una quota del 56 per cento, Snua (5 per cento) e
Atap (39 per cento). L’accordo politicamente trasversale era
finalizzato a “chiudere” il ciclo dei rifiuti per l’appunto con
la realizzazione dell’inceneritore.
Presidente venne nominato
Luigino Vador, residente a San Quirino, ex manager Zanussi, quindi
dirigente di impresa e consulente aziendale, indicato, come tecnico,
dall’allora presidente della Provincia, Elio De Anna. Nel primo
consiglio anche il direttore dell’Atap, Vincenzo Milanese, espresso
da Mauro Vagaggini, e l’ex presidente della Coldiretti, Claudio
Filippuzzi. Capitale iniziale 100 mila euro, con l’obiettivo,
attraverso la raccolta di finanziamenti bancari, di realizzare un
impianto da 60 milioni di euro.
In realtà è il primo passo
di un progetto destinato a finire male. La prima localizzazione
dell’impianto, con una capacità di 75 mila tonnellate, è ad
Aviano. Un piano che incontra subito opposizioni: dei comitati di
cittadini, da parte della sinistra, ma anche da amministratori del
centro-destra che si chiedono perché non sfruttare i cementifici già
presenti nel territorio o l’inceneritore Mistral di Spilimbergo. A
nulla valgono gli incontri pubblici e le visite ai termodistruttori
di Silea e Milano per dimostrare che incenerire senza inquinare è
possibile.
Compreso che l’operazione
deve avere gambe più solide, scatta l’accordo con Exe, la società
pubblica per lo smaltimento dei rifiuti di Udine. Così nel 2009 Exe
acquista il 20,5 per cento del capitale, modificando l’assetto
societario che vede Acegas-Aps al 54 per cento, Atap al 20,5 e Snua
al 5 per cento. Ridisegnata l’intesa serve un sito: accantonata
l’ipotesi Aviano e nonostante un fronte sempre più consistente che
s’oppone all’operazione, supportato anche dall’altra società
pubblica del Friuli occidentale, Ambiente Servizi di Isaia
Gasparotto, si tenta la carta Spilimbergo, a due passi dal confine
con la provincia di Udine, ma crolla anche questa.
L’ultima chances è San
Vito al Tagliamento, ma anche in questo caso è un buco nell’acqua.
Intanto della necessità di un termovalorizzatore nessuno parla più
e i sogni di gloria di costruire da parte di Naonis energia un
impianto in Bosnia restano sulla carta. Così nel maggio scorso, dopo
7 anni dalla costituzione, la società va in liquidazione e a pagarne
le spese sono i soci.
Atap, come certificato nel
suo bilancio, svaluta interamente il capitale (20 mila 500 euro) e
anche il credito per il finanziamento infruttifero di 32 mila 847
euro. D’altronde l’ultimo bilancio di Naonis energia evidenziava
un patrimonio netto negativo di 144 mila 982 euro e una perdita di
195 mila 972. Euro in fumo, così come il progetto di incenerire i
rifiuti.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
1 ottobre 2013
L'inceneritore
di
Parma
è stato acceso
34
giorni
fa
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