martedì 1 ottobre 2013

Inceneritore Pordenone, piano fallito

Liquidata Naonis energia, costituita per realizzare un termovalorizzatore

di Stefano Polzot
Messaggero Veneto



Del progetto di realizzare un termovalorizzatore in provincia di Pordenone sono rimasti solo i cocci e a pagare le spese, tra gli altri, è stata Atap, l’azienda del trasporto pubblico locale che dopo aver messo i soldi nella costituzione di Naonis energia, nel bilancio approvato dai soci qualche mese fa ha dovuto inserire la perdita conseguente all’azzeramento del capitale ma anche del credito infruttifero che aveva concesso alla società nella speranza che quell’inceneritore si potesse fare.
La storia ha inizio nel 2006 quando viene costituita Naonis energia, società frutto di una joint venture tra Acegas-Aps, l’azienda pubblica sull’asse Padova-Trieste, con una quota del 56 per cento, Snua (5 per cento) e Atap (39 per cento). L’accordo politicamente trasversale era finalizzato a “chiudere” il ciclo dei rifiuti per l’appunto con la realizzazione dell’inceneritore.
Presidente venne nominato Luigino Vador, residente a San Quirino, ex manager Zanussi, quindi dirigente di impresa e consulente aziendale, indicato, come tecnico, dall’allora presidente della Provincia, Elio De Anna. Nel primo consiglio anche il direttore dell’Atap, Vincenzo Milanese, espresso da Mauro Vagaggini, e l’ex presidente della Coldiretti, Claudio Filippuzzi. Capitale iniziale 100 mila euro, con l’obiettivo, attraverso la raccolta di finanziamenti bancari, di realizzare un impianto da 60 milioni di euro.
In realtà è il primo passo di un progetto destinato a finire male. La prima localizzazione dell’impianto, con una capacità di 75 mila tonnellate, è ad Aviano. Un piano che incontra subito opposizioni: dei comitati di cittadini, da parte della sinistra, ma anche da amministratori del centro-destra che si chiedono perché non sfruttare i cementifici già presenti nel territorio o l’inceneritore Mistral di Spilimbergo. A nulla valgono gli incontri pubblici e le visite ai termodistruttori di Silea e Milano per dimostrare che incenerire senza inquinare è possibile.
Compreso che l’operazione deve avere gambe più solide, scatta l’accordo con Exe, la società pubblica per lo smaltimento dei rifiuti di Udine. Così nel 2009 Exe acquista il 20,5 per cento del capitale, modificando l’assetto societario che vede Acegas-Aps al 54 per cento, Atap al 20,5 e Snua al 5 per cento. Ridisegnata l’intesa serve un sito: accantonata l’ipotesi Aviano e nonostante un fronte sempre più consistente che s’oppone all’operazione, supportato anche dall’altra società pubblica del Friuli occidentale, Ambiente Servizi di Isaia Gasparotto, si tenta la carta Spilimbergo, a due passi dal confine con la provincia di Udine, ma crolla anche questa.
L’ultima chances è San Vito al Tagliamento, ma anche in questo caso è un buco nell’acqua. Intanto della necessità di un termovalorizzatore nessuno parla più e i sogni di gloria di costruire da parte di Naonis energia un impianto in Bosnia restano sulla carta. Così nel maggio scorso, dopo 7 anni dalla costituzione, la società va in liquidazione e a pagarne le spese sono i soci.
Atap, come certificato nel suo bilancio, svaluta interamente il capitale (20 mila 500 euro) e anche il credito per il finanziamento infruttifero di 32 mila 847 euro. D’altronde l’ultimo bilancio di Naonis energia evidenziava un patrimonio netto negativo di 144 mila 982 euro e una perdita di 195 mila 972. Euro in fumo, così come il progetto di incenerire i rifiuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 1 ottobre 2013

L'inceneritore di Parma è stato acceso
34

giorni fa

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