Al traguardo rimangono in due: la Provincia e Iren, o meglio, la Provincia.
Al traguardo a sventolare con gaiezza la bandiera sporca dell'inceneritore ci risulta solo Bernazzoli, altri non pervenuti.
Anzi, per essere precisi precisi anche nei Democratici le posizioni si fanno sempre più ondivaghe ed incerte e molti loro rappresentanti non hanno fatto mancare il loro dissenso al progetto, pur mantenendo un atteggiamento non apertamente ostile.
Da parte nostra crediamo che il punto fondamentale sia semplicemente uno: fa male o fa male quell'impianto?
A questa domanda ormai ci pare di capire che tutti siano d'accordo nel rispondere “fa male”.
Fa male un po' di più, un po' di meno, fa malissimo, non fa malissimo, ma insomma è ormai superato il dilemma.
Gli studi che ogni giorno escono sono ben poco rassicuranti.
Gli stessi dati progettuali dicono senza poter essere smentiti che questi impianti sono semplicemente dei trasformatori e compattatori di materia, che da una grande massa entrante deriva una piccola massa uscente.
Il problema è che questo “piccolo” malloppo in uscita è ben più pericoloso della materia che abbiamo infilato nel forno.
Poi ci possono raccontare delle meraviglie dei filtri eccetera eccetera, ma mai potranno smentire che il territorio circostante l'impianto (almeno 10 km di raggio) subisce un peggioramento ambientale netto e misurabile, che spesso è sfociato per chi vi risiede stabilmente anche in malattie in molti casi gravi e a volte mortali.
L'impianto fa male, ma è come se ci dicessero che non se ne può fare a meno, e subito ci ricordano Napoli e Palermo, come se quella fosse l'unica alternativa all'inceneritore.
Abbiamo dimostrato che non è così e che altri territori si stanno incamminando in quella direzione, cioè trattare queste materie scartate senza utilizzare la combustione, scoprendo che questa pratica virtuosa porta vantaggio a tutti. Anzi la stessa Europa dice che prima viene la riduzione, il recupero, il riciclaggio, e che la pratica dell'incenerimento va abbandonata.
Anche la scusa del “non ci sono alternative” cade rumorosamente a terra.
Rimane un dubbio che ogni giorno che passa più ci rode il fegato.
Ma sarà una questione di soldi, di finanza, di business, di bilanci, che noi non possiamo conoscere?
Già il fatto che Iren non ci mostri il piano economico finanziario ci fa molto pensare.
Poi ci accorgiamo che una gara d'appalto “europea” da 43 milioni di euro totalizza la bellezza di uno, 1!, partecipante.
Non è che poi si scopre che l'inceneritore va fatto perché qualcuno ci deve guadagnare, perché a sua volta deve far guadagnare qualcun altro...
Non è che alla fine scopriamo che tutta la tiritera nasconde in realtà un mero interesse inconfessabile nel quale corrono e volano milioni?
Non vorremmo mai che la nostra salute fosse stata messa all'asta e calcolata in finanziamenti e storni e percentuali e pizzoccheri vari.
Non ci avremo per caso indovinato un'altra volta?
Non sarebbe ora che la Magistratura accendesse una luminosa lampadina su tutta questa storia?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 28 dicembre 2010
-495 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+211 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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