Le diossine sono una famiglia di sostanze che comprende alcune delle molecole più pericolose per la salute umana.
La stragrande maggioranza delle diossine presenti nell’ambiente è un sottoprodotto di processi chimici industriali quali l’incenerimento delle plastiche contenenti cloro e la produzione di pesticidi clorurati.
Mentre quasi tutti i pesticidi di questo genere sono stati ormai messi fuori legge in quanto soggetti a divieto d’uso, per quanto riguarda l’incenerimento delle plastiche che producono le diossine molto tossiche e persistenti nell’ambiente, niente si è ancora fatto.
Invece di vietare l’incenerimento delle plastiche che producono diossine lo Stato fissa dei limiti di legge all’emissione che l’impianto insalubre è tenuto a rispettare. Tali limiti sono molto bassi perché la comunità scientifica internazionale non ha dubbi sulla natura cancerogena delle diossine e sull’effetto tossico che esse hanno sul sistema endocrino e sui seri problemi che possono provocare alla riproduzione e allo sviluppo.
Peccato che tali limiti di legge siano di dubbia efficacia se si tratta di proteggere la salute delle persone.
Le diossine infatti sono altamente persistenti nell’ambiente e insolubili nell’acqua. ma solubili nei grassi, così finiscono per accumularsi nelle carni degli animali, nelle uova e nel latte consumate della popolazione. in quantità assai maggiori di quelle rilevate all’emissione.
L’ultimo accumulatore delle diossine siamo noi e su di noi si realizzano gli effetti tossici e cancerogeni.
L'Emilia-Romagna ha finanziato con 3 milioni di euro un progetto di studi chiamato Moniter.
Una spesa imponente che non include però nessuno dosaggio sulle matrici ambientali (carni, suoli, latte materno), metodologia che davvero ci direbbe lo stato delle cose e della salute della nostra popolazione e del nostro ambiente.
In regione oltre al costruendo inceneritore di Parma ci sono già 8 inceneritori funzionanti che sono passibili d’indagine, si penserebbe allo scopo di salvaguardare la salute della popolazione.
La finalità del progetto Moniter è invece un’altra.
Prendendo in analisi uno stralcio degli studi già portati a termine definito “sulla natalità” sorge spontanea la domanda se lo scopo reale del progetto non sia in realtà sostenere che gli impianti d’incenerimento di rifiuti non sono dannosi per la salute umana.
Dal punto di vista scientifico questo approccio fa una grande differenza. Se io volessi salvaguardare la salute della popolazione analizzata, sapendo che le diossine sono responsabili di gravi alterazioni dell’attività enzimatica - che si ripercuote sul metabolismo di molti ormoni sessuali determinando infertilità nell’individuo -, andrei a ricercare i casi di infertilità o di riduzione della fertilità nelle popolazioni esposte alle emissioni.
Invece Moniter esclude tutti i casi di ricorso alla procreazione assistita con la scusa che non sono “naturali” e quindi possono dar luogo a situazioni sanitarie complesse per i nascituri.
Se io volessi salvaguardare la salute della popolazione, sapendo che le diossine provocano gravissimi danni al feto e di conseguenza mortalità prenatale, prenderei in considerazione tutti i concepimenti nell’area esposta alle emissioni per verificare che non ci sia un tasso maggiore di aborti spontanei e terapeutici decisi a causa di gravi malformazioni.
Invece Moniter decide di analizzare solo i nati, i sopravvissuti verrebbe da dire, di fatto escludendo tutti gli eventi più gravi che hanno provocato la morte pretermine dei nascituri.
Infine lo studio, nonostante la cura messa nella ricerca di far risultare tutto innocuo, mostra un dato significativo nel tasso di bambini nati in anticipo e quindi soggetti a maggior rischio sanitario. I responsabili del progetto Moniter si affrettano a comunicarci che tale parte dello studio verrà ripetuto, suppongo fino a ché non darà un risultato che piace alla regione.
In conclusione ci aspetteremmo l’insorgere della comunità scientifica, a difesa della propria competenza e serietà, per sottolineare tutti questi aspetti e queste impostazioni metodologiche che mettono in serio dubbio l'affidabilità dei risultati ottenuti.
Invece tutto tace.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 11 aprile 2011
-391 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+315 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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