domenica 25 settembre 2011

Copiate Barilla

Un passo avanti nella sostenibilità del packaging

Un sacchetto di biscotti.
Un oggetto apparentemente innocuo ed insignificante nel grande dibattito sulla gestione dei rifiuti.
Eppure proprio un sacchetto può cambiare l'approccio dell'industria del packaging verso una produzione sostenibile, realizzando un passo avanti decisivo nella direzione della riduzione dei rifiuti, il vero traguardo da perseguire, ancora prima del riciclo.



Stiamo parlando del colosso alimentare Barilla, la prima industria al mondo per la pasta, che ha messo in commercio, come del resto aveva promesso, un involucro monomateriale riciclabile (PP5), polipropilene, nel contenitore giallo della plastica, barattolame, vetro.
Il problema del packaging eccessivo, e spesso impossibile da riciclare, è uno dei punti nevralgici del sistema del riciclo non solo in Italia, ma nel mondo.
Se per ipotesi la legislazione fosse allineata già oggi sulle direttive non solo europee che mirano alla sostenibilità ed al recupero di materia, avremmo risolto di colpo il problema dei rifiuti, semplicemente perché non ne produrremmo.



Tutto ciò che passa per le nostre case, dopo l'acquisto e l'utilizzo, tornerebbe di fatto alla produzione, chiudendo il cerchio attraverso i sistemi di filiera del riciclo e del compostaggio.
Rifiuti Zero, che nella sua corretta traduzione significa “Zero Sprechi”, è quindi alla portata del nostro sistema produttivo e di mercato.
Un esempio positivo ci arriva proprio da Barilla, da tempo impegnata nel ridurre il proprio impatto ambientale. Le confezioni di biscotti erano costituite di materiali compositi, i cui strati di carta e/o plastica si alternavano con strati di alluminio, rendendo di fatto impossibile, o anti economico, il loro recupero.
Questione di volontà, non di possibilità.
Con investimenti mirati è possibile correggere gli errori commessi quando non si comprendeva ancora che il nostro pianeta è un microcosmo finito, chiuso, limitato nelle risorse e nelle capacità di assorbimento degli inquinanti.
C'è tanto ancora da fare. Un esempio classico è il tetrapack, il contenitore della multinazionale svedese, prodotto in milioni di pezzi, risulta difficilmente riciclabile e comunque con un ulteriore dispendio di energia.
Che senso ha realizzare un contenitore che necessita di complessi sistemi di riciclo, se è possibile realizzarne uno facilmente riciclabile, magari anche a costi inferiori?
Non ha maggior senso un involucro che già in partenza è riciclabile in modo semplice?
Non ci sono alternative. Il peso dell'impronta ecologica umana sta mettendo in crisi l'ecosistema. La produzione di scarti e di materiali non biodegradabile sta modificando il pianeta, spingendolo verso una crisi ecologica irrecuperabile.
L'economia mondiale si basa sulle risorse biologiche, quindi ogni atto che deteriori queste risorse minaccia la stessa economia, minando le prospettive dell'umanità.
Eppure l'uomo sembra ancora non comprendere a fondo questa situazione.
Sarà necessario recuperare un equilibrio fra l'umanità e i sistemi naturali, rivedendo profondamente il nostro modello di consumo, per adeguare le richieste dell'uomo alle capacità e risorse del pianeta. Non il contrario.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 settembre 2011

+86 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+482 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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