Un plico anonimo nella casella di posta del GCR, ormai è un'abitudine.
In quest'occasione però crediamo ci sia materiale per far saltare sulle sedie giornalisti, magistratura, ARPA e AUSL.
Nell'aprire la busta infatti ci troviamo davanti le copie di una ricerca denominata “Analisi della fragilità genetica indotta da contaminanti ambientali”, studio condotto dentro il sito dell'inceneritore AMNU del Cornocchio nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 1996, a firma del Prof. Nelson Marmiroli e della Dott.ssa C. Conte.
Il depliant dell'inaugurazione dell'inceneritore del Cornocchio
I risultati e le conclusioni sono a nostro parere sconcertanti e non capiamo come mai non se ne trovi traccia nella stampa del periodo. Si parla di “presenza allarmante di metalli pesanti, in particolare piombo, rispetto a campioni di controllo cresciuti in aree non contaminate”.
I ricercatori evidenziano i rischi di esposizione al piombo che “ad elevate concentrazioni determina danni a carico del cervello e di altri organi, anemia e a dosi molto elevate, anche la morte per avvelenamento sistemico”.
Gli effetti potrebbero essere aumentati da concause quali “l'età (anziani e bambini i più esposti), il sesso, il peso, il grasso corporeo, lo stress psicologico e le condizioni climatiche”.
Dalla lettura delle carte si capisce che la ricerca è stata commissionata da AMNU probabilmente all'Università di Parma, in quanto il Prof. Nelson Marmiroli risulta essere, oggi, professore ordinario di Biologia applicata presso la facoltà di Scienze Ambientali.
Mettiamo questi documenti a disposizione dell'opinione pubblica e degli enti competenti, invitando ad una seria riflessione nel merito.
Vorremmo ora conoscere, più che una richiesta ci sembrerebbe un obbligo, la situazione sanitaria dei dipendenti Amnu che hanno operato al Cornocchio nel periodo di attività del forno.
Non pensiamo sia difficile tirar fuori questi dati.
Tipo di malattie, incidenza di alcune di esse, mortalità. Ora vogliamo sapere.
Ci interessa anche un altro argomento.
Come vengono proposti gli impianti di incenerimento alla popolazione?
Nei nostri archivi abbiamo un depliant pubblicato proprio in occasione dell'inaugurazione dell'inceneritore del Cornocchio il 2 luglio del 1975.
L'impianto, con una strana assonanza che ci ricorda le parole di Andrea Allodi (ex presidente Enia), quando magnificava pochi mesi fa le doti dell'impianto di oggi, viene presentato come quanto di meglio la tecnologia possa offrire, “uno strumento di primaria importanza per la tutela dell'igiene ambientale, a salvaguardia della salute dei cittadini”.
Parole che risuonano grottesche alla luce dei risultati dello studio del Prof. Marmiroli.
Grottesche o tragiche, a seconda dei risultati delle indagini sanitarie che chiediamo.
Ci poniamo tante domande.
E' stata avvisata la popolazione del Cornocchio degli esiti di questa ricerca?
I dipendenti AMNU sono stati messi al corrente?
E' stato avvisata la massima autorità sanitaria della città?
Perché l'impianto ha continuato a funzionare fino al 2002?
Domande che pesano e a cui vorremmo poter dare una riposta.
Le ceneri del vecchio impianto. 100.000 tonnellate ancora stoccate vicino al camino.
Il dubbio che ci assale è tremendo e non vorremmo che come già accaduto spesso in casi simili, si sia passato sotto silenzio una scomoda verità, per non compromettere il funzionamento di una macchina già molto ben oliata.
Oggi serve assoluta verità, vengano rese pubbliche i dati scientifiche su cause di malattie e mortalità per i cittadini che hanno abitato nella zona circostante negli anni tra il 1975 e il 2002, e che lo stesso venga fatto per i dipendenti AMNU del Cornocchio.
Lo pretendiamo perché con la salute dei cittadini non ci devono essere segreti.
E non ci si deve scherzare sopra inneggiando a grigliate ed aerosol.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 19 settembre 2011
+80 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+476 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.
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