giovedì 27 ottobre 2011

Lo Sperpero

gettare i soldi nei rifiuti

Sono lontani i tempi in cui la gestione dei servizi essenziali per i cittadini (acqua, luce, gas, rifiuti) era affidata ad un ente locale controllato dalla municipalità, quindi controllato da noi cittadini.
Oggi le fatture arrivano da Reggio e da Genova e, ad esempio, avere risposte per i cittadini su un tema così sentito come quello dell'inceneritore non è proprio facile.



Prova ne sia l'agognato piano economico finanziario, richiesto da GCR, dagli avvocati Allegri e De Angelis e persino dall'ex sindaco Vignali, ma senza riuscire a riceverlo.
Trasparenza invocata anche da grandi imprenditori come un industriale della pasta di Parma, che con un comunicato sul proprio sito auspica “che tutte le Istituzioni preposte all’attuazione del progetto diano tutte le informazioni, conoscenze e garanzie alla cittadinanza necessarie per rassicurarla sulla correttezza delle procedure e sull’impatto che il costruendo termovalorizzatore avrà sulla salute delle persone e sull’ambiente”.
Voci di corridoio danno in procinto di confluire tramite una maxi fusione in una società elefantiaca che comprenderebbe A2A (inceneritori di Brescia e Acerra) ed Hera (6 inceneritori gestiti in Emilia-Romagna), con tanti saluti a quei principi di concorrenza e libero mercato introdotti dal decreto Bersani, che vorrebbero regolare i prezzi dei servizi offerti ai cittadini attraverso il confronto tra differenti e concorrenti proposte.
Iren già da oggi opera sul nostro territorio in un regime che assomiglia ad un monopolio di fatto, almeno fino a quando non verrà rinnovata la gara d'appalto per la gestione dei servizi di acqua e rifiuti nella nostra provincia.
La conseguenze non sono neutre per i bilanci di comuni e cittadini che si trovano praticamente obbligate a servirsi della multiutility, con tariffe appunto slegate dalla concorrenza e dal libero mercato, mancando di fatto l'alternativa.
Ma allargando un po’ la visuale, oltre i nostri confini, scopriamo alcune cose interessanti che ci fanno capire come converrebbe a tutti che la concorrenza tra aziende per la gestione dei servizio di smaltimento e recupero dei rifiuti a Parma fosse reale.
Il comune di Parma paga ad Iren 160 euro per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziato da smaltire prodotto dai cittadini da avviare a discariche o inceneritori.
Il comune di Napoli per gestire l’emergenza di oggi e smaltire le tonnellate di rifiuti accumulate nei tempi recenti, ha concluso accordi con un consorzio di aziende olandesi con il pagamento di 109 euro a tonnellata incluso il trasporto via nave, con considerevoli risparmi rispetto alla gestione in loco.
Dall’autorevole quotidiano olandese “NRC Handelsblat” veniamo a sapere che ci sono società locali di gestione dei servizi ambientali che addirittura premiano i cittadini che fanno una buona raccolta differenziata con contributi che arrivano fino a 100 Euro per anno.
Nel frattempo gli inceneritori olandesi sono a caccia di rifiuti in giro per l’Europa e il costo di smaltimento negli impianti è sceso a 40 Euro a tonnellata, praticamente un quarto di quanto paghiamo qui a Parma.
Fame di rifiuti ce l’hanno anche in Danimarca dove negli inceneritori di Nykobing e Falster sono costretti ad importare monnezza dalla Germania per far funzionare la rete di teleriscaldamento delle 2 cittadine, come riportato dal TG1 nell’edizione delle 13.30 dello scorso 22 ottobre.
Michele Bertolino, responsabile del settore rifiuti di Legambiente Piemonte, non usa mezzi termini e parla di strategia sbagliata dell’Italia, in un contesto dove le tecniche di riciclo e la coscienza civile dei cittadini hanno fatto passi da gigante, facendo decollare la raccolta differenziata e rendendo “superflui” tutti questi termovalorizzatori.
“È un problema comune a molti impianti d'Europa, e dal quale avremmo dovuto imparare anche noi”, commenta l'attivista di Legambiente. L'Italia, infatti, ha avviato la “corsa all'inceneritore” in ritardo rispetto agli altri Stati d'Europa, ma, secondo Bertolino, non sta facendo abbastanza per evitare gli errori commessi in passato da Paesi come l'Olanda e Danimarca. “Invece che imparare dagli sbagli altrui, continuiamo a costruire impianti sovradimensionati rispetto alle nostre esigenze”.
E' il caso dell’inceneritore di Ugozzolo, che già in fase di progettazione viene pensato con una capacità doppia rispetto alle esigenze di trattamento dei rifiuti urbani della provincia di Parma.
Ci domandiamo se con gli stessi prezzi presenti sul mercato europeo Iren sarebbe partita ugualmente in un impresa così poco remunerativa oggi, nel 2011, quando in tutt’Europa i camini si stanno spegnendo.
Il piano di riconversione del Paip intanto giace sul tavolo della van Gansewinkel, in attesa che gli amministratori di Parma si rechino con Iren per prenderne visione e valutarne le prospettive.
Il costo di 40 euro a tonnellata di rifiuti smaltiti è un costo che taglia la testa ad ogni progetto di nuovo impianto che si voglia portare avanti.
Non ci sono più i numeri per far passare l'inceneritore di Ugozzolo come una manna dal cielo.
Non c'è più trippa per i gatti.
Che se ne prenda atto.
Alcune considerazioni finali per riassumere.
La situazione degli inceneritori del nord Europa è il termometro reale dell'oggi per quanto riguarda la gestione dei rifiuti.
Non ci sono più sufficienti scarti da bruciare per tutti.
Da manuale di economia classica a fronte di una forte domanda i prezzi salgono.
In questo caso il salire del valore dei rifiuti fa sì che il costo del loro trattamento cali, e drasticamente, se è vero che si è arrivati addirittura a 40 euro la tonnellata.
Siamo vicino ad un limite, quello del costo zero.
Ma siamo già oltre quello che ha garantito una remunerazione sufficiente a coprire i costi di costruzione e gestione di un nuovo impianto, che oggi non è più coperto rispetto a queste quotazioni.
A meno che non si riesca a fingere ancora a lungo e continuare a spendere più del dovuto.
Ma anche questo la legge non lo consente, sarebbe un evidente danno all'erario.
Dai dati 2010 si evince che trattare 65 mila tonnellate al territorio di Parma è costato, euro più euro meno, 19,2 milioni di euro
Con le tariffe nord europee avremmo speso 4,8 milioni
Risparmiando come amministrazioni 7,8 milioni di euro, un gruzzolo da reimpiegare in servizi alle persone ed al territorio.
Il solo comune di Parma ha speso nel 2010 9 milioni. Con le tariffe nordiche avrebbe speso 2,2 milioni con un risparmio del 75%.
Queste cifre farebbero crollare le entrate del gestore.
Sarebbe in grado di sostenere le spese per l'inceneritore?
Le conclusioni sono evidenti e non serve commentarle.
Rien ne va plus, les jeux sont faits.
Non ci possiamo più permettere di gettare soldi nei rifiuti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 27 ottobre 2011

-41 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+514 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 192 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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