venerdì 28 ottobre 2011

Rifiuti, 19 Comuni vesuviani virtuosi

La buona ed efficace ricetta di Walter Ganapini
Esempi da copiare

di Roberto Russo - Corriere della Sera Caserta

Non vanno in piazza con la bandana e non guadagnano le prime pagine dei giornali. Però zitti zitti sono riusciti a portare la raccolta differenziata sotto il Vesuvio quasi al 50%. Percentuale di tutto rispetto, soprattutto se paragonata allo stentato 18-20% medio di Napoli.



Gli autori del piccolo «miracolo» sono i sindaci che lavorano lontano dai riflettori, i primi cittadini di 19 Comuni della zona rossa attorno al vulcano: amministrano 551 mila 512 abitanti, mezzo milione di persone che stanno apprezzando i vantaggi di vivere senza più monnezza.
Da San Giorgio a Cremano (50% di differenziata, porta a porta in mezza città e cassonetti spariti dalle strade principali) a Portici (65,30% e porta a porta totale), a San Sebastiano (65,64 e riduzione della Tarsu), a Ottaviano (51,20%) finalmente sembra avviato un circolo virtuoso che dovrebbe raggiungere entro il 2012 l'obiettivo del 65% di differenziata. Un traguardo che appena due anni e mezzo fa sembrava una chimera ma che adesso appare obiettivamente vicinissimo.
Per spiegare lo scatto di reni dei paesi del Miglio d'oro è necessario fare un passo indietro al 25 luglio scorso. Quel giorno seduti a un tavolo della Provincia si ritrovarono i 19 sindaci
vesuviani della “zona rossa”, il presidente Luigi Cesaro e l'assessore regionale Giovanni Romano. L'accordo di programma che firmarono è in un certo senso storico: prevede infatti che i Comuni si impegnino per raggiungere la completa autosufficienza non solo nella raccolta, ma anche nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti, riutilizzando (e rivendendo) tutto ciò che si può. Un'intesa nuova e bipartisan tra sindaci di Pd e Pdl con un solo, dichiarato obiettivo: “Ripulire l'area vesuviana e non vedere mai più scene vergognose come quelle della crisi del 2008, con le strade coperte da montagne di sacchetti maleodoranti” spiega Ciro Borriello, sindaco Pdl di Torre del Greco. Se vogliamo, la città del corallo è forse il caso più eclatante: raggiungere il 50% di
differenziata in un comune di quasi centomila abitanti, non è impresa da poco. Eppure anche a Torre i cumuli maleodoranti (tranne qualche area di sofferenza) sono ormai un ricordo. Il primo cittadino torrese (insieme con Ciro Accardo capogruppo Pdl) rivendica con orgoglio il
gioco di squadra tra colleghi: “Uniti si vince e lo stiamo dimostrando tutti al di là dei partiti. Abbiamo scelto la filosofia del rifiuto-zero e il no al termovalorizzatore, ma subito dopo ci siamo davvero rimboccati le maniche tutti insieme e stiamo lavorando, grazie anche alla collaborazione dei cittadini che hanno compreso come sia importante differenziare”.
Torre è il Comune capofila del progetto che risale a tre anni fa, quando alla Regione Campania l'assessore- ambientalista si chiamava Walter Ganapini. “La sua proposta ci piacque e l'accettammo — continua Borriello — abbiamo deciso di dividerci i compiti tra comuni confinanti per evitare doppioni e spese inutili”.
Detto fatto.
L'accordo di programma prevede che ogni comune vesuviano si occupi di un pezzo del ciclo dei rifiuti. Torre del Greco metterà a disposizione di tutti una grande area, Villa Inglese, per trattare frazione secca e indifferenziata. “Attenti, non è una discarica ma un'area attrezzata con imprese specializzate che separano ciò che arriva e lo trasferiscono nel giro di qualche giorno”.
Per capirci, il legno va alla Merloni che lo utilizza, la plastica alle imprese specializzate, i
materassi a un'azienda in Toscana, altre parti indifferenziate in Calabria e in Sicilia. I costi? Per i Comuni vesuviani bassissimi, giacché sono i privati a investire nel lucroso business. A Torre,
intanto, si procede con l'apertura di altre due isole ecologiche, con l'obiettivo attivarne 24 nel giro di sei mesi.
Ovviamente non mancano i mal di pancia: ambientalisti locali criticano la scelta del sito di
Villa Inglese e delle imprese sul territorio. Il sindaco si difende: “Ma se qui ci sono già le competenze per trattare i rifiuti, perché dovrei ignorarle?”.
L'accordo tra i Comuni si basa sul principio (sancito e scritto all'articolo 6) della “reciproca solidarietà”. Così se Torre si prenderà in carico l'indifferenziato, Massa di Somma e Somma Vesuviana ospiteranno gli impianti per la frazione umida. Ottaviano un grande sito per gli ingombranti e gli elettrodomestici usati, Cercola si occuperà di riciclare il vetro, San Giuseppe
Vesuviano mette a disposizione una grande area di 8.000 metri quadrati, Ercolano si specializzerà nello smaltimento degli inerti e dei laterizi edili, Striano nei multimateriali, San Sebastiano e Portici allestiranno un grande centro di riuso, cioé un luogo dove mobili, casalinghi e oggetti vengono portati per essere scambiati tra i cittadini o anche per essere venduti a prezzi da realizzo.
La parola d'ordine è cooperare ed essere solidali e se c'è da guadagnare qualche euro per le bisognose casse comunali alla fine si divide.
Tutto bello? No, perché la p0litica anche qui sembra mettersi di traverso: dal 1 gennaio 2012 infatti le competenze per raccolta e spazzamento dovrebbero passare alla Provincia di Napoli. Inoltre, al
massimo tra sei mesi la discarica di Terzigno sarà satura e bisognerà attrezzarsi diversamente, altrimenti torneranno i giorni bui. Infine, Regione e Provincia non hanno ancora convocato i primi cittadini per le autorizzazioni che avevano promesso. I 19 sindaci che lavorano in silenzio, lontano dai riflettori, sono comunque ottimisti. Come Enzo Cuomo, democratico, autore della rivoluzione della monnezza che ha trasformato Portici in una bomboniera. Nei quattro chilometri e mezzo
del paese non si vede una sola carta a terra. E nemmeno i cassonetti. Spariti, volatilizzati. Chi si azzardi a gettare un sacchetto fuori orario è fregato. Una squadra di poliziotti municipali è in grado di fare l'”autopsia” della monnezza e quasi sempre (grazie anche alle denunce dei cittadini) riesce a risalire al proprietario: il quale si vede appioppare una multa da 250 euro.
Nel centro di riciclaggio di via Farina si smaltisce di tutto: dalle lampade ai computer, dai solventi
agli olii da cucina esausti. Dice Cuomo: “Qui non c'entra essere di destra o di sinistra. Noi dipendiamo dalla gente che amministriamo. Dobbiamo risolvere i problemi e tenere pulite le città”. Come sta accadendo ad appena sette chilometri da Napoli, mica a Stoccolma...

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 28 ottobre 2011

-40 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+515 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Mancherebbero 191 giorni all'accensione del forno. Se ancora lo si farà.

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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