Ci
vuole una rivoluzione culturale. O si rischia la rivoluzione.
Da
una parte la gente riempie il teatro e vuole sapere dell'inceneritore
Citterio.
Dall'altra
il tavolo di presidenza, spropositato, composto da 10 o 12 funzionari
pubblici, una vera e propria armata a difesa del forno.
Ma
nessun intervento dei cosiddetti tecnici convince.
Anche
se il ministero dell'ambiente non si è ancora pronunciato sul grasso
quale combustibile,
anche
se la Provincia di Bergamo ha detto no alla sua combustione, emerge
con chiarezza che le authority di casa nostra hanno voluto ad ogni
costo autorizzare Citterio a costruire l'impianto.
Il
primo del suo genere in Emilia Romagna.
Un'altra
certezza è è la velocità dell'iter delle tre conferenze dei
servizi.
In
poco più di quattro mesi, Provincia, Arpa, Ausl e Comune hanno dato
il benestare a Citterio, nonostante il ritardo del parere della
Regione.
Si
è anche capito perché.
Citterio
strepitava perché a dicembre scadevano i finanziamenti europei: una
questione di soldi, mica sciocchezze.
Soldi
per pagare l'impianto, oltre ai soldi degli incentivi pubblici che
arriveranno una volta cominciato a bruciare grasso e produrre
elettricità.
E
le emissioni di polveri, di ossidi di azoto, di diossina?
De
Munari, direttore Arpa: fanno fede le certificazioni della ditta
ampiamente all'interno dei range stabiliti dalla Regione. Di essi
risponderà civilmente e penalmente. In ogni caso, ha continuato, mi
meraviglio che in una zona ad alto inquinamento, una zona rossa, si
vogliano autorizzare da parte della Regione centrali a biomassa che
graveranno ulteriormente di polveri e di azoto un ambiente già
compromesso.
Così
è emersa la verità. Anche Arpa ammette il non senso di questa
proposta, ma autorizza.
E
il comitato ha detto la sua.
La
combustione del grasso animale accresce le emissioni di polveri e di
ossidi di azoto rispetto
allo
stesso gasolio.
La
depurazione dovrà fare i conti coi residui incombusti che sommeranno
polveri a polveri.
Il
depuratore medesimo dovrà essere cambiato spesso perché rovinato
dalle alte temperature dei
gas
di scarico. Cambio che la ditta non farà, perché brucia per
speculare e far soldi.
Non
ha senso trasformare un'azienda alimentare di pregio in un'industria
insalubre, capace di mettere a rischio la salute dei cittadini e
dell'ambiente.
Non
ha senso che le amministrazioni autorizzino Citterio col rischio che
altri prosciuttifici ne seguano l'esempio, riempiendo di centrali
simili e inquinanti l'intera food-valley.
Lo
stesso Consorzio del Prosciutto di Parma dovrebbe censurare Citterio
che mette a rischio, per la fregola di intascare incentivi,
l'immagine della qualità del prodotto nel mondo.
Il
sindaco Lori e l'assessore provinciale all'ambiente Castellani, per
rassicurare la gente, si rifugiano sulla proposta di De Munari:
monitorare gli inquinanti.
Ma
i cittadini e il comitato non vogliono monitorare inquinanti.
Non
vogliono l'inceneritore Citterio.
Sono
i cittadini oggi a rappresentare l'estrema difesa della nostra terra
contro gli speculatori.
Sono
i cittadini oggi che indicano la strada corretta a tecnici e
maestranze e questo è davvero incredibile e triste.
Manca
la cultura del prodotto, è assente la prospettiva e la visione.
Manca
la coscienza del reale valore dei nostri prodotti, che vanno difesi e
coccolati perché hanno costruito il loro successo sulla qualità e
sul buono e sano.
E
senza un territorio sano non esiste prodotto sano.
E
nemmeno basta più il marketing, ci vuole concretezza, bisogna
dimostrare con i fatti che meritiamo il titolo di food valley.
Oggi
invece c'è solo fumo. Quello delle ciminiere.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
15
febbraio 2013
comitato
pro
valparma
-
circolo
valbaganza
-
comitato
ecologicamente
-
comitato
rubbiano
per
la
vita
-
comitato
cave
all’amianto
no
grazie
-
associazione
gestione
corretta
rifiuti
e
risorse
– no
cava
le
predelle
–
associazione
per
l'informazione
ambientale
a
san
secondo
parmense
comitato
associazione
giarola
e
vaestano
per
il
territorio
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