venerdì 1 marzo 2013

Le Reti d'Imprese per la tutela dei territori e loro certificazione

Dac, Denominazione Ambiente Controllato
Uno strumento per gestire in modo corretto e responsabile anche i rifiuti

Il contesto attuale richiede la riattualizzazione, con nuovi strumenti, di progetti quali la D.A.C., Denominazione Ambiente Controllato.
I comuni vedono ancora una volta le PMI in primo piano per ridefinire le strategie di qualità e manutenzione dei territori, di prodotti e servizi inerenti turismo, cultura, formazione e innovazione strategica.
L'obiettivo del convegno, che si svolgerà sabato dalle ore 8 all'auditorium Toscanini, è definire e creare una rete per la certificazione progressiva del territorio secondo i dettami della Dac.



Si parte dal presupposto che sia la geografia territoriale a orientare l'organizzazione delle funzioni e delle collaborazioni tra attori di sistema.
A 22 anni di distanza dalla prima proposizione della Dac (Sissa, 2 marzo 1991), a fronte dei molteplici cambiamenti legislativi, si valuterà la riproposizione aggiornata di uno strumento che mette al centro il territorio.
Che deve mettere al centro una fiducia conquistata con i fatti e da spendere sui mercati internazionali.
Quindi nuovi strumenti hanno la prospettiva di sviluppare un progetto condiviso, che venga incontro anche alla crisi in atto in tutti i settori economici produttivi.
Il Progetto D.A.C. ha l'obiettivo di costruire un marchio che garantisca
  1. La non contaminazione delle catene alimentari
  2. La qualità certificata dei prodotti del territorio finalizzata all'internazionalizzazione
  3. Il valore della partecipazione diffusa e del sentire comune
  4. Il valore fondiario e immobiliare determinato dalla qualità della vita dei territori
  5. Una gestione complessiva del territorio
Ed è la visione del territorio che tocca da vicino le tematiche ambientali.
Un territorio che si tutela anche attraverso una corretta gestione dei rifiuti, magari con multiutilies pubbliche, partecipate da imprese e cittadini, che hanno nel loro Dna parole sconosciute a Iren come rifiuti zero, riciclo totale, estrusione delle plastiche eterogenee, gestione in house della frazione organica, riuso, riutilizzo, riciclo portato a percentuali così alte da far divenire residuale la parte di scarto da smaltire.
Insomma il profitto da ricercare non nello smaltimento ma nel recupero di materia.
L'unica direzione che salvaguarda ambiente, territorio, economia locale, popolazione.

Lino Barbieri dr. Pasquale
Ricerca Applicata
Associato AssoretiPMI/AICQ - Milano
Fontanellato – Parma

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