La
centrale di Vado Ligure (Savona) sotto accusa
Da Il Secolo XIX
Giovanni Ciolina
Le emissioni delle ciminiere
della Tirreno Power di Vado Ligure sarebbero alla base di molti casi
di cancro nella popolazione vadese e zona limitrofe alla centrale. Ma
soprattutto ci sarebbe nesso di causalità tra l’inquinamento e i
decessi per malattie cancerogene da inquinamento.
È l’inquietante (usando
un eufemismo) conclusione a cui sono arrivati i periti incaricati
dalla procura per accertare eventuali responsabilità dell’azienda
nell’incremento di malattia nell’ambito di un’inchiesta
condotta contro ignoti dal procuratore Francantonio Granero e dal
sostituto Chiara Maria Paolucci.
Se la conferma
dell’inquinamento delle aree circostanti la Tirreno Power era
arrivata già l’anno scorso dall’esame dei licheni, ieri mattina
il pool di esperti ha illustrato ai due pm le conclusioni a cui sono
arrivati. E il lavoro a questo punto sarebbe ancora più delicato ed
approfondito.
Dal sesto piano del palazzo
di giustizia è impossibile avere la benché minima indiscrezione
anche se gli esperti sono rimasti chiusi nella stanza del procuratore
per tutta la mattinata. Nel corso del faccia a faccia durato oltre 4
ore i periti avrebbero fornito dati e numeri a sostegno della loro
tesi, anche se per la relazione definitiva bisognerà attendere
ancora qualche settimana.
Ma già il passo avanti
presentato ieri rappresenta un autentico particolare in grado di far
deflagare le polemiche e le contestazioni degli ecologisti, ma allo
stesso tempo di regalare una visione diametralmente opposta
all’inchiesta.
L’ipotesi investigativa,
in caso di nesso di causalità tra inquinamento e morti, diverrebbe
l’omicidio colposo. Una strada che fino all’estate scorsa
sembrava remota o quanto meno difficile da sostenere, anche perché è
necessario individuare una parte offesa per poter sostenere quel tipo
di accusa. Aspetto questo che è rimasto assolutamente coperto dal
segreto istruttorio nonostante le conclusioni a cui sono giunti i
periti lascerebbero intendere uno sviluppo anche in questo senso.
Ma di fronte alla
delicatezza della vicenda anche la procura vuole procedere con i
piedi di piombo, senza creare eventuali inutili allarmismi.
Il lavoro dei periti
nominati dalla procura ha invece avuto un’accelerazione decisa
negli ultimi tempi.
Era stata addirittura
chiesta la possibile collaborazione da parte dei rappresentanti delle
associazioni ambientaliste per fare da “cavia” negli eventuali
accertamenti, am sembra che poi non se ne sia fatto nulla.
A luglio scorso, infatti i
consulenti avevano presentato un quadro già abbastanza preoccupante
sullo stato dell'inquinamento della aree limitrofe la Tirreno Power
di Vado, ma anche l’Italiana Coke di Bragno dopo uno studio sui
licheni.
Il primo verdetto era stato
preciso: c’è stata sofferenza in prossimità dei due insediamenti
produttivi, ma per i dati precisi avevano dato appuntamento
all’inizio dell’autunno scorso.
Una scadenza che non sarebbe
stata rispettata, benché ai magistrati inquirenti fosse stata
ventilata la concretezza dell’ipotesi più grave. Un lavoro,
delicato, complicato e soprattutto capillare svolto sul territorio
che solo in queste settimane ha assunto i contorni definitivi
illustrati ieri mattina al procuratore Granero e al sostituto
Paolucci.
A questo punto non resta che
attendere gli ulteriori sviluppi provenienti dai consulenti e gli
eventuali passi adottati dalla procura di fronte alle conclusioni
scioccanti della perizia.
Un tema, quello
dell'inquinamento ambientale e in particolare di Tirreno Power,
particolarmente d’attualità negli ultimi anni con convegni,
dibattiti e manifestazioni di piazza che hanno coinvolto decine di
associazioni di ambientalisti. E di Tirreno Power si parlerà anche
oggi in un convegno pubblico.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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