mercoledì 17 aprile 2013

Tirreno Power, perizia choc in Procura


La centrale di Vado Ligure (Savona) sotto accusa

Da Il Secolo XIX

Giovanni Ciolina

Le emissioni delle ciminiere della Tirreno Power di Vado Ligure sarebbero alla base di molti casi di cancro nella popolazione vadese e zona limitrofe alla centrale. Ma soprattutto ci sarebbe nesso di causalità tra l’inquinamento e i decessi per malattie cancerogene da inquinamento.



È l’inquietante (usando un eufemismo) conclusione a cui sono arrivati i periti incaricati dalla procura per accertare eventuali responsabilità dell’azienda nell’incremento di malattia nell’ambito di un’inchiesta condotta contro ignoti dal procuratore Francantonio Granero e dal sostituto Chiara Maria Paolucci.
Se la conferma dell’inquinamento delle aree circostanti la Tirreno Power era arrivata già l’anno scorso dall’esame dei licheni, ieri mattina il pool di esperti ha illustrato ai due pm le conclusioni a cui sono arrivati. E il lavoro a questo punto sarebbe ancora più delicato ed approfondito.
Dal sesto piano del palazzo di giustizia è impossibile avere la benché minima indiscrezione anche se gli esperti sono rimasti chiusi nella stanza del procuratore per tutta la mattinata. Nel corso del faccia a faccia durato oltre 4 ore i periti avrebbero fornito dati e numeri a sostegno della loro tesi, anche se per la relazione definitiva bisognerà attendere ancora qualche settimana.
Ma già il passo avanti presentato ieri rappresenta un autentico particolare in grado di far deflagare le polemiche e le contestazioni degli ecologisti, ma allo stesso tempo di regalare una visione diametralmente opposta all’inchiesta.
L’ipotesi investigativa, in caso di nesso di causalità tra inquinamento e morti, diverrebbe l’omicidio colposo. Una strada che fino all’estate scorsa sembrava remota o quanto meno difficile da sostenere, anche perché è necessario individuare una parte offesa per poter sostenere quel tipo di accusa. Aspetto questo che è rimasto assolutamente coperto dal segreto istruttorio nonostante le conclusioni a cui sono giunti i periti lascerebbero intendere uno sviluppo anche in questo senso.
Ma di fronte alla delicatezza della vicenda anche la procura vuole procedere con i piedi di piombo, senza creare eventuali inutili allarmismi.
Il lavoro dei periti nominati dalla procura ha invece avuto un’accelerazione decisa negli ultimi tempi.
Era stata addirittura chiesta la possibile collaborazione da parte dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste per fare da “cavia” negli eventuali accertamenti, am sembra che poi non se ne sia fatto nulla.
A luglio scorso, infatti i consulenti avevano presentato un quadro già abbastanza preoccupante sullo stato dell'inquinamento della aree limitrofe la Tirreno Power di Vado, ma anche l’Italiana Coke di Bragno dopo uno studio sui licheni.
Il primo verdetto era stato preciso: c’è stata sofferenza in prossimità dei due insediamenti produttivi, ma per i dati precisi avevano dato appuntamento all’inizio dell’autunno scorso.
Una scadenza che non sarebbe stata rispettata, benché ai magistrati inquirenti fosse stata ventilata la concretezza dell’ipotesi più grave. Un lavoro, delicato, complicato e soprattutto capillare svolto sul territorio che solo in queste settimane ha assunto i contorni definitivi illustrati ieri mattina al procuratore Granero e al sostituto Paolucci.
A questo punto non resta che attendere gli ulteriori sviluppi provenienti dai consulenti e gli eventuali passi adottati dalla procura di fronte alle conclusioni scioccanti della perizia.
Un tema, quello dell'inquinamento ambientale e in particolare di Tirreno Power, particolarmente d’attualità negli ultimi anni con convegni, dibattiti e manifestazioni di piazza che hanno coinvolto decine di associazioni di ambientalisti. E di Tirreno Power si parlerà anche oggi in un convegno pubblico.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

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