di Alex Zanotelli
La Campania è una terra avvelenata e
violentata.
Perché la gente sta reagendo?
A partire dai primi anni ’90 –
quando l’Italia non ha più potuto esportare e seppellire i propri
rifiuti tossici in Somalia (a causa della caduta del regime di Siad
Barre, con il quale intratteneva fruttuosi rapporti) – è stato
deciso che l’industria del centro-nord poteva smaltire materiali
tossici in Campania.
Interessate soprattutto tre aree, il
cosiddetto “triangolo della morte”.
La prima è la zona di Nola, Acerra e
Marigliano, dove sono tante le persone stanno morendo di tumore a
causa dei rifiuti.
Il secondo è l’agro Aversano, in
provincia di Caserta dove sono stati sversati anche i rifiuti tossici
di Marghera, in virtù di un “contratto” siglato tra industria
del nord e camorra. Nella partita c’è anche l’industria campana.
La terza area è la “terra dei
fuochi”, al nord di Napoli. Un territorio che comprende Giugliano,
Villaricca, Frattamaggiore fino a Casal di Principe e oltre. Qui si è
continuato a bruciare di tutto con quello che ne consegue per la
salute pubblica. E qui, a Giugliano, si vuole costruire un
inceneritore da 480 milioni di euro. Siamo al paradosso.
I commissari straordinari che si sono occupati della questione dei rifiuti nella regione hanno fatto la scelta degli inceneritori e delle megadiscariche. Per costruire quello di Acerra ci sono voluti otto anni. Nel frattempo hanno impacchettato i rifiuti, 8 milioni di tonnellate di “eco-balle” (così definite per spacciarle come ecologiche), e li hanno stivati in un’area fuori Giugliano. Con un costo di almeno 2 miliardi di euro.
I commissari straordinari che si sono occupati della questione dei rifiuti nella regione hanno fatto la scelta degli inceneritori e delle megadiscariche. Per costruire quello di Acerra ci sono voluti otto anni. Nel frattempo hanno impacchettato i rifiuti, 8 milioni di tonnellate di “eco-balle” (così definite per spacciarle come ecologiche), e li hanno stivati in un’area fuori Giugliano. Con un costo di almeno 2 miliardi di euro.
Il movimento che si occupa dei rifiuti
si è opposto a questo scempio, ma non c’è stato nulla da fare.
Ora il governo vuole costruire un inceneritore a Giugliano per
smaltire le eco-balle.
Da qui nasce la rabbia della gente
contro fuochi e sversamenti: manifestazioni, incontri e appelli. Un
punto di riferimento è don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano,
che ha dato una grossa mano per far partire questo movimento popolare
che vede anche la partecipazione di parrocchie e comunità cristiane.
Manifestazioni si sono tenute l’11
settembre a Giugliano: mi ha impressionato vedere mobilitarsi una
“città-morta” come questa; il 12 settembre a Capua per dire no
al biogassificatore (una tecnologia che trae energia dalle biomasse);
l’8 di ottobre, con una marcia da Aversa a Giugliano; poi si è
manifestato anche a Napoli, per contestare la gara d’appalto per la
costruzione dell’inceneritore di Giugliano.
È molto bello sentire la presenza del popolo. Certo c’è il rischio che queste mobilitazioni siano utilizzate da taluni politici per rilanciarsi. Del resto ci sono altri pericoli, soprattutto quello di indignarsi senza proporre qualcosa di nuovo, altre vie percorribili.
Il governo vuole bonificare le aree inondate di rifiuti. Ma la camorra potrebbe infiltrarsi anche qui e trarre soldi dalle bonifiche come li ha tratti dallo sversamento dei rifiuti.
Il 16 di novembre c’è un’altra manifestazione a Napoli.
È molto bello sentire la presenza del popolo. Certo c’è il rischio che queste mobilitazioni siano utilizzate da taluni politici per rilanciarsi. Del resto ci sono altri pericoli, soprattutto quello di indignarsi senza proporre qualcosa di nuovo, altre vie percorribili.
Il governo vuole bonificare le aree inondate di rifiuti. Ma la camorra potrebbe infiltrarsi anche qui e trarre soldi dalle bonifiche come li ha tratti dallo sversamento dei rifiuti.
Il 16 di novembre c’è un’altra manifestazione a Napoli.
Quello che si chiede per affrontare il
problema rifiuti è di puntare al riciclo totale.
Il governo Berlusconi ha indicato 4
inceneritori e 12 megadiscariche per la Campania.
Noi puntiamo sul riciclo come unica
maniera per evitare che la Campania si avveleni ulteriormente. Come
missionario, credo nel Dio della vita e sento che Lui mi porta
all’impegno concreto in difesa della vita e della Madre Terra che
non sopporta più l’“homo demens”.
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