sabato 11 settembre 2010

Là dove c'era l'erba

Chi non si ricorda l'Adriano nazionale raccontarci in musica l'arrembante avanzare delle città?
Là dove c'era l'erba, ora c'è una città. Era il 1966, l'Italia era in pieno boom economico e ovviamente la situazione era ben diversa da quella di oggi, il verde, per fortuna, non si era ancora consumato e le mostruosità di allora sono impallidite di fronte ai nuovi arrembaggi.
Ma, come si fa, i cantanti e i poeti vedono avanti e annusano odori e osservano prospettive che altri ancora non percepiscono, come l'udito fine dei cani, la strepitosa vista dei gatti, il senso di orientamento dei piccioni viaggiatori.


Su questo prato, che non c'è più, sta sorgendo l'inceneritore di Parma

Persi i ricordi di infanzia, il ragazzo della via Gluck tornava senza l'abbraccio degli amici di ieri, ma incontrando solo case e case, case su case e si domandava “non so, non so perché, perché continuano a costruire, le case e non lasciano l'erba”.
Una domanda senza risposte, nonostante i decenni trascorsi.
Chissà come si farà si chiedeva Celentano, ed erano 44 anni fa.
Oggi l'erba ce la siamo mangiata quasi tutta, il nostro territorio quasi non ne ha più, ricoperto di uno strato di cemento o asfalto che ha una dimensione impressionante.
Ricoprire il terreno di uno strato impermeabili ha esiti disastrosi sull'ambiente: fine della luce, dell'ossigeno, della permeabilità, il territorio viene “ingessato” e diventa rigido, poco malleabile, incapace di gestire grandi precipitazioni proprio perché mancante di aree drenanti, assorbenti, accoglienti per l'acqua che giunge dal cielo. L'area di accoglienze per le piogge diventa sempre più minuscola e circoscritta e come tutti gli imbuti che si rispettino crea ingorghi, allagamenti, frane, smottamenti.



Parma che sospinge ogni anno l'incremento di cementificazione si pone al primo posto in Italia con un 2,6% annuo dal 2005 al 2007, 162 campi da calcio ogni anno ricoperti di asfalto, di cemento, nascosti al sole e alla vita, cancellati.
Anche il Parmigiano Reggiano è a rischio di estinzione, a sentire le parole del presidente della Camera di Commercio Zanlari.
Anche poco fuori città c'era l'erba, campi li ricordiamo ed oggi sono supermercati, parcheggi, strade, viadotti, edifici mastodontici e presto obsoleti ed inutili.
Fuori tutti, fauna, flora, aria, luce
Anche in via Ugozzolo, a fianco del cimitero c'era l'erba, e case, famiglie, campi, vita, oltre che quella eterna ospitata tra i marmi.
Gente allontanata, dispersa, cacciata, espropriata per far posto ad un altro mostro.
Là c'era l'erba, ora c'è un inceneritore.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 settembre 2010
-604 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+102 giorni dalla richiesta a Enia del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché costa molto di più di 180 milioni di euro?

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