venerdì 25 febbraio 2011

L'Europa boccia l'Italia degli inceneritori

Il 3 febbraio scorso il Parlamento Europeo ha bocciato l’Italia per la mancanza di un piano adeguato allo smaltimento differenziato dei rifiuti: la notizia ci giunge da Brescia Point.
Con 374 voti a favore, 208 contro e 38 astensioni è stata votata una risoluzione che denuncia le inottemperanze del Bel Paese. Il provvedimento rappresenta una dura condanna a come l’emergenza rifiuti è stata fin qui gestita e suggerisce alla Commissione di “fare uso dei poteri che le sono conferiti, ivi incluso proponendo un nuovo ricorso volto alla condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie” se l’Italia non si adeguerà presto agli standard europei.



Nel resto d’Europa le cose vanno diversamente: la Germania, per esempio, si è posta come obiettivo per il 2020 la “discarica zero” e, insieme all’Olanda, sta puntando sull’eolico e sui pannelli solari, promuovendo la raccolta differenziata e il riutilizzo di vetro e plastica.
In Belgio invece la costruzione degli inceneritori è stata vietata per i prossimi cinque anni. Una strategia adottata anche oltreoceano da San Diego, Philadelfia e Boston negli Stati Uniti.
L’incenerimento dei rifiuti produce gravi danni alla salute. Lo sostiene ormai da tempo Paul Connet, docente emerito di Chimica alla St. Lawrence University di New York e massimo esperto mondiale di gestione di rifiuti e tecniche di incenerimento, le cui tesi sono riportate, per esempio, nel saggio "Incenerire i rifiuti? No grazie" di Gianluca Ferrara. Secondo l’esperto, ospite più volte anche della nostra città, gli impianti di incenerimento producono polveri tanto piccole che non possono essere filtrate né dal naso né dai bronchioli, penetrando, così, in profondità nei polmoni. Gli inceneritori, oltre alle polveri, generano metalli pesanti come piombo, mercurio, arsenico e cadmio, altamente nocivi per la salute.
Le ceneri, poi, andrebbero depositate in discariche speciali, i cui costi superano dieci volte quelli delle discariche tradizionali. Il particolato e le diossine prodotti da questi impianti finiscono per ricadere sui territori vicini ed entrare inevitabilmente nella catena alimentare.
L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) ha sollecitato il monitoraggio nel lungo periodo della concentrazione di micro polveri e della prevalenza di malattie nelle aree adiacenti i 51 inceneritori presenti sul territorio italiano.
Come dimostra uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità condotto sulla popolazione campana, nei territori dove sono diffuse le pratiche di incenerimento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di quelli pericolosi il rischio di morire di alcune patologie è più alto della norma.
Come ha più volte spiegato lo stesso Connet, l’alternativa sta nel ridurre i rifiuti attraverso la raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, e nel riciclo. Quanto rimane va inviato a impianti per una selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla in impianti di bioessicazione. La raccolta differenziata può arrivare al 70 per cento dei rifiuti, il 30 per cento rimanente può ridursi al 15-20 per cento dopo la bioessicazione. Una quantità inferiore agli scarti degli inceneritori. Ma si tratta di materiali inerti e non tossici con minori spese di gestione e un impatto ambientale e sanitario ridotto.
L'Europa virtuosa ha definito la strada del futuro, che non prevede inceneritori, a differenza di quanto sosteneva nonno Allodi e Enia e Provincia e Comune con il loro immaginifico pamphlet distribuito con il quotidiano locale.
La realtà è solo l'opposto di quanto sostenevano.
A Parma cresce in quel di Ugozzolo un fantasma del passato.
Chissà che qualcuno un giorno non decida di fare piazza pulita degli errori commessi e ricominciare a ragionare guardando avanti, a braccetto con l'Europa virtuosa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 febbraio 2011
-436 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+267 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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