Le problematiche che hanno portato ad una vera e propria sollevazione popolare erano evidenziate nello striscione sotto il tavolo dei relatori: “Le crepe sui muri di casa”, “Il terrore di respirare amianto”.
E' l'assemblea del comitato No Cave Predelle a riassumere le emergenze ambientali di Roccamurata, dove una cava d'amianto sta riempiendo l'aria di fibre di absesto.
Se le gravi lesioni strutturali e le fessurazioni lungo la strada sono particolarmente evidenti e concrete a vista d’occhio, rimangono, invece, nascosti i possibili effetti nefasti della respirazione delle polveri d’amianto, dovute alla lavorazione e al trasporto (senza sicurezza, con camion senza teloni, dunque scoperti e con gli pneumatici sporchi) dei materiali derivati dall’attività estrattiva all’interno della cava (le gracili rocce ofioliti che, più semplici da lavorare rispetto ad altri inerti).
La sala a Roccamurata è gremita di valligiani, accorsi a discutere del problema della cava di amianto ancora presente sul territorio. L'occasione è l'assemblea del comitato, riunita per eleggere le nuove cariche associative.
A moderare l'incontro il giornalista Gabriele Majo.
Il primo relatore, un vero e proprio esperto del ramo, è stato Fabio Paterniti, coordinatore del comitato “Cave all’amianto no grazie”, che vanta al proprio attivo la proficua esperienza avverso la cava di Pietranera a Bardi.
Paterniti ha rilevato che sono ben otto le cave all’amianto attive nel territorio provinciale di Parma, mentre a Piacenza non ce n’è più neppure una, dopo che è stata recepita la pericolosità delle stesse per la salute delle popolazioni circostanti, i cugini di Piacenza sono stati un po' più avveduti.
Le municipalità hanno le loro gravi responsabilità, così come chi sostiene che queste cave possano essere economicamente interessanti per le collettività che le ospitano
Le entrate per le amministrazioni che concedono i permessi sono irrisorie rispetto al giro d’affari.
Le conseguenze nefaste di queste cave non toccano soltanto i residenti.
I camion all’amianto senza telone percorrono le provinciali – come documentato da foto e filmati girati da Paolo Magnani– e tornante dopo tornante scendono giù fino a valle, dove terminano la propria corsa in ben identificati siti.
A respirare le pericolose polveri non sono dunque poche persone (e già sarebbe grave), bensì una vera e propria moltitudine di cittadini.
Con quali effetti? Paolo Magnani, per spiegarlo, si è affidato ad un significativo quanto drammatico documentario, Arrakis, un poetico tributo ai luoghi e alle vittime del progresso industriale nelle fabbriche italiane.
Roccamurata come Sesto San Giovanni (o Bresso, Cinisello, Cologno, Monza, etc.) e dunque Parma come Milano, dal momento che gli effetti non erano circoscritti ai soli siti industriali. Nel filmato le fabbriche abbandonate fanno da sfondo ad una voce, trasformata dalla malattia: è quella di un laringectomizzato, Silvestro Capelli, ex operaio della storica Breda Fucine.
La laringectomia totale, cui venne sottoposto nel 1996, fu necessaria per estirpare un tumore causato dall’amianto inalato durante gli anni del lavoro in fabbrica. “Tutti sapevano e nessuno ha parlato. Lo sapevano i sindacati. Lo sapeva la direzione dell’azienda. Lo sapeva l’assessorato alla sanità. Lo sapevano tutti e non gli operai che c’erano dentro. E così ci hanno condannato a morte, a menomazioni, ma non solamente noi che lavoravamo all’interno della fabbrica. Perché le fabbriche non sono state costruite sotto una campana di vetro”.
E sotto una campana di vetro non risulta esserci neppure la Cava Le Predelle. Il pubblico della sala, impressionato, ha iniziato a chiedersi se la condanna sia già firmata, per sé o per i propri discendenti; significativa la parabola scelta per rispondere: se passi in mezzo ad un campo dove stanno sparando puoi anche rimanere indenne, ma maggiori sono i colpi, più hai la possibilità di essere colpito. E se vieni colpito sei morto.
Roberto Bardini, che alla fine dei lavori è stato eletto nuovo presidente del Comitato No Cava le Predelle, ha chiosato le risposte che la Regione ha dato alla consigliere Gabriella Meo, in visita a Roccamurata nelle scorse settimane.
Una video-testimonianza di quella giornata particolare è stata proiettata nella sala: il prossimo passo sarà “esportare” la pubblica assemblea, con tanto di contributi filmati, fino a Borgotaro, e poi via via giù lungo la fondovalle, seguendo lo stesso percorso dei camion.
Perché il problema della Cava Le Predelle (e delle sue sorelle) non è circoscritto alle piccole frazioni che le ospitano.
I tralicci dell’alta tensione e delle linee telefoniche, a causa della continua erosione del terreno, ora distano pochi metri dalla grande buca della cava.
Roccamurata è un campanello di allarme di come il nostro territorio sia gestito.
O meglio di come non sia gestito.
I cittadini si devono rimboccare le maniche e agire in prima persona.
E' la sola strada per avere risposte e per ottenere giustizia.
Gabriele Majo
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 21 febbraio 2011
-440 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+266 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
L'Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR - dal 2006 si è mossa per impedire la costruzione di un nuovo inceneritore a Parma, a 4 km da piazza Duomo, a fianco di Barilla e Chiesi, Ikea e ParmaRetail. Un mostro che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti all'anno e che inquinerà il nostro territorio per il futuro a venire.
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