giovedì 24 febbraio 2011

Lo strabiliante studio sulle polveri fini

Sono strabilianti le conclusioni (fanta)scientifiche dello studio "Emissioni di polveri fini e ultrafini da impianti di combustione", commissionato da Federambiente al Leap (Laboratorio energia e ambiente di Piacenza).
Il lavoro è stato realizzato da docenti del Politecnico di Milano, dell'Università di Parma e di Brescia, coordinati dal Stefano Consonni, e le loro conclusioni lasciano di stucco: "Il contributo di polveri fini e ultrafini emesse dai termovalorizzatori di nuova generazione è irrilevante per l' ambiente".


la sostanza grigia è l'aria che respiriamo

Talmente irrilevanti che perfino Enia (ora Iren) nello studio di impatto ambientale dell'inceneritore di Parma, volume D pag. 15, dichiara che verranno emesse ogni anno, nonostante il tanto acclamato teleriscaldamento (con conseguente eliminazione dei motori di cogenerazione a gas), oltre 3 tonnellate di PM10 in più rispetto alla situazione già molto critica della qualità della nostra aria.
Questa pare essere quindi la ricetta per risolvere il grave problema dei continui sforamenti dei PM10. Aggiungerne 3 tonnellate, per dare il colpo di grazia !
Questi incrementi di polveri, ammessi da Enia nello stesso progetto, saranno forse sfuggiti agli illuminati docenti.
Enia, nello studio di impatto ambientale, fa riferimento al particolato PM10 che, per quanto piccolo e da evitare e prevenire, rappresenta solo la frazione grossolana di particelle, le quali si depositano nelle vie aeree superiori e comportano effetti soprattutto di tipo infiammatorio tra cui bronchiti e asma.
Vi sono però particelle molto più minute, che recano molto più danno e che sono in grado di penetrare addirittura nei nuclei delle cellule.
Che lo si accetti o no, gli inceneritori sono grandi produttori di particolato ultrafine, in quanto lavorano ad alte temperature per cercare di limitare la produzione di diossine e congeneri.
Gli inceneritori moderni ( non dimentichiamo mai che la parola “termovalorizzatore” non esiste e che la Comunità Europea ci ha invitati a non ricorrere più a questo maquillage semantico) sono impianti che superano i 1000° C in camera di combustione.
Le particelle ultrafini non possono essere completamente trattenute dai sistemi di abbattimento dei fumi, dal momento che anche i più efficienti filtri secondo le migliori tecnologie disponibili (BAT) sarebbero tutt'al più in grado di trattenere efficientemente particelle al di sopra di 0,8 micron.
Inoltre i gas in uscita dai camini condensano con quanto trovano in atmosfera: ozono, vapore acqueo, radicali liberi, formando una quantità enorme di particolato fine secondario. Il processo è catalizzato dalle radiazioni solari.
Le polveri secondarie nascono, in quantità enorme, ben lontano dal camino, diventando veicolo per altre polveri che si trovano in atmosfera.
E' cruciale, per le sue ripercussioni ai fini degli studi di impatto ambientale, sottolineare l'importanza dal punto di vista quantitativo del particolato secondario.
In realtà, nei progetti degli impianti di combustione, che vengono normalmente sottoposti alle valutazioni di impatto ambientale, vengono riportati unicamente i valori del PTS (particelle totali sospese o ultragrossolane anche oltre ai 10 micron) emesso al camino, che non rappresenta la totalità del particolato realmente emesso da una ciminiera, con la conseguente grave sottostima delle emissioni.
A proposito di sottostima, è doveroso ricordare ( per restare nell'alveo scientifico e non emotivo, come auspicano gli autori sopracitati ), che l'inceneritore raddoppia la massa in uscita dei rifiuti in ingresso, in quanto per governare una combustione di materiali così eterogenei (medicinali, rifiuti ospedalieri, fanghi, rifiuti urbani, gomme, plastiche, metalli, polistirolo, materiale organico e chi più ne ha più ne metta), occorre aggiungere materie prime quali ammoniaca, bicarbonati, calce, acqua ed altri additivi.
Secondo diversi documenti, tra cui un esposto alla Procura della Repubblica presentato da alcuni medici ferraresi l'11 Luglio 2007 (contro l' ampliamento del già critico inceneritore cittadino), da una tonnellata iniziale di rifiuto da trattare produciamo una tonnellata di fumi, 650 kg di acqua da depurare (e dove finirà ciò che abbiamo depurato dall'acqua? ), 300 kg di ceneri pesanti, 30 kg di ceneri volanti e 25 kg di gesso.
Da una tonnellata iniziale di rifiuti da bruciare esce il doppio di materia di quella che si voleva trattare, senza considerare le poveri secondarie che si formano per condensazione e che possono ampiamente superare da sole quella massa.
Da quel camino, pertanto, usciranno migliaia di tonnellate di materia aggressiva per la nostra salute, altro che tracce. Per questo motivo verranno corrisposte compensazioni milionarie ai comuni più colpiti dalle emissioni.
Apprezziamo l' impegno dei docenti succitati a migliorare sempre più l' efficienza e l'affidabilità di questi impianti, ma (per restare nell'alveo scientifico e non emotivo) sentiamo il bisogno di appellarci al principio di Albert Einstein, secondo il quale non usciremo dal presente stato di crisi se non abbandoneremo il modo di pensare che lo ha generato.
Il 10 Gennaio scorso abbiamo portato all'Auditorium Paganini gli “Eroi dell'Ambiente“, Michael Braungart e William McDonough. E' in atto un cambiamento, oggi non si parla più di rifiuti, bensì di nutrienti, secondo l'equazione rifiuti uguale cibo. Le attività umane oggi seguono un processo che va dalla culla alla culla e non più dalla culla alla tomba (inceneritore o discarica che sia).
Emblematica la decisione della Van Gansewinkel Groep, la corrispondente Iren olandese, che chiuderà gli inceneritori per aderire ai principi c2c, dalla culla alla culla.
In un pianeta finito con risorse finite, avendo superato la capacità di carico del pianeta, è un dovere morale recuperare materia. Serve un cambiamento repentino, in modo che le future generazioni non abbiano da accusare chi li ha preceduti.
In tempo di guerra convertimmo l' industria civile in bellica dall'oggi al domani.
In tempo di pace non riusciamo a promuovere un cambiamento altrettanto celere dedicato alle future generazioni?
Parma vuole dire sì al futuro. Prima lo abbracciamo, prima diviene realtà.
Iren imiti la Van Gansewinkel Groep.

Parma, 24 febbraio 2011
-437 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+266 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Nessun commento:

Posta un commento