mercoledì 16 marzo 2011

Gli scarponi di Paola

Il riassunto di una giornata intera a Vedelago è in questa istantanea.
Da Parma, dove vengono bruciati, un paio di scarponi da sci vengono consegnati nelle mani di Carla Poli, che li riciclerà al 100%, separandone le componenti e vendendo sul mercato della materia prima seconda i materiali diversi che ne ricaverà.
Impatto ambientale? Zero.
Rischio sanitario? Zero.
Costo economico? Guadagno, quindi il + di positivo e non il – negativo della spesa a carico dei cittadini.



Sono arrivati due pullman da Parma a visitare il Centro Riciclo di Vedelago, punta di diamante del riciclo made in Italy, super apprezzato in Europa, guardato con sufficienza dall'Italia, negato da Parma come soluzione per gestire in modo pulito i rifiuti.
Eppure Vedelago sta esportando in suo modello in altri territori italiani, vanta collaborazioni in tutta Europa, vende i materiali recuperati in tutto il mondo.



Carla Poli ha sciorinato cifre e mostrato ai parmigiani come si fa.
Un gruppo eterogeneo di cittadini, studenti, amministratori, giornalisti, che hanno portato a casa tante informazioni e capito che è possibile gestire in modo alternativo la filiera dei rifiuti.
Basta poco per sfatare il mito dell'inceneritore necessario e gli scarponi di Paola sono lì davanti a tutti, impossibili da smentire perfino all'assessore all'inceneritore di Parma Castellani, salito a Vedelago per mugugnare il suo dissenso, la sua incredulità, negando l'evidenza che stava davanti a tutti, un'azienda in piena attività, con bilanci in attivo, con un indotto che porta con sé 9.000 posti di lavoro, con la lista di attesa per l'acquisto del granulato plastico che la Poli produce dagli scarti delle plastiche che a Parma invece verranno bruciati, producendo diossina.
Il modello può essere traslato a Parma e far risparmiare soldi e salute ai cittadini.
Con un piccolo investimento (5 milioni di euro) si può mettere in piedi una azienda che in 3 anni recupera l'investimento e che senza sovvenzioni pubbliche da lavoro a decine di persone.
La Comunità Europea contribuisce nella fase di attivazione con interventi di sostegno economico.
Nello studio di fattibilità presentato a Comune e Provincia dal GCR nel giugno 2010 quasi 25.000 tonnellate di rifiuto della provincia di Parma verrebbero trattate tramite la tecnologia ad estrusione di Vedelago.
Ha senso quindi bruciare qualcosa che si può recuperare, specie poi in un territorio ambientalmente già compromesso?
Dovremo andare a Vedelago per impedire di bruciare la nostra plastica?
O qualcuno trovare una risposta più sensata, costruendo a Parma il Centro Riciclo?
In tempi di vacche magre, questo filone porta danari. Da non sottovalutare.
“Con gli scarponi?” ha chiosato Carla Poli, “Ci facciamo un portapenne!”.

http://www.youtube.com/watch?v=WUmFiKSaTwM&feature=channel_video_title

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 marzo 2011
-417 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+289 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Nessun commento:

Posta un commento