domenica 13 marzo 2011

Dal camino al cammino

Il problema dei rifiuti, un'emergenza che in varie parti d'Italia ha assunto in questi anni i toni della drammaticità, ha una sua origine ben chiara, conosciuta da tutti gli addetti ai lavori.
Nella storia della modernità, dalla rivoluzione industriale in avanti, l'attenzione è stata rivolta esclusivamente al prodotto nelle sue fasi di progettazione e di utilizzo, dimenticandosi di valutare e progettare la sua gestione, una volta terminato l'utilizzo.



Gli investimenti delle aziende, ma anche del settore pubblico, si sono concentrati, e sbizzarriti, nell'inventare nuovi prodotti, nuovi utilizzi, nuove diavolerie che piacessero, vendessero, creassero commodities e benessere, agio e soddisfazione, senza però mai porsi la domanda oggi divenuta cruciale, quella cioè se il prodotto creato fosse riciclabile, recuperabile, reintroducibile nella filiera produttiva.
Lo stupore per l'avanzamento tecnico e tecnologico, gli applausi a scena aperta verso le conquiste della scienza, hanno abbagliato l'homo sapiens, ormai entrato nella parte di homo tecnologicus, facendo perdere di vista la scia di inquinamento che cominciava a lasciare dietro di sé.
Con la rivoluzione della chimica e l'invenzione di nuove molecole, non esistenti in natura, è venuto a mancare il sistema naturale che biodegradasse tali materiali.
Ma lo spazio era grande, il mondo intatto, la traccia inquinata spariva all'orizzonte per non tornare, apparentemente, mai più.
Il nostro pianeta, in realtà, è un enorme sistema chiuso, circondato da una palla d'atmosfera che si comporta come una cupola di vetro: tutto ciò che capita al suo interno non sfugge via, ma viene continuamente rimescolato.
Si è sviluppata nei secoli, con un crescendo di intensità, una vera e propria invasione di rifiuti. Nel nostro mondo finito le materie prime sono state sfruttate per creare prodotti, i quali a fine utilizzo si sono trasformati in rifiuti. La loro invisibilità iniziale ha facilitato la sottovalutazione del fenomeno.
A partire dall'urbanizzazione, dove i fumi non filtrati dei sistemi di riscaldamento e le problematiche relative allo smaltimento delle scorie “naturali” si sono subito manifestate, la storia dei rifiuti si è andata via via complicando per qualità e quantità dei reflui.
All'apice degli errori di progettazione che hanno dato origine ai rifiuti, la fase più aberrante è stata quella dei prodotti usa e getta, pensati proprio per diventare nell'immediato rifiuti da scartare, oggetti che già dalla loro progettazione erano intesi come uso limitato nel tempo, assenza di manutenzione e accesso preferenziale alla discarica.
Un indicatore corretto di sviluppo è stato fino a pochi anni fa individuato con l'aumento della produzione di rifiuti, indice di benessere e agiatezza.
I sistemi di gestione dei rifiuti sono individuabili in due macrocategorie che fino ad oggi sono state la risposta, purtroppo inefficace, all'eliminazione, almeno dalla vista, dei rifiuti.
Stiamo parlando delle discariche e degli inceneritori.
Nonostante le discariche siano oggi in Italia ancora il metodo maggiormente utilizzato per gestire gli scarti, è ormai passato il loro tempo, considerate le enormi problematiche ambientali che ne derivano, in particolare per il fatto che i rifiuti conferiti sono in larga parte indifferenziati, con miscugli eterogenei di materiali inerti e organici, che hanno dato vita a percolati ed emissioni di gas serra in gran quantità.
L'altro indirizzo, che nell'Europa del Nord ha avuto massimo utilizzo, è stato quello degli inceneritori, che nelle versioni più recenti hanno consentito l'utilizzo di parte dell'energia prodotta per teleriscaldare gli ambienti o per produrre energia elettrica.
Ci si è resi conto però che il problema era solo trasferito. Le discariche, con la pratica dell'incenerimento, si sono trasferite dalla terra al cielo, diventando se possibile ancora più pericolose, con l'emissione di molecole chimiche geno tossiche.
La direttiva europea 98/2008 ha di fatto indicato la strada del futuro nella gestione dei rifiuti, che è quella individuata nella società diffusa del riciclaggio. Di fronte alla sempre maggior carenza di materie prime, alla sempre crescente concorrenza dei Paesi in via si forte sviluppo, il recupero dei materiali esistenti è una via che permette vantaggi in più direzioni.
L'Italia ha recepito lo scorso dicembre la direttiva europea e ci troviamo quindi nella fase attuativa delle nuove indicazioni europee sulla gestione dei materiali post consumo.
Una impostazione che mira alla prevenzione dei rifiuti e alla loro riduzione e imposta gerarchicamente l'approccio lasciando all'ultima residuale fase lo smaltimento.
Il futuro è quindi ormai definito senza incertezze e va nella direzione del recupero dei materiali.
Dal camino, proposto ieri come soluzione ma oggi considerato troppo impattante, ad un cammino virtuoso che punta a rifiuti zero, per minimizzare la nostra impronta ecologica e diventare eco efficienti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 marzo 2011
-420 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+286 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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