Calati i clamori per la riapertura del cantiere possiamo affrontare oggi una pacata riflessione, utile a sottolineare gli aspetti della vicenda, propedeutica ai prossimi appuntamenti che ci aspettano.
I giudici del Tar hanno accolto la richiesta di sospensiva di Iren, ed hanno consentito all'azienda di riprendere i lavori di costruzione del Paip.
Ma non sono entrati ancora nel merito della querelle.
Leggendo la scarna ordinanza non vi è cenno alcuno all'oggetto del contendere, cioè se siano stati o meno consumati illeciti nello svolgersi dell'iter del progetto.
Il prossimo 7 dicembre il Tar dovrà dire se la concessione edilizia fosse o meno necessaria.
A seconda del responso cambieranno gli scenari.
Se il permesso a costruire era necessario, l'opera è da considerarsi privata, come pare sia, essendo in costruzione da parte di una Spa quotata in Borsa su un terreno privato posseduto dalla stessa.
In questo caso saremmo in presenza di un abuso edilizio, con eventuali risvolti penali.
La legge recita che per sanare un abuso o si abbatte l'opera o si versa una penale corrispondente al doppio del costruito.
Se il permesso a costruire invece non era necessario, significa che l'opera è considerata pubblica.
Ma in questo secondo caso i problemi aumentano e si fanno perniciosi.
Infatti un'opera pubblica non può essere affidata ad un privato senza gara.
L'inceneritore, ma in questo caso l'intero Paip, non poteva essere affidato a Iren come un pacchetto “all inclusive” senza poter poi dir nulla su costi e modalità progettuali in fase costruttiva.
Questo vizio taglierebbe le gambe a tutto il progetto, che sarebbe da dichiarare nullo per mancanza dei requisiti di partenza, per l'appunto la gara.
Il 6 ottobre quindi non si può interpretare come un semaforo verde sull'intero progetto.
Ha fatto bene il comune a sottolineare che il tribunale non ha messo in discussione le sospensive, e che questa ulteriore pausa di riflessione testimonia la concretezza e la complessità di quanto emerso nelle ordinanze stesse.
Del resto anche gli uffici della Procura hanno ricevuto sull'argomento diffuse denunce ed esposti che ancora sono al vaglio del magistrati.
Il faldone cresce giorno dopo giorno con nuovi documenti.
In questi due mesi speriamo che anche gli uffici penali siano in grado di mettere il naso nelle carte,
sviscerando e districando il fitto gomitolo.
Il Comune di Parma, una volta emerso il presunto abuso edilizio messo in luce dagli avvocati De Angelis e Allegri, a cui seguì un esposto di Gcr al Nucleo Abusi Edilizi della Polizia Municipale, non ha esitato ad applicare le regole della legalità, sostenuto dall'avvocato fiorentino Mario Chiti, che ha ribadito nella sua analisi le gravi lacune della procedura autorizzativa del forno.
Emerge ovviamente anche la posizione tenuta dalla Provincia, che si è posta a fianco di Iren a difesa dell'impianto, nonostante le lacune procedurali emerse.
La Provincia ha scelto la difesa del forno anche di fronte all'emergere di abusi edilizi e vizi gravi come la mancanza di gara, trasformandosi da arbitro della partita a sostenitore acceso di una parte.
Le amministrazioni dovrebbero semplicemente seguire il corso delle norme, senza indossare casacche e sudare sul campo di gioco.
Al di là delle robuste questioni legali che fiaccano la corsa dell'inceneritore, merita una ulteriore riflessione l'atteggiamento degli enti locali rispetto al perseguimento del bene comune e dell'utilità pubblica.
La norma provinciale di riferimento, il PPGR, è ormai desueta.
E' datata 2005 ed in essa i numeri che hanno portato alla decisione di progettare il forno sono stati superati dalla realtà.
Il PPGR è revisionabile dopo 5 anni.
E' proprio giunto il momento di farlo.
Le necessità impiantistiche non sono più quelle di allora.
Oggi è possibile portare a regime la raccolta differenziata porta a porta, rendendola efficace in tutti i comuni della nostra provincia.
La stessa raccolta differenziata che va portata anche nel comparto delle aziende, che hanno flussi di materia molto più omogenei e semplici da gestire del rifiuto urbano dei cittadini.
La tecnologia impiantistica ha fatto passi da gigante ed ora sistemi meccanici a freddo consentono una separazione ottimale dei materiali.
E' per questo che la sera della proiezione all'Astra di Zero Waste, alla presenza di Jack Macy, il guru dei rifiuti di San Francisco, e di Ezio Orzes, assessore all'ambiente del comune virtuoso di Ponte delle Alpi, abbiamo proposto una moratoria di 5 anni sulla costruzione dell'inceneritore.
Per consentire al nostro territorio di misurarsi su una tipologia di raccolta differenziata corretta, portata a tutti i cittadini ed alla aziende, per verificare poi l'effettivo residuo da trattare, e finalmente decidere sulla base di cifre certe, aggiornate, veritiere.
E' una moratoria che consentirebbe anche una risposta importante alle richiesta di salute che sale potente dall'opinione pubblica.
Credere ed obbedire ancora ad un impianto di incenerimento che viene sempre più identificato come corriere di inquinamento e di gravi ripercussioni ambientali, vedi ad esempio la notizia di queste ore sull'impianto di Melfi (falde acquifere avvelenate), è davvero ormai un insostenibile eco del passato.
Quando davanti a noi il mondo sta davvero cambiando, basta osservare oltr'Enza.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 10 ottobre 2011
-58 giorni alla sentenza nel merito del Tar di Parma sul cantiere dell'inceneritore
+490 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.
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