domenica 9 ottobre 2011

L'inceneritore Fenice, veleni a volontà

Basilicata sotto shock per i dati emersi da Arpat sull'inquinamento provocato dall'inceneritore La Fenice, uno dei più grandi impianti europei .
“Valori costantemente superiori a quelli dei limiti di legge”
Dopo 9 anni in Basilicata emerge un pesante inquinamento delle acque profonde circostanti l'inceneritore Fenice di Melfi, nella provincia di Potenza, al confine con la vicina Puglia.



Siamo nella regione più disabitata d’Italia (appena 587 mila i lucani) con un tasso di densità per chilometro quadrato di appena 58,8 abitanti.
Qui nella terza città della regione, 18 mila residenti, conosciuta soprattutto per la fabbrica Sata della Fiat al centro delle proteste sindacali del 2010, sono anni che i comitati e le associazioni ecologiste chiedono lo stop all’incenerimento nel sito che tratta 65.000 tonnellate di rifiuti ogni anno, generando 35.000 Mw/h di energia elettrica che vengono venduti sulla rete nazionale.
Ora finalmente l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpab) ha pubblicato sul proprio sito i dati sul monitoraggio. Le informazioni partono dal 2002 e per tutto il tempo, fino ad oggi, fanno registrare sforamenti dei parametri di legge.
In particolare, l’elemento maggiormente riscontrato nelle acque profonde è il nichel, con sforamenti pressoché costanti ed un picco nel luglio 2006 pari a ben 360 volte il limite di soglia. Più discontinui ma spesso registrati sono anche i superamenti del piombo, del cromo, del mercurio e del cadmio.
“Sono tutti metalli pesanti fortemente inquinanti – spiega a Linkiesta Claudio Mendicino, medico del lavoro dell’Asl di Milano-. Elementi in grado di entrare in circolo attraverso le colture e la falda acquifera e sono estremamente tossici perché colpiscono il sistema nervoso centrale e l'apparato urinario”.
L’attività dell’impianto di incenerimento rientra nella categoria della gestione rifiuti urbani e industriali pericolosi e non pericolosi con recupero energetico, vale a dire che bruciandoli si produce energia elettrica. L’impianto smaltisce rifiuti urbani e rifiuti speciali assimilabili agli urbani (solidi) non recuperabili e rifiuti speciali di origine industriale (pericolosi e non).
L'impianto è gestito dal colosso francese Edf.
Dopo la pubblicazione si muove anche la Regione con il governatore lucano, Vito De Filippo, che nominerà “una commissione d’inchiesta per far chiarezza sulla situazione di Fenice e su come sia stata condotta dall’inizio e fino ad ora l’attività di monitoraggio che la Regione ha affidato all'Arpab”.
Intanto, la notizia che l’inquinamento nell'area Nord lucana risalga addirittura al 2002, ha scatenato dure reazioni. Il Comitato per il diritto alla Salute di Lavello, a pochi chilometri da Melfi, che aveva organizzato una grande manifestazione di protesta proprio davanti all'inceneritore Fenice, parla di “situazione gravissima, assurda e vergognosa”. Perché, accusano i comitati locali, in questi nove anni si sono registrati svariati morti, malati, manifestazioni di piazza, diverse interrogazioni parlamentari, l’interessamento della stampa locale e ben due fascicoli alla Procura della Repubblica di Melfi.
“Ormai - commenta Nicola Abbiuso del Comitato di diritto alla salute di Lavello - non ci sono più dubbi sul fatto che Fenice inquini, e anche da tantissimo tempo. Stiamo già preparando dei fac-simile da consegnare ai cittadini, da compilare per presentare una propria denuncia alle autorità”. Noi non vorremo diventare le Cassandre di Parma, ma queste vicende ci spaventano e ci sembra di vedere anticipatamente quello che accadrà nella food valley.
L’impianto di Melfi è entrato in funzione nel 2000, quindi è un impianto di nuova, nuovissima generazione.
L’impianto di Parma si ispira a quello di Piacenza inaugurato nel 2002.
Parma, Piacenza, Melfi tutti impianti all’ultimo grido.

Tratto da un articolo di
michele.sasso@linkiesta.it
Il servizio completo: http://www.linkiesta.it/basilicata-inceneritore-di-edf-sotto-accusa-e-inquinante#ixzz1YTbLyk7G

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 ottobre 2011

-59 giorni dalla sentenza nel merito del Tar sul cantiere dell'inceneritore
+496 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta...) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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