mercoledì 5 dicembre 2012

Diossine a Forlì, chi cerca trova


di Patrizia Gentilini
Oncologo Isde (Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente)

Sul sito del Comune di Forlì, è disponibile la “Relazione finale sui lavori del Tavolo Interistituzionale in tema di diossine/furani e PCB nelle matrici ambientali ed alimentari del territorio forlivese”, frutto di oltre un anno e mezzo di lavoro congiunto fra Asl, Arpa, Comune, Provincia ed Ordine dei Medici di Forlì-Cesena.


Si tratta di un documento importante che merita di essere adeguatamente diffuso e conosciuto.
In esso vengono riportati i risultati di 56 indagini condotte dall’Asl per la ricerca di diossine, furani e PCB eseguiti nel 2011 in allevamenti rurali del forlivese.
Questi campioni si aggiungono alle 5 indagini condotte da parte dell’ISDE nei primi mesi del 2011 su galline ruspanti e uova in relazione alle ricadute degli inceneritori, indagini che, per i livelli riscontrati, avevano suscitato grande sconcerto.
I risultati emersi da questa ulteriore e più nutrita indagine confermano in pieno quanto già a suo tempo segnalato, ovvero una gravissima contaminazione del territorio da parte di questi inquinanti. Infatti, in base alla attuale normativa, su 61 campioni complessivi solo 25 sono conformi; in particolare su 12 galline ruspanti solo 2 rientrano nei limiti e su 24 campioni di uova solo 13.
Se poi i risultati vengono giudicati tal quali senza togliere l’incertezza analitica (ovvero l’errore della misura che giuridicamente deve essere sottratto prima di procedere alla chiusura degli allevamenti), i campioni conformi scendono a 23 e delle 12 galline una sola potrebbe essere consumata.
Gli animali allevati all’aperto, in particolare le galline che razzolano sul terreno, si confermano come indicatori affidabili e fedeli della qualità dell’ambiente in cui sono allevati, in particolare per sostanze lipofile persistenti e tossiche quali diossine e PCB che si accumulano nel terreno ed entrano così nella catena alimentare e nei nostri stessi corpi.
Ricordiamo che diossine, furani e PCB sono una famiglia di 409 molecole a diverso grado di tossicità per l’uomo.
Mentre le diossine sono sottoprodotti involontari di processi di combustione o di sintesi chimiche (in particolare pesticidi), i PCB sono stati prodotti deliberatamente dall’uomo ed anche se la loro produzione è stata vietata dagli anni ’80, data la loro enorme diffusione e stabilità termica ( si decompongono solo oltre i 1000-1200C°), si ritrovano ovunque e in particolare nelle emissioni degli inceneritori, specie se presenti nei rifiuti in ingresso.
I rischi per la salute correlati all’esposizione a tali agenti sono importanti e purtroppo non del tutto noti: certamente la TCDD ( diossina di Seveso), unitamente ad un furano e al PCB 126 sono cancerogeni certi per l’uomo ad azione multiorgano e correlati in special modo a tumori del sangue, mammella, fegato, polmone.
Tuttavia, anche se l’effetto cancerogeno, in particolare per diossina e composti diossino-simili, è stato quello affrontato per primo e quindi più studiato, ciò che oggi emerge con sempre maggiore evidenza per l’insieme di queste molecole è la complessa azione di squilibrio endocrino-immuno-metabolico, per cui l’effetto oncogeno appare essere più una conseguenza, che non una diretta azione.
Di fatto queste molecole rientrano fra gli ‘interferenti endocrini’ e moltissime sono le patologie a loro correlate; patologie purtroppo in drammatico ed esponenziale aumento quali alterazioni del sistema immunitario, specie immunodepressione, del sistema endocrino (in particolare ipotiroidismo), danni all’apparato riproduttivo (infertilità, endometriosi, abortività, parti prematuri, basso peso alla nascita ecc), malformazioni, ma anche danni metabolici quali diabete, obesità, aumento trigliceridi e colesterolo, danni cardiovascolari, disturbi del Sistema Nervoso Centrale e danni neuropsichici specie al cervello in via di sviluppo).
Se è vero che qualunque tipo di combustione genera sostanze tossiche e pericolose (basti pensare al fumo di sigaretta) e che devono essere assolutamente evitati i roghi all’aperto, specie se di potature di alberi trattati con pesticidi e/o legni trattati, o di materiali eterogenei, è altrettanto vero che non può che destare totale disapprovazione l’incentivazione al sorgere di centrali a biomasse e all’incenerimento dei rifiuti ribadito anche nella recente delibera n. 1147/2012 della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna in cui si prevede “l’utilizzo prioritario degli inceneritori e termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale nel rispetto del principio di prossimità“.
Già viviamo nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate del pianeta, già abbiamo una incidenza di cancro fra le più alte al mondo, già la contaminazione del territorio come emerge anche dalle indagini sopra riportate è gravissima e tale da compromettere la sicurezza alimentare non solo nostra, ma anche delle generazioni a venire: cosa altro deve succedere perché si cambi rotta?
Infine un’ultima domanda: perché nello studio Moniter, condotto per indagare lo stato dell’ambiente e della salute nella popolazione residente in prossimità degli 8 inceneritori della regione e costato alle finanze pubbliche ben 3 milioni e 400mila euro le diossine sono state cercate ove è pressoché impossibile trovarle, ovvero in aria, e non nelle matrici biologiche?
Solo chi cerca trova, se vuole davvero trovare.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 dicembre 2012

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