di Patrizia Gentilini
Oncologo Isde (Associazione
Internazionale Medici per l'Ambiente)
Sul sito del Comune di
Forlì, è disponibile la “Relazione finale sui lavori del Tavolo
Interistituzionale in tema di diossine/furani e PCB nelle matrici
ambientali ed alimentari del territorio forlivese”, frutto di oltre
un anno e mezzo di lavoro congiunto fra Asl, Arpa, Comune, Provincia
ed Ordine dei Medici di Forlì-Cesena.
Si tratta di un documento
importante che merita di essere adeguatamente diffuso e conosciuto.
In esso vengono riportati i
risultati di 56 indagini condotte dall’Asl per la ricerca di
diossine, furani e PCB eseguiti nel 2011 in allevamenti rurali del
forlivese.
Questi campioni si
aggiungono alle 5 indagini condotte da parte dell’ISDE nei primi
mesi del 2011 su galline ruspanti e uova in relazione alle ricadute
degli inceneritori, indagini che, per i livelli riscontrati, avevano
suscitato grande sconcerto.
I risultati emersi da questa
ulteriore e più nutrita indagine confermano in pieno quanto già a
suo tempo segnalato, ovvero una gravissima contaminazione del
territorio da parte di questi inquinanti. Infatti, in base alla
attuale normativa, su 61 campioni complessivi solo 25 sono conformi;
in particolare su 12 galline ruspanti solo 2 rientrano nei limiti e
su 24 campioni di uova solo 13.
Se poi i risultati vengono
giudicati tal quali senza togliere l’incertezza analitica (ovvero
l’errore della misura che giuridicamente deve essere sottratto
prima di procedere alla chiusura degli allevamenti), i campioni
conformi scendono a 23 e delle 12 galline una sola potrebbe essere
consumata.
Gli animali allevati
all’aperto, in particolare le galline che razzolano sul terreno, si
confermano come indicatori affidabili e fedeli della qualità
dell’ambiente in cui sono allevati, in particolare per sostanze
lipofile persistenti e tossiche quali diossine e PCB che si
accumulano nel terreno ed entrano così nella catena alimentare e nei
nostri stessi corpi.
Ricordiamo che diossine,
furani e PCB sono una famiglia di 409 molecole a diverso grado di
tossicità per l’uomo.
Mentre le diossine sono
sottoprodotti involontari di processi di combustione o di sintesi
chimiche (in particolare pesticidi), i PCB sono stati prodotti
deliberatamente dall’uomo ed anche se la loro produzione è stata
vietata dagli anni ’80, data la loro enorme diffusione e stabilità
termica ( si decompongono solo oltre i 1000-1200C°), si ritrovano
ovunque e in particolare nelle emissioni degli inceneritori, specie
se presenti nei rifiuti in ingresso.
I rischi per la salute
correlati all’esposizione a tali agenti sono importanti e purtroppo
non del tutto noti: certamente la TCDD ( diossina di Seveso),
unitamente ad un furano e al PCB 126 sono cancerogeni certi per
l’uomo ad azione multiorgano e correlati in special modo a tumori
del sangue, mammella, fegato, polmone.
Tuttavia, anche se l’effetto
cancerogeno, in particolare per diossina e composti diossino-simili,
è stato quello affrontato per primo e quindi più studiato, ciò che
oggi emerge con sempre maggiore evidenza per l’insieme di queste
molecole è la complessa azione di squilibrio
endocrino-immuno-metabolico, per cui l’effetto oncogeno appare
essere più una conseguenza, che non una diretta azione.
Di fatto queste molecole
rientrano fra gli ‘interferenti endocrini’ e moltissime sono le
patologie a loro correlate; patologie purtroppo in drammatico ed
esponenziale aumento quali alterazioni del sistema immunitario,
specie immunodepressione, del sistema endocrino (in particolare
ipotiroidismo), danni all’apparato riproduttivo (infertilità,
endometriosi, abortività, parti prematuri, basso peso alla nascita
ecc), malformazioni, ma anche danni metabolici quali diabete,
obesità, aumento trigliceridi e colesterolo, danni cardiovascolari,
disturbi del Sistema Nervoso Centrale e danni neuropsichici specie al
cervello in via di sviluppo).
Se è vero che qualunque
tipo di combustione genera sostanze tossiche e pericolose (basti
pensare al fumo di sigaretta) e che devono essere assolutamente
evitati i roghi all’aperto, specie se di potature di alberi
trattati con pesticidi e/o legni trattati, o di materiali eterogenei,
è altrettanto vero che non può che destare totale disapprovazione
l’incentivazione al sorgere di centrali a biomasse e
all’incenerimento dei rifiuti ribadito anche nella recente delibera
n. 1147/2012 della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna in cui si
prevede “l’utilizzo prioritario degli inceneritori e
termovalorizzatori per lo smaltimento finale dei rifiuti urbani
prodotti nel territorio regionale nel rispetto del principio di
prossimità“.
Già viviamo nella Pianura
Padana, una delle aree più inquinate del pianeta, già abbiamo una
incidenza di cancro fra le più alte al mondo, già la contaminazione
del territorio come emerge anche dalle indagini sopra riportate è
gravissima e tale da compromettere la sicurezza alimentare non solo
nostra, ma anche delle generazioni a venire: cosa altro deve
succedere perché si cambi rotta?
Infine un’ultima domanda:
perché nello studio Moniter, condotto per indagare lo stato
dell’ambiente e della salute nella popolazione residente in
prossimità degli 8 inceneritori della regione e costato alle finanze
pubbliche ben 3 milioni e 400mila euro le diossine sono state cercate
ove è pressoché impossibile trovarle, ovvero in aria, e non nelle
matrici biologiche?
Solo chi cerca trova, se
vuole davvero trovare.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
5 dicembre 2012
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