venerdì 7 dicembre 2012

Il regno di Mordor

No al sequestro dell'inceneritore, ma le indagini vanno avanti

La prima gelata invernale è fuoriuscita dal tribunale.
Parma non è ancora imbiancata eppure abbiamo provato un gelo pungente.
Ma siamo ormai preparati e irrobustiti da questi anni di lotta, i mulini a vento li conosciamo pala per pala, i muri di gomma sono il nostro pane quotidiano.
Non ci spaventiamo né arretriamo mai, nemmeno questa volta.
La storia dell'inceneritore la conosciamo nel profondo.



E nelle sue profondità anche il procuratore di Parma ha scoperto tante pecche, tante da farci una collezione.
Tante ombre che lo avevano convinto a chiedere il sequestro del cantiere.
Non è bastato.
La salute, l'ambiente, i valori di una comunità, sono calpestati da 50 anni.
In Italia alla fine sembra sempre avere il sopravvento la convenienza, i poteri, il business.
A Taranto un'intera città è tenuta sotto ricatto da decenni.
Le acciaierie esistono anche in altri Paesi, ovviamente, ma solo in Italia è possibile mantenerle ad un livello di sicurezza così basso.
Anche la storia del Paip non può fare eccezione.
Lo si capisce già da quell'aggettivo, ambientale, che nasconde la “a” dell'acronimo.
Cosa può centrare una industria insalubre di classe prima, la più pericolosa, con l'ambiente?
Eppure per sostenere il progetto ci si è dati da fare, nascondendo cose e mostrandone altre.
E' colpevole anche la città, distratta da altri luccichii, improvvisamente ritrovatasi in grembo un camino che non avrebbe voluto mai, se avesse capito da subito cosa celava.
Colpevoli in particolari quelle associazioni “ambientaliste”, le virgolette sono d'obbligo, che in questi anni si sono distinte per il loro silenzio, la loro timidezza e le loro esitazioni, imperdonabili assenze che hanno fatto il gioco del forno, ognuno con il suo mattoncino ha costruito pazientemente il puzzle.
Ai cittadini è stato ripetuto il mantra del troppo presto e del troppo tardi.
Al primo ricorso era presto per gridare al rischio ambientale e sanitario (nulla era costruito), per poi ripiegare su un “ormai è tardi”, quando il pacchettino era bello e pronto per essere servito sulle tavole dei parmigiani.
Nessuna ombra è stata finora fugata sul progetto dell'inceneritore.
Sappiamo che Iren non era titolare di nessun contratto di smaltimento quando Ato e Amministrazione comunale hanno deliberato il loro nulla osta al progetto, esibendo negli atti proprio queste credenziali inesistenti.
Sappiamo di pagare una tariffa del 50% e del 100% più alta per gli smaltimenti, quando una legge regionale indicava la necessità di autorizzazione per sforamenti oltre il 20% della media.
Sappiamo che il progetto è stato affidato al concorrente Hera senza alcuna gara d'appalto.
Nessuno ha potuto vedere il piano economico finanziario che faceva parte degli accordi di trasparenza premessi nella delibera del 2006 (oggi sono passati 920 giorni da quando lo abbiamo chiesto ufficialmente alla multiutility).
Troppi silenzi, troppi misteri, troppe ombre.
Che in un servizio pubblico non dovrebbero esistere mai.
Perché questo settore tocca da vicino le tasche di tutti noi e in più rispetto alla modalità di gestione modifica i rischi sanitari connessi.
Il Riesame, rigettando la richiesta di sequestro, ha mosso comunque pedine importanti, riaffermando la bontà delle indagini in corso, anzi peggiorando i sospetti sull'iter del progetto introducendo l'ipotesi di corruzione, a carico di dirigenti di Iren e Comune, ipotesi di reato fin qui non emersa.
Altra tegola sul Paip l'ipotesi di abuso d'ufficio a carico di Elvio Ubaldi e Roberto Bianchi, che non avendo provveduto, in veste di presidenti di Ato, alla gara pubblica per l'appalto della gestione rifiuti, hanno concesso un vantaggio di rilevante gravità ad Iren.
Molto pesante appare il tema della corruzione, che sembra essere il registro che ha permesso ad Iren di ottenere i titoli per portare a termine il progetto ottenendo diversi vantaggi anche economici come l'aver potuto omettere, fino ad oggi, gli oneri di urbanizzazione quantificabili in mezzo milione di euro, risparmi forse utilizzati per oliare i meccanismi.
Il procuratore La Guardia ha ora in mano il fascicolo e deciderà nei prossimi giorni la strada da percorrere. Un ulteriore appello questa volta alla Cassazione? Qualche svolta inattese nelle indagini in corso?
Noi nel frattempo, il 15 dicembre avremo occasione di riaffermare il diritto dei cittadini alla salute, alla trasparenza, alla giustizia.
Tre cardini che non hanno mai sostenuto i cancelli del Paip.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 7 dicembre 2012

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