Uno studio di Arpa Piemonte
Intervista di Eco dalle Città ad Ennio Cadum, epidemiologo dell'Arpa Piemonte. Secondo uno studio condotto nel 2010, riducendo le polveri PM2.5 a 10 mg/mc medi e le PM10 sotto i 20 mg/mc a Torino si eviterebbero ogni anno 960 morti per effetti a lungo termine e 211 per gli effetti a breve termine. E a Parma?
di Federico Vozza
Ennio Cadum, diversi studi hanno dimostrato l’impatto sanitario dagli alti livelli d’inquinamento in Pianura Padana. Ci aiuta a fare un po’ chiarezza sui dati emersi negli ultimi anni?
La ricerca condotta nel 2006 dall’OMS su 13 città italiane con popolazione superiore ai 200.000 abitanti calcolò, considerando i valori medi di inquinanti registrati nel periodo 2002-2004, più di 8000 decessi all'anno attribuibili alle alte concentrazioni di PM10 da sommare a circa 1300 decessi ascrivibili agli effetti a breve termine che queste comportano. Nel 2010 come Arpa Piemonte abbiamo condotto uno studio per l'assessorato alla Sanità della Regione con l’obiettivo di stimare gli effetti sanitari dello smog nell’area urbana di Torino sia a breve che a lungo termine.
Ecco, ci può spiegare intanto che cosa si intende per effetti a breve e lungo termine?
Gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute possono essere distinti in effetti acuti a breve termine e cronici a lungo termine. Quelli a breve termine, quali l’insorgenza di sintomi respiratori acuti, le variazioni della funzionalità polmonare, l’aggravamento di patologie cardiopolmonari e la mortalità per cause cardiopolmonari, sono osservabili a pochi giorni di distanza dai picchi di inquinamento e sono dovuti all’esposizione di breve durata ad elevate concentrazioni dei contaminanti. Gli effetti a lungo termine, quali l’aumento dell’incidenza e della prevalenza di malattie cardio-respiratorie croniche, il tumore polmonare e la mortalità per cause cardio-respiratorie, sono osservabili a distanza di anni dall’inizio dell’esposizione e sono causati da un’esposizione all’inquinamento atmosferico di lunga durata, in grado di promuovere anche processi di tipo cancerogeno.
L'Arpa ha quindi calcolato quanti sono i decessi riconducibili allo smog nella città di Torino?
Sì. Per determinare le morti attribuibili in città agli effetti a lungo termine abbiamo preso in considerazione il valore medio del PM2.5 registrato nella centralina di fondo urbano del Lingotto dal 2006 al 2009, cioè 36 mg/mc. Ipotizzando una riduzione di questo valore a 20 mg/mc medi, a Torino si sarebbero potute risparmiare ogni anno 623 vite, addirittura 960 nel caso in cui le polveri non avessero superato i 10 mg/mc medi. In parallelo abbiamo quantificato i decessi dovuti ai fenomeni acuti di inquinamento prendendo in considerazione il valore medio di PM10 registrato nel 2009 dalle centraline di via della Consolata (stazione di traffico), di via Rubino (stazione di fondo in area residenziale) e del Lingotto (fondo), cioè 47 mg/mc. Abbiamo così determinato che se questo valore fosse stato contenuto a 40 mg/mc (limite normativo attuale) , cioè con una riduzione di PM10 di 7 mg/mc medi, si sarebbero evitate 36 morti per cause naturali, 16 per cause cardiache e 6 per cause respiratorie. I decessi evitati sarebbero stati ancor di più se l’asticella delle polveri sottili fosse rimasta sotto i 20 mg/mc: 138 morti per cause naturali evitabili, 50 per cause cardiache e 23 per cause respiratorie.
Forse una delle ragioni per cui lo smog sembra essere ancora sottovalutato o non affrontato adeguatamente dalla politica è il fatto che queste morti non abbiano nome, al contrario ad esempio dei casi di morti dovuti alla lavorazione dell’amianto.
Senza dubbio è più semplice cercare di risolvere il problema amianto, in quanto si tratta di colpire un’unica fonte riconosciuta, che causa ancora oggi in media un decesso alla settimana per mesotelioma pleurico solo nell’area di Casale. Per il PM10 le fonti sono molteplici, le sostanze in gioco piu' d'una e il compito per gli amministratori è più difficile. Ma è evidente che la lotta all’inquinamento atmosferico darebbe, da un punto di vista prettamente numerico, maggiori benefici in campo sanitario. Ma di questo quasi non si parla. Si sa che lo smog è pericoloso e che bisogna ridurlo, ma non si e' ancora arrivati ad una valutazione politica dei costi e dei benefici di una serie di scenari anti-smog sia sotto l'aspetto sanitario sia economico, mentre ad esempio a Londra questi approcci di Valutazione di Impatto sulla Salute sono già disponibili.
E a Parma cosa succederebbe se riuscissimo ad abbassare i livelli di inquinamento?
E se invece riuscissimo nell'intento opposto?
Incrementandoli?
Non è forse vero che accendendo il forno non faremo che peggiorare lo stato di salute dell'ambiente?
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 5 marzo 2012
Sono passati
644 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Mancherebbero
62 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà
Nessun commento:
Posta un commento