La
rivoluzione è nelle nostre mani e nelle braccia del gestore
Parma e Torino, due grandi
città sulla linea del fuoco.
Il fuoco delle fornaci
gestite da Iren attraverso impianti pericolosi e anti-moderni.
Non che sia tutta colpa del
gestore, che ha colto l'invito delle amministrazioni locali,
sostenitrici dei cancro-valorizzatori nonostante le evidenze
scientifiche sempre più emergenti, e nonostante sia possibile e
realizzabile a costi inferiori una alternativa di gestione efficace.
Reggio Emilia è lì a
dimostrare la tesi del cambiamento. Spento il vecchio forno, la
politica locale ha portato Iren a ragionare sul trattamento a freddo
e si sta sviluppando su quel territorio la fabbrica dei materiali,
per recuperare gran parte degli scarti.
L'incenerimento appartiene
al passato.
E' una visione miope e
parziale della realtà, è vedere i rifiuti solo come scarto da
distruggere e nascondere, invece che considerarli una miniera urbana
di materiali da recuperare e riciclare fino all'ultima briciola.
Incenerire comporta anche la
finzione che non ci siano comunque scarti e che la procedura non
comporti inquinamento ulteriore. Un terzo dei materiali bruciati
diventa cenere (come in tutte le stufe del mondo) e il processo
comporta l'emissione di gas tossici (significa trasferire la
discarica dalla terra al cielo).
Quindi occorre che si guardi
avanti, si cambi strada, si recuperi il tempo perduto.
E' l'unica via percorribile
per la spa.
Una società che deve
ri-nascere. Recepire appieno le indicazioni dell'Europa, che al 2020
ha previsto il divieto di incenerimento per i materiali riciclabili
e/o compostabili.
Se l'incenerimento fosse
davvero la soluzione ideale, come i sostenitori dei forni continuano
incessantemente a ribadire, non si capirebbe la preoccupazione
dell'Europa, che ha intuito il sovradimensionamento impiantistico e i
rischi sanitari legati all'incremento delle micro polveri nell'aria.
E' una rivoluzione, da
attuare perché l'unica possibilità per affrontare il presente e il
futuro da protagonisti.
Intanto il territorio: Iren
deve recuperare il rapporto perduto con i cittadini, oggi ai minimi
termini.
Significa dialogare e non
scontrarsi, significa ascoltare e non chiudersi nella torre d'avorio.
Significa soprattutto
offrire i servizi che i cittadini si attendono e che senza la
collaborazione convinta del gestore è difficile far loro giungere.
Tutto ruota attorno al porta
a porta, ma non solo.
Intanto una gestione
corretta della Rd è il passo iniziale.
Raccolta dell'organico al
100% delle utenze, sia private, che aziendali, che comunitarie.
Significa avere a
disposizione un fertilizzante naturale, di alta qualità, per
riportare ricchezza ai nostri campi sempre più impoveriti da
pratiche agricolturali pressanti e ricche di sostanze chimiche.
Portare a 100 l'organico ha
un importante riflesso positivo: consente di ottenere un residuo
senza odori, senza liquidi che colano, con un netto calo del peso
specifico, un residuo che riducendosi e diventando stabile può
essere raccolto con una frequenza inferiore, anche solo una volta
alla settimana.
Comparto delle plastiche.
Tutte le plastiche vanno
recuperate, anche quelle che non rientrano nell'accordo Conai.
Quindi non solo imballaggi
per liquidi ma anche tutta quella serie di plastiche dure e/o
eterogenee che oggi finiscono in discarica o negli inceneritori.
Perché non è una questione
di sostanza ma solo un fatto squisitamente economico. Un vaso da
fiori anche se fatto di Pvc oggi non viene riciclato perché non paga
il contributo imballaggi. Che senso ha? Gli esempi virtuosi oggi ci
sono. Come quello di Pontedera dove Revet recupera e ricicla ogni
anno migliaia tonnellate di plasmix, il termine con il quale vengono
identificate le plastiche eterogenee. Con questi materiali si
producono panchine, vasi, scope, dissuasori, un'infinita serie di
manufatti plastici, con materiali che altrimenti sarebbero sprecati.
Revet serve 195 amministrazioni comunali con la sua capillare
raccolta differenziata. Iren non può copiare?
Senza cambiamenti e
innovazioni il mondo sarebbe indietro di secoli.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Parma,
5 agosto 2013
L'inceneritore
di
Parma
avrebbe
dovuto
accendersi
456
giorni
fa
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