Questa è una storia di ribellione, e di democrazia.
Di democrazia dal basso, dalle cantine, di democrazia vera.
Quella che vede i cittadini protagonisti di una opposizione determinata e di una proposta attiva.
La storia inizia nel 2005 a Parma, terra di buon cibo e di tradizioni alimentari che si perdono nella notte dei tempi, terra di prosciutti e di culatelli, di parmigiano reggiano e funghi porcini, terra degli spaghetti più conosciuti al mondo.
Nel 2005 l'amministrazione provinciale di centro sinistra approva il Ppgr (Piano Provinciale Gestione Rifiuti).
Il documento è chiarissimo nelle sue conclusioni: nel territorio è necessario un impianto di trattamento dei rifiuti di tipo complesso, per gestire 65 mila tonnellate di rifiuti urbani all'anno.
In altri termini, un inceneritore.
La Fiaccolata del 12 dicembre 2009, con Paul Connett e Rossano Ercolini
Nel 2001 un sindaco aveva vinto le elezioni spegnendo il vecchio impianto, al Cornocchio, le cui ceneri sono ancora là, sotto il vecchio camino, in attesa di destinazione.
Si chiamava Ubaldi, e pur se figlio del centro sinistra, aveva ribaltato gli equilibri alleandosi con la destra e scandalizzando la sinistra, da sempre al potere in città.
Il Ppgr diceva anche dove andava fatto, il nuovo forno. Allo Spip, un'area industriale appena fuori città, a fianco dell'autostrada del Sole, 4 km in linea d'aria dall'angioletto che svetta sul Duomo.
Ma stupisce che nel Piano nessuna proposta alternativa all'incenerimento sia stata presa in considerazione.
Nel dicembre dello stesso anno, sempre il 2005, la locale Enia, municipalizzata che si occupa di gas, di energia e anche di rifiuti, chiede a Ato (Ambito Territoriale Ottimale, che corrisponde ai comuni della Provincia) un parere sull'idea di costruire un forno.
L'Ato non è competente in tema di smaltimento, lo dice la legge regionale ed anche lo stesso ente lo ammette. Eppure scappa un parere positivo, “anche se sotto il profilo formale...”.
E' con questo foglio che Enia bussa al comune di Parma chiedendo il via libera a istruire un progetto che punti alla realizzazione del forno.
E il consiglio comunale, all'unanimità, sottoscrive la proposta.
Il sindaco è ancora Elvio Ubaldi, come Ubaldi è il nome del presidente di Ato, che aveva fatto l'occhiolino al forno: che pazzesche, italianissime coincidenze.
Il vagoncino è ormai sui binari e seppure con una accelerazione lenta si avvia verso la meta.
Nel novembre 2007 Enia chiede il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale e della Autorizzazione Integrata Ambientale. Si apre la Conferenza dei Servizi che, pur fuori tempo massimo, con un'area individuata ancora a destinazione agricola, approva il progetto.
La Conferenza dei Servizi riesce in un'impresa impossibile: in 5 giorni, fine settimana inclusa, riesce a valutare 155 pagine, 11 allegati, 8 volumi. E compie il miracolo.
L'approvazione definitiva dell'inceneritore di Ugozzolo, il quartiere dove sta sorgendo, è del novembre 2008.
L'impianto approvato però è da 130 mila tonnellate, esattamente il doppio di quanto il piano provinciale aveva indicato. Ma nessuno eccepisce.
E in città sino ad allora si sa poco o niente dell'impianto.
Una fine strategia del non dire aveva portato risultati insperati ma a volte imbarazzanti. Se chiedevi a qualche cittadino, nel 90% dei casi la risposta era un moto di sorpresa: cosa? Dove? Quando?
La società civile però si è messa in moto.
Già nel 2006 è nato il comitato Gestione Corretta Rifiuti, che ha iniziato un faticoso lavoro di informazione dal basso, partendo da zero, conscio del nulla che stava attorno, per colmare il vuoto di notizie, di dati, di studi.
Nel 2009 entrano nel comitato i Gruppi di acquisto solidali, accorgendosi che la filiera corta non potrà esistere, se il suolo sarà inquinato dalle emissioni dell'inceneritore.
Si susseguono convegni, manifestazioni, serate pubbliche, incontri con partiti, associazioni, cittadini, industriali, sindacati, associazioni di categoria.
Nel giugno del 2010 il comitato diventa Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse.
Sul fronte legale il WWF si presta per un ricorso al Capo dello Stato, che il prossimo 7 dicembre verrà discusso al Tar di Parma
Un esposto alla Magistratura è depositato nello scorso mese di novembre, segnalando i tanti dubbi e storture di questo assurdo progetto.
Il 22 settembre scorso un convegno con medici e oncologi di fama internazionale ha riaffermato lo scandalo di costruire un inceneritore nei pressi di un centro abitato. Sui rischi sanitari dubbi non ce ne sono più.
Nel frattempo i lavori vanno avanti.
Nel giugno scorso l'associazione ha presentato un piano alternativo a Comune e Provincia, non solo no ma anche dei sì circostanziati.
A fronte di una spesa di 200 milioni di euro, l'alternativa prevede di spenderne 20.
Incrementando e migliorando la raccolta differenziata si può tranquillamente arrivare ad un quantitativo di rifiuti residui inferiore ai rifiuti prodotti dallo stesso inceneritore.
A differenza di quanto molti credono anche l'inceneritore a sua volta ne produce.
Quello di Parma farà 40 mila tonnellate all'anno di ceneri tossiche, senza sapere ancora dove andranno stoccate, nonostante lo si domandi da tempo a gran voce.
Dall'alternativa invece uscirebbe una materia stabilizzata, inerte, senza alcuna emissione in atmosfera.
Serve a poco sottolineare questi assurdi.
Logicamente il boccone più appetitoso è quello del forno, una vera e propria macchina da soldi, che sforna euro attraverso i certificati verdi, facendo arrossare di verdoni le pupille dei gestori.
L'alternativa non piace perché non genera vorticosi mulinelli milionari.
Addirittura un plico anonimo è giunto a casa dell'associazione.
Dentro c'erano le cifre vere del progetto: non i 175 milioni dichiarati ufficialmente, ma 315, forse 350, insomma il doppio del dovuto.
Il piano economico finanziario, con il quale Enia, ora Iren, ha ottenuto un finanziamento da 1 milione di euro dalla Bei (Banca Europea Investimenti) non è mai saltato fuori, nemmeno quando a chiederlo è stato il sindaco della città, Vignali, che oggi, tramontato il predecessore Ubaldi, non vede di buon occhio il forno, che stanno costruendo a poche centinaia di metri dal più grande stabilimento della Barilla, a fianco di Ikea, di rimpetto al costruendo centro ricerche sulle malattie respiratorie della Chiesi Farmaceutici.
Tutti preoccupati, ma le ruspe lavorano.
Sulla gestione dei rifiuti ancora tanta confusione, in tutto lo Stivale.
Gaetano Pecorella, nel suo tour come presidente della Commissione parlamentare sui rifiuti, è stato a Berlino, dove gli hanno detto che gli inceneritori sono il passato, mentre il presente e il futuro è il riciclo totale dei materiali.
Di materia non ce n'è più, la stiamo perdendo per sempre, esce dai camini degli inceneritori sotto forma di gas tossici.
Oggi la discariche le abbiamo trasferite in cielo.
E Parma vuole ammorbare ancora di più un'aria già in crisi: la quarta area più inquinata al mondo, il microclima che schiaccia le polveri al suolo, l'umidità che le rende difficilmente allontanabili.
Eppure lo stesso progetto prevede un incremento del Pm-10, il famigerato particolato fine, in aumento ogni anno non per pochi chili, ma di 3,2 tonnellate.
Nonostante ogni anno si sfori i giorni consentiti dalla legge, senza che nulla accada.
Dove saranno mai finiti i piani di risanamento dell'aria, approvati, sottoscritti, dimenticati?
Tante parole per dimostrare capacità di eloquio, zero assoluto in concretezza, in fatti veri, reali.
L'11 dicembre Parma torna in piazza con la fiaccolata di Santa Lucia.
Noi non spegneremo le nostre fiaccole finché loro non spegneranno il loro camino.
Parma sta rispondendo in massa al lavoro dei volontari, la gente ora ha capito che questo inceneritore è solo business per pochi e non risolverà problemi, semmai peggiorandoli.
In aprile erano stati in 5 mila da tutta Italia a partecipare alla prima manifestazione nazionale contro gli inceneritori di Parma, sotto una pioggia battente, lungo le vie del centro.
Ora la gente ha voglia di farsi ancora sentire, dagli amministratori sordi e ciechi al rispetto per il territorio e per i loro abitanti.
E dai partiti, che oggi litigano tra di loro, che non sanno prendere una posizione netta e forte, ma che di fatto danno il via libera all'impianto.
Una sinistra che mi mostra ancora più rigida della destra a sostenere le ragioni del forno, arroccata non si sa perché a un progetto inviso dalla popolazione, che porterà inquinamento e terreni intrisi di diossine, furani, metalli pesanti.
A Parma ci sono due città separate, quella dei partiti e degli amministratori, agenzie di controllo incluse, e quella dei Cittadini.
Parlano lingue diverse, non si capiscono, combattono un nemico differente.
I cittadini per la salute, i politici per interessi non ben chiariti.
Nel 2012 le elezioni amministrative in città, chissà se stanno pensando, i partiti, a come presentare l'inceneritore nei loro programmi elettorali.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 2 dicembre 2010
-521 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+185 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
Chiedo il permesso di riportare questo post, parola per parola, sul mio blog, per dare più visibilità possibile.
RispondiEliminaSo che suona un po' ridicolo scriverlo ora ma mi sono solo oggi reso conto che ci sono i commenti. Sob! Per il permesso è ovvio che sia si! Grazie. Aldo
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