giovedì 10 marzo 2011

Laterlite, il co inceneritore preoccupa

Laterlite è la maggiore azienda italiana per la produzione di argilla espansa, partecipata al 33% dal Gruppo Buzzi Unicem. Laterlite Rubbiano è uno dei 4 impianti del gruppo operativi in Italia.
A fianco della Barilla, l'impianto utilizza come combustibili prevalenti “reflui industriali costituiti da oli esausti ed emulsioni oleose esauste”, essendo autorizzata per quasi 65000 t/anno di rifiuti pericolosi.
Gli inceneritori, e quindi i co-inceneritori, rientrano nella prima classe di industrie insalubri.



Vista la classificazione, questo tipo di aziende dovrebbe avere una localizzazione “isolata” (dal testo unico leggi sanitarie), come invece non è questa fabbrica, inserita in un contesto antropizzato e caratterizzato da una tradizionale e storica vocazione residenziale, agricola, rurale e artigianale.
La zona di confluenza dei fiumi Taro e Ceno si distingue per essere vocata alle produzioni eno-gastronomiche, che possono valorizzare il patrimonio ambientale.
A poche centinaia di metri da Laterite, sorge uno degli stabilimenti produttivi di Barilla, ma anche sono presenti aziende agricole e zootecniche, agriturismi, caseifici e prosciuttifici.
Il comune di Solignano e quelli limitrofi si trovano all’interno delle zone di produzione, dei due più importanti prodotti tipici del territorio, Prosciutto di Parma e Parmigiano-Reggiano.
I disciplinari di questi prodotti escludono qualsiasi attività insalubre di prima classe dal territorio di produzione.
Laterlite brucia 20 diversi codici di rifiuti pericolosi per alimentare la combustione del proprio forno. Molti presentano alcune caratteristiche decisamente preoccupanti: si tratta di rifiuti tossici, cancerogeni, corrosivi, teratogeni (possono produrre malformazioni congenite o aumentarne la frequenza), mutageni (possono produrre effetti generici ereditari o aumentare la frequenza).
Laterlite è situata in adiacenza al centro abitato di Rubbiano ed allo stabilimento alimentare Barilla. Nel raggio di alcuni chilometri sono situati diversi centri abitati (Ramiola, Fornovo, Varano, Felegara, Riccò), sui quali ricadono gran parte degli inquinanti emessi dal camino.
Gli impianti di coincenerimento di rifiuti pericolosi producono alcuni tra gli inquinanti ritenuti più pericolosi per la salute umana e dannosi per l’ambiente, tra cui: ossidi di azoto, ossidi di zolfo, nanopolveri e particolato, diossine, furani, metalli pesanti, acido cloridrico, acido fluoridrico, idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
È ormai appurato che, nonostante limiti stabiliti dal legislatore nazionale e/o comunitario, per sostanze come gli IPA e le diossine non esistono ragionevoli livelli di sicurezza al di sotto dei quali esse non provochino danni alla salute umana ed all’ambiente.
Questi impianti sono dotati di sistemi di abbattimento che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull'effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature, anche superiori ai 1.000 gradi, nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.
Attualmente nessun sistema di filtraggio è in grado di trattenere le particelle inquinanti con diametro inferiore ai 2,5 nanometri. Questo è il principale problema degli inceneritori, la causa di un inquinamento “sconosciuto”, che desta allarme presso i cittadini e la comunità scientifica.
Come dimostrato da una letteratura scientifica ormai corposa, la pericolosità delle particelle è direttamente proporzionale alla diminuzione della loro dimensione. Quindi il particolato ultrafine risulta essere infinitamente più aggressivo e pericoloso, anche se la legislazione vigente non ne considera il monitoraggio.
Laterlite ha ottenuto l’autorizzazione all’incenerimento di rifiuti pericolosi nel 2000.
Nel 2005 si è costituito un comitato di cittadini, “Rubbiano per la Vita”, e nei mesi successivi è stato istituito un Osservatorio ambientale con la partecipazione di ARPA e Provincia di Parma.
Nel 2006 l’Osservatorio commissionò ad ARPA un’indagine sulle matrici ambientali.
I test di mutagenesi, analisi che verificano la capacità di indurre mutazioni genetiche da parte di agenti fisici o chimici, furono tutti positivi, “...evidenziando una prevalenza di sostanze che agiscono sul DNA inducendo sostituzione di coppie di basi…”,
Nonostante una seconda campionatura con risultati peggiorativi, ARPA fece una valutazione originale dei risultati: “...emissioni non direttamente riconducibili a Laterlite.”, nonostante che furono fatte campionature proprio al camino di emissione, con valori risultati molto fuori norma.
Anche il “Piano di zona per la salute ed il benessere 2009-2011” delle Valli del Taro e del Ceno ritiene indispensabile proseguire il monitoraggio nei pressi dell'azienda, suggerendo anche ricerche a livello epidemiologico.
Questo a conferma della criticità e del livello di attenzione che ormai anche AUSL deve tenere nei confronti di attività con questo potenziale impatto sanitario.
L'inversione termica presente nella zona aggrava la situazione, producendo uno strato fortemente stabile che impedisce la pulizia dell'aria e l'allontanamento degli inquinanti.
Il monitoraggio è consultabile sul sito di Arpa ma solo alcuni inquinanti sono riportati. Risultano completamente assenti i valori del test annuale sulle diossine, sugli IPA e sulla reale quantità di rifiuti pericolosi inceneriti.
Le attività dell’Osservatorio Ambientale hanno visto l'impegno delle parti e la volontà di introdurre misure per l’attenuamento dei danni ambientali provocati dalle attività di Laterlite. Ma nonostante i progetti in essere il tavolo è stato, negli ultimi anni, convocato una sola volta (novembre 2009) ed ha praticamente cessato la sua funzione di controllo e monitoraggio.
Nel novembre 2010 diversi organi di stampa locale hanno riportano la notizia sull'impianto
Laterlite di Lentella, che bruciava rifiuti pericolosi utilizzandoli come combustibile, e che era diventato in pratica un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Nel marzo 2006 la Laterlite di Lentella è risultata coinvolta nell'inchiesta (per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, falso) condotta dalla Procura della Repubblica di Lanciano (operazione “Mare chiaro”), che portò all'arresto di 16 persone, tra cui un suo dipendente.
A Bojano, Campobasso, nel maggio del 2007 il Tribunale locale, presieduto dal giudice Giovanni Falcione, ha emesso sentenza di condanna nei confronti dello stabilimento Laterlite per tutti e tre i capi di imputazione: lesioni volontarie, danno ambientale, attività non autorizzate.
I responsabili della ditta sono stati condannati penalmente perché “un’industria deputata alla produzione di argilla espansa in realtà era diventata un termocombustore di rifiuti pericolosi, tossici, ecotossici, teratogeni e cancerogeni, con l’avvallo della Regione Molise e dell’ARPA che avrebbero dovuto operare i controlli imposti dalla Legge”.
I danni ambientali arrecati saranno liquidati in sede civile, tuttavia, il Tribunale Penale ha condannato altresì la Laterlite a versare alla Provincia di Campobasso, una provvisionale di 100.000 euro.
Affermò il Pubblico Ministero che “I dati di partenza non erano veritieri, ma falsi ed illegittimi. Se solo l’Ente di controllo avesse adoperato la logica del buon padre di famiglia per tutelare la salute dei cittadini, forse i dati sarebbero diversi. La possibilità di incenerimento potrebbe essere stata usata, ed è stata usata, come Cavallo di Troia. Faccio credere che alcune sostanze (i rifiuti) mi servono per esigenze produttive e per poter ridurre le spese dei carburanti, poi invece mi metto a smaltire rifiuti e guadagno sullo smaltimento.”
E ancora “...l’Azienda era consapevole dell’accettazione del rischio legato alle scelte produttive. So i rischi che corre la popolazione e faccio questa scelta perché il mio obiettivo è quello di massimizzare il profitto. Alla fine il trattamento dell’argilla è diventato residuale, assorbente è divenuta la termocombustione dei rifiuti”.
Crediamo che autorizzare un’azienda privata, del settore laterizi ad incenerire rifiuti pericolosi in una zona densamente abitata significhi sottostimare il potenziale impatto sanitario sulla popolazione.
I gravi precedenti di condanna alla ditta Laterlite per imputazioni quali danno ambientale,
traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, devono indurre ad una ricerca di trasparenza e massima cautela, considerando che, nel caso della condanna, gli organi competenti non solo non hanno tutelato le persone, ma per totale “inadempienza” si sono prestati alle attività illecite, favorendo ogni necessaria autorizzazione.

Gianluca Ori
rubbianoperlavita@alice.it

Parma, 10 marzo 2011

Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Rete dei comitati per la salvaguardia del territorio parmense
comitato pro valparma - circolo civico valbaganza - comitato ecologicamente
comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie
associazione gestione corretta rifiuti e risorse

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