martedì 9 agosto 2011

Le illusioni degli industriali di Parma

Borri è sicuro che i rifiuti li pagheranno meno?

Spesso i detrattori del GCR (PD e Iren in prima fila) agitano lo spauracchio dei costi che dovranno sobbarcarsi cittadini ed aziende per portare i rifiuti fuori provincia, nel caso non venisse costruito il forno di Ugozzolo.
Questa affermazione fa facile presa per chi non è un attento analista della materia e tra questi sicuramente annoveriamo il presidente dell’UPI Giovanni Borri, uno dei pochi interlocutori che il GCR non ha mai avuto il piacere di incontrare, anche solo per avere uno scambio di opinioni sul tema.



Sappiamo che Giovanni Borri è uno dei più scettici in fatto di alternative all’incenerimento e proprio perché a capo degli industriali di Parma, la sua preoccupazione è dettata dai maggiori costi che i suoi associati dovranno sobbarcarsi dal 2012, se il magico inceneritore di Iren non dovesse entrare in funzione.
Non avendo avuto la possibilità di interloquire direttamente, immaginiamo che le ferree convinzioni di Giovanni Borri siano dettate dall’aver ascoltato solo la campana di Andrea Viero e Vincenzo Bernazzoli.
Proviamo quindi, attraverso la stampa, a fargli scattare il tarlo del dubbio, magari solo per far vacillare la sua cieca fiducia in questi 2 personaggi.
Ecco dunque i fatti, incontrovertibili.
L’impianto di Ugozzolo potrà trattare al massimo 65.000 ton/anno di rifiuti speciali (la tipologia in cui rientrano i rifiuti prodotti dalle aziende). Peccato però per Giovanni Borri e i suoi soci, che vedono nel forno la magica soluzione per abbassare i costi di smaltimento delle proprie aziende, che nelle prescrizioni dell’AIA sia specificato che verrà data priorità ai rifiuti provenienti dalle discariche da bonificare, il cui volume ammonta ad oltre 7 milioni di tonnellate.
Peccato anche che tra queste 65.000 ton/anno, per lo meno 20.000 siano riservate alla combustione dei fanghi da depurazione, quantità che potrebbe aumentare anche grazie alla modifica fatta successivamente all’approvazione del progetto, che permetterà ad Iren di pompare fanghi non essiccati e quindi con quantità che potrebbero aumentare fino a 50.000 ton/anno.
Si sappia dunque che per le 390.000 tonnellate di rifiuti speciali prodotte dalle aziende di Parma e provincia i cancelli di Ugozzolo resteranno irrimediabilmente chiusi per decenni e quindi la soluzione resterà ancora quella di affidarsi al libero mercato.
Al presidente UPI suggeriamo dunque di chiedere ad Iren come mai paghiamo ora 160 Euro a tonnellata lo smaltimento dei nostri rifiuti, cifra esorbitante se paragonata con altri esempi italiani ed anche con il mercato del nord europa includendo i costi di trasporto.
Citiamo ad esempio Napoli. Il capoluogo campano paga attualmente per lo smaltimento 113 Euro a tonnellata. Il sindaco De Magistris ha dato mandato al suo assessore di fare contratti che prevedano soluzioni d’emergenza, ad esempio inviando rifiuti in impianti nel nord Europa, ma restando al di sotto di questa cifra.
Un risultato economico assolutamente possibile, dato che in Olanda e Germania la tariffa media di smaltimento, tramite incenerimento, si aggira attorno ai 100 Euro a tonnellata, in quanto gli impianti esistenti sono ormai sovradimensionati, grazie anche ai progressi fatti nella raccolta differenziata e nel recupero di materia.
I cugini di Reggio Emilia sono già andati oltre e l’alter-ego di Castellani, l’assessore provinciale all’Ambiente PD Mirko Tutino, ha deciso di “non proseguire nell'uso dell’inceneritore di Cavazzoli, e di spegnerlo entro la metà del prossimo anno” ponendosi come obiettivo il raggiungimento del 67% di raccolta differenziata entro i prossimi 3 anni.
La multi-utility olandese van Gansewinkel ha mandato una lettera di invito ad Iren e comune di Parma per proporre una exit-strategy dal pantano in cui si è trovato l’inceneritore di Parma.
Sono già pronti i piani di dismissione, i progetti per implementare un centro di riciclo avanzato ed il programma di gestione della fase transitoria con costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Ripetiamo: costi di smaltimento inferiori a quelli attuali.
Il territorio di Parma ha già aziende che stanno operando con competenza e professionalità nel mondo del riciclo, come la ditta Carbognani (metalli), la Ghirardi (carta), la Cavozza (inerti) e la Furlotti (plastica e vetro).
Una politica di gestione dei rifiuti improntata sul recupero piuttosto che sullo smaltimento farebbe la fortuna di questi imprenditori e farebbe nascere altre aziende con conseguenti ricadute positive sull’occupazione, oltre che abbassare di molto i costi di gestione che gravano sui comuni, visto che si venderebbe tanta materia al consorzio Conai e calerebbe il costo dello smaltimento, calando le quantità da smaltire.
Caro presidente, questi sono i fatti.
Una diversa presa di posizione da parte sua e dell’associazione che rappresenta sarebbe dovuta, se veramente la logica che seguite è quella di difendere il bene delle aziende e del territorio in cui esse operano e guardare al business.
Noi siamo a disposizione per approfondire.
Se ce ne darà la possibilità.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 9 agosto 2011

+39 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+435 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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