lunedì 29 agosto 2011

Stop Inceneritore. Il Comune ha fatto il suo dovere.

Comunicato stampa dei due avvocati parmigiani

Allegri e De Angelis: "Bruceranno qui anche i rifiuti di Reggio e Piacenza?".

Dopo il blocco amministrativo del Termovalorizzatore imposto dal Comune i cittadini di Parma stanno assistendo ad uno scontro politico accesissimo.
Vorremmo ricostruire i fatti in modo chiaro e comprensibile per tutti.
Il 18 luglio 2006 il Comune di Parma firma un accordo con ENIA allo scopo di trasformare la destinazione dell’area prescelta per il Termovalorizzatore (TVC) da agricola ad industriale.



In questo documento fondamentale, all’art. 2 si legge:”Il Comune assume che le suddette opere ( il TVC, n.d.r.) rientrano,per motivazioni esposte ,tra quelle previste dall’art. 7 comma 1 lett.d) della L.R. 25/11/2002 n.31”.
In questo art.7 sono esposti i quattro casi di esenzione dall’obbligo di richiedere il permesso di costruire, e la lettera d) dice: “per le opere pubbliche del Comune”.
Quindi nel luglio 2006 il Comune di Parma considerava il TVC una propria opera pubblica,e come tale, esente dall’obbligo di conseguire il permesso di costruire.
Qualcuno però deve aver fatto notare ai tre soggetti coinvolti (ENIA, Comune e Provincia) che un’opera pubblica deve obbligatoriamente essere assegnata tramite una gara pubblica. Per evitare la gara pubblica ed assegnare direttamente ad ENIA (ora IREN) un’opera di questa importanza, alla fine dell’iter autorizzativo presso la Provincia di Parma, il TVC viene da quest’ultima definita: “un’opera privata di interesse pubblico”.
Con questo “escamotage” non sarebbe quindi più necessaria una gara pubblica perché il TVC non risulta più essere un’opera pubblica del Comune bensì un’opera privata di ENIA (oggi IREN), ma come tale necessita pur sempre di un permesso di costruire.
Che non c’è!
Infatti,conseguite le autorizzazioni ambientali dalla Provincia, ENIA ( REN) apre subito il cantiere e sui cartelloni, su cui vanno obbligatoriamente indicati gli estremi del Permesso di Costruzione, indica lo stesso art.7 della L.R. 25/1172002 n.31 che il Comune aveva citato nell’accordo del luglio 2006 con ENIA, omettendo – forse per pudore.... – la lettera d) “opera pubblica del Comune”.
Questi sono i fatti e speriamo che ora siano chiari a tutti.
Se i dirigenti del Comune hanno applicato e poi rinnovato il blocco amministrativo del Cantiere è perché “responsabilmente” hanno accertato la mancanza del permesso di costruzione e per la legge non avevano alternative.
In poche parole hanno fatto il loro dovere, anche se l’opera (privata) è stata definita di pubblica utilità ed anche se risulta in avanzata fase di realizzazione.
In Italia può oggi suonare strano ma la legge è legge. Inoltre, la mancanza del permesso di costruzione non è solo una irregolarità amministrativa ma anche un reato (abuso edilizio). Sarà quindi compito degli organi giudiziari competenti accertarne la sussistenza e le eventuali responsabilità personali.
Questo però non è l’unico fatto “anomalo” relativo al TVC. Esso infatti ,pur essendo un forno inceneritore, non è classificato come impianto di smaltimento rifiuti ma come impianto di recupero energetico. Tale qualifica viene conseguita grazie all’apporto dell’ energia calorica prodotta dal TVC, in aggiunta a quella elettrica, per il Teleriscaldamento. Ma non è questa l’”anomalia”, bensì il fatto che la Rete del Teleriscaldamento è di proprietà IREN. Parma infatti risulta essere l’unica città dotata di Teleriscaldamento la cui rete non è di proprietà pubblica (del Comune)ma di una società privata (IREN) che la iscrive a Bilancio nei cespiti patrimoniali. In tutte le altre città italiane la Rete di Teleriscaldamento è di proprietà comunale o da questa affidata in concessione per un tempo determinato ad una società privata che poi deve restituirla al patrimonio comunale. Ma non a Parma: qui IREN è piena proprietaria della Rete di Teleriscaldamento e gode pertanto di una privilegiata quanto illegittima situazione di monopolio.
La rassegna delle “anomalie” relative al TVC termina con due fatti che portano ad una ben poco rassicurante previsione. La Provincia ed il Comune di Reggio Emilia hanno recentemente comunicato ufficialmente che spegneranno il loro Forno inceneritore e che utilizzeranno altre metodologie di smaltimento. In precedenza il Comune di Piacenza aveva indetto una gara pubblica (!!) per l’adeguamento del locale Forno inceneritore. Unico offerente ENIA. Facile aggiudicazione quindi,ma stranamente questa ha rinunciato a sottoporre l’offerta, perdendo anche 40.000 euro versati a titolo di cauzione per l’offerta (bid bond). E’ azzardato affermare che anche il Forno di Piacenza, non adeguato alle nuove normative,verrà presto spento? Quando? Provate ad immaginarlo, visto che IREN è il Gestore dei rifiuti di Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
E’ pensar male che il TVC di IREN, situato a Parma, brucerà anche i rifiuti di Piacenza e Reggio?
O pensate che le limitazioni imposte dalla Provincia di Parma circa la provenienza e le quantità dei rifiuti, con deroghe già incorporate (punti 7 e 32 dell’autorizzazione provinciale) saranno dei baluardi inespugnabili?
Noi non avremmo dubbi ma forse siamo influenzati dalle troppe “anomalie” di questo progetto...

Pietro De Angelis e Arrigo Allegri

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 29 agosto 2011

+59 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+455 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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