lunedì 5 settembre 2011

Ancora nelle strade per dire Mai Più Inceneritori

Cosa significa tornare nella strade, ancora una volta per lo stesso tema?
Aldilà dell'evidenza del problema ancora irrisolto, che ha bisogno di ulteriore sforzo e impegno per superare l'ostacolo, in questo momento i temi sono molteplici e di grande attualità.
Talmente importanti da aver bisogno della presenza massiccia dei cittadini, per non far cadere alcune questioni nel dimenticatoio e far capire da che parte stia la città.



A Ugozzolo il cantiere dell'inceneritore è chiuso dal primo di luglio a seguito di una ordinanza di sospensione, emessa dal comune di Parma, seguita alla denuncia al Nucleo Abusi Edilizi da parte della nostra associazione. Manca il permesso a costruire, che per opere private come è l'inceneritore di Iren, è un titolo necessario.
La procura della repubblica ha un fascicolo aperto sull'inceneritore. L'ultimo esposto è proprio quello degli avvocati De Angelis e Allegri che ha messo in luce il reato di abuso edilizio. Sul cartello del cantiere infatti Iren si avvale di una norma utile solo per le opere pubbliche.
Ma l'affare inceneritore ha in sé un altro ben più grande buco nero, che si riferisce alla mancata gara per affidare le opere relative al Paip. Se non ci sono dubbi sul fatto che questo progetto ha valenza pubblica, trattando i rifiuti urbani prodotti dalla collettività, non potevano gli organi preposti concedere a Enia (poi Iren) un'opera così importante per la collettività, senza avere la possibilità di ottenere la proposta migliore, sia economica che ambientale, avvalendosi dei progetti che sarebbero giunti a fronte di una gara di appalto.
L'abbandono di Reggio Emilia del progetto nuovo inceneritore apre invece due scenari.
Il primo riguarda il destino del residuo del loro sistema di raccolta, che prefigura un accoglimento nel forno parmigiano di ingenti quantitativi di rifiuto provenienti da oltr'Enza.
Il secondo, ben più importante, mette in luce il fatto come sia possibile una gestione dei materiali post utilizzo senza forno inceneritore, e che la necessità del forno sia ormai uno slogan vuoto e privo di fondamento.
Le opere bloccate al cantiere di Ugozzolo sono anche quelle affidate alla cooperativa bolognese CCC, invischiata nell'affare Penati. Sono frutto di una gara di appalto europea del valore di 43 milioni di euro alla quale solo un'azienda in tutta Europa decise di partecipare, ovviamente vincendo con un minimo ribasso, lasciando aperti tanti dubbi.
La costruzione in atto del forno ha messo in luce delle modifiche al progetto di primaria importanza come quelle sul sistema di filtraggio dei fumi e quella inerente la gestione dei fanghi da depurazione. Modifiche importanti che non sono passate dalla Conferenza dei Servizi, la quale invece dovrebbe deliberare proprio in questi casi, come previsto dall'Aia.
L'intero Paip manca del piano economico finanziario, celato da Iren a tutti i cittadini che ne hanno fatto richiesta ma anche a consiglieri comunali ed allo stesso sindaco di Parma.
L'accendere un forno inceneritore nel 2012 significa ingessare il sistema della raccolta differenziata per oltre 20 anni, impedendo di fatto la sua crescita, dato che i due sistemi non possono convivere fra di loro, essendo entrambi alla caccia degli stessi materiali: plastica, carta, legno. Essendo lo stesso attore che gestisce entrambi gli scenari si immagina come finirà.
Ed in effetti Iren ha già scritto nel progetto del Pai che la Rd della plastica scenderà alla clamorosa percentuale del 17% contro una previsione del piano provinciale del 59,7%. Ovviamente con l'intento di mantenere il potere calorifico dei rifiuti, che senza l'apporto delle 3 componenti fondamentali, carta, plastica e legno, crolla del 90%, rendendo impossibile mantenere la fiamma senza integrare con gas metano.
Il costo economico di un inceneritore, a parte l'investimento iniziale enorme che supera i 200 milioni euro, si ripercuote anno dopo anno per la gestione ordinaria, che ha elevate quote di spesa per mantenere costanti le prestazioni ambientali, oltre ai costi fissi di gestione come i carburanti e gli additivi.
Queste cifre economiche non potranno che ripercuotersi sulle bollette dei cittadini.
Un'ipotesi alternativa di gestione dei rifiuti del nostro territorio è stata depositata presso provincia e comune nel giugno del 2010, senza aver ricevuto alcuna risposta.
Uno dei 5 protagonisti europei del mercato dei rifiuti è disponibile da subito con un piano di riconversione dell'impianto per gestire a freddo e in modo meccanico i rifiuti, puntando in prima istanza al recupero di materia.
Comune di Parma e Iren hanno già ricevuto un invito formale per discutere i dettagli del piano, che include le eventuali penali da destinare alle aziende che ne hanno diritto, direttamente presso la sede olandese di van Gansewinkel. Ovviamente per ora è lettera morta.
Tornare nelle strade venerdì prossimo ha un'importanza particolare perché oggi vengono al pettine tanti nodi segnalati in questi anni di dura opposizione, ma emerge anche la correttezza delle nostre affermazioni, la possibilità effettiva e concreta di evitare l'inceneritore, alla faccia di coloro che fino a ieri irridevano con noncuranza la proposta alternativa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 5 settembre 2011

+66 giorni dallo stop del cantiere dell'inceneritore di Parma
+462 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Da giugno 2011 anche a Parma il tetrapak (cartoni del latte, dei succhi di frutta, della mozzarella) può essere riciclato, mettendolo nel bidone giallo per la raccolta di vetro, plastica e barattolame.

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