domenica 19 febbraio 2012

Diossine, assassine vaganti

Il rapporto Us Epa abbassa ancora la soglia di rischio
Le diossine sono una classe di composti organici aromatici clorurati con una struttura complessa e stabile.
Nella terminologia corrente il termine diossina è spesso usato come sinonimo di TCDD, ma si conoscono 210 tipi diversi tra diossine (73 tipi) e furani, strettamente correlati per caratteristiche e tossicità.



La TCDD allo stato cristallino è una sostanza solida inodore, di colore bianco, con punto di fusione di 307°C, termostabile fino a 800°C, liposolubile, resistente ad acidi ed alcali.
È chimicamente degradabile in pochi giorni dalla radiazione solare ultravioletta in presenza di donatori di ioni idrogeno (ad esempio a contatto con il fogliame verde delle piante): se invece viene dilavata nel terreno, si lega al materiale organico ivi presente e viene degradata molto lentamente, nell’arco di parecchi mesi o anni.
Le diossine non esistono pure in natura ma vengono generate come sottoprodotti non voluti di numerosi processi di produzione, utilizzazione e smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Le emissioni industriali di diossine possono essere trasportate per grandi distanze dalle correnti atmosferiche, e, in misura minore, dai fiumi e dalle correnti marine.
In base al più recente (1995) inventario delle emissioni di diossine, le maggiori fonti industriali di diossine in Europa , in grado di coprire il 62% delle diossine immesse in atmosfera, sono gli inceneritori per rifiuti urbani (26%), le fonderie (18%), gli inceneritori di rifiuti ospedalieri (14%),
le attività metallurgiche diverse dal ferro (4%), mentre il restante 38% è attribuito a impianti di riscaldamento domestico a legna (legna trattata), incendi, traffico.
La quantità di diossine emessa annualmente in Europa, espressa in grammi di trossicità equivalente, è la seguente.
Gli inceneritori di rifiuti urbani ne producono 1641, le fonderie 1125, il riscaldamento domestico a legna 945, gli inceneritori di rifiuti ospedalieri 816, gli incendi 380, la produzione di metalli non ferrosi 136, il trasporto veicolare non catalizzato 111.
Sono quindi gli inceneritori a produrre la maggior quantità di diossina, ed il loro essere sparsi su tutto il territorio nazionale induce l'accumulo.
Dal 1856 si prelevano campioni di terreno dallo stesso campo mai adibito ad uso agricolo e l'incremento di rpesenza di diossina è stato del 300% (da 31 nanogrammi a 92).
Le diossine”bio-accumulano”, e quindi tramite la catena alimentare, passano da preda a predatore, concentrandosi nella carne e nei prodotti caseari, per raggiungere infine l’uomo.
La quantità di diossine nell’uomo è maggiore di tutti gli altri mammiferi in quanto l’uomo è l’ultimo anello della catena alimentare, e concentra nei propri grassi a livelli maggiori di quelli che si trovano nel cibo con cui si alimenta, in particolare latticini, carne e pesce.
Uno studio condotto sul latte delle mucche tedesche e su quello delle mamme svedesi ha dato questi risultati: mucche tedesche 2002, 0.7 picogrammi per grammo di grasso, mamme svedesi 2003, 18 picogrammi.
Gli effetti delle diossine sembrano dipendere più dalla loro presenza in particolari organi e/o stadi vitali piuttosto che dall'entità quantitativa dell'esposizione. Studi di laboratorio hanno dimostrato che l'esposizione a dosi bassissime di diossina durante un periodo critico brevissimo nel corso della gestazione è sufficiente ad influire negativamente sulla salute del feto.
La diossina è cancerogena per l'uomo e per gli animali.
L'EPA (Agenzia statunitense per la Protezione Ambientale) ha stimato che l'attuale esposizione di fondo della popolazione generale alle diossine determina un rischio di contrarre tumore variabile da 1/1.000 a 1/10.000 cittadini.
Anche se negli ultimi anni la produzione e dismissione di diossine da impianti è calata e pertanto anche la loro assunzione, come si evince dall'ultimo rapporto US EPA, certo non ci si può accontentare di ciò, anche per il fatto che va sempre valutato il rischio maggiore che corrono gli organismi in accrescimento come i bambini, che assorbono più velocemente questi inquinanti, o il rischio per le persone immunodepresse o con patologie croniche.
Il risultato più rilevante del rapporto è aver fissato il livello giornaliero di esposizione considerato "accettabile" a 0.7 picogrammi per kg (e si parla per il momento delle sole patologie non tumorali, mentre restiamo in attesa del prossimo rapporto sulle patologie neoplastiche).
Ricordiamo che la raccomandazione OMS del 2001 era di una concentrazione 3 volte superiore
In Europa la tutela della salute della popolazione ha motivato, nel 1993, la scelta dell’Unione di inserire nel quinto Piano d’Azione l’obiettivo, entro il 2005, di ridurre del 90 % le emissioni di diossine, rispetto ai valori del 1985.
Nel corso degli anni l’Italia non ha adottato la giusta politica per la riduzione delle emissioni di diossine e non è in regola con gli obiettivi.
La Convenzione di Stoccolma, sottoscritta nel 2001 ed entrata in vigore nel 2004, prevedeva che per inquinanti tossici e persistenti come le diossine se ne vietasse la produzione e l' immissione nell'ambiente.
Attualmente sono 151 gli Stati che l'hanno sottoscritta e ratificata, ma l’Italia è l' unico tra i paesi europei a non averla ancora ratificata, ovvero tradotta in normative di legge, pur avendola sottoscritta nel 2001.
L'OMS già dalla fine degli anni '80 raccoglie i dati di biomonitoraggio del latte materno eseguiti nei paesi europei, grazie ai quali si è potuto dimostrare che negli ultimi 30 anni livelli di contaminazione sono notevolmente diminuiti.
Purtroppo in questi studi non compare l'Italia e nulla o quasi quindi si può sapere circa i livelli di contaminazione del latte materno nel nostro paese.
Nel Report OMS “Persistent organic pollutants in human milk, Copenaghen Regional Office for Europe 2009” risulta che in molti paesi ( Ungheria, Repubblica Ceca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Slovacchia ecc) tali livelli nel 2007 sono mediamente 5 picogrammi/grammo di grasso, quindi nettamente inferiori rispetto ai valori riscontrati nei campioni delle mamme di Ravenna (media di 19,6 picogrammi/grammo di grasso).
Dalle poche indagini condotte di recente in Italia, risulta che a Milano, Piacenza, Giugliano, Montale, Forlì, i valori riscontrati sono mediamente di 10 picogrammi /grammo di grasso mentre a Taranto, area fortemente inquinata, i valori sono stati mediamente oltre 20 picogrammi/grammo di grasso.
Se prenderà piede la politica dell’incenerimento, e quindi se si passerà dall’attuale 16% al 65% dei rifiuti inceneriti, è inevitabile che la quantità di diossine immesse in atmosfera da queste fonti aumenti, nonostante l'utilizzo delle cosiddette migliori tecnologie a disposizione.
Diossine, se le conosci, le eviti.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 19 febbraio 2012

Sono passati
629 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma

Mancherebbero
77 giorni all'accensione del forno, se ancora lo si farà

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