giovedì 2 agosto 2012

Neviano, la grande stufa buona


E' solo una caldaia, ha sottolineato Dall'Olio, nient'altro che una grossa stufa, che inquinerà molto meno di sette vecchie stufe di potenza equivalente.
Il leit motiv della serata a Neviano è stato questo, tranquillizzare, sminuire, presentare la centrale a cippato come una favola a lieto fine, da replicare ovunque nelle terre alte.
Un'assemblea a senso unico, senza alcun contraddittorio, dove a parlare erano gli stessi progettisti dell'impianto, quasi fosse una serata di promozione aziendale.



La grande stufa buona. Dall'Olio, capogruppo Pd a Parma, dovrebbe sapere che la grande maggioranza dei cittadini della montagna si è già dotata di moderne stufe a pellet o miste legna-pellet, impianti automatizzati che hanno emissioni dieci volte inferiori della centrale a cippato che verrà costruita.
Un articolo sul "Sole 24 ore" conferma il boom di vendita di stufe a pellet nel nostro paese nel 2011, 200 mila unità.
Abbiamo chiesto al sindaco Garbasi perché non incentivare la sostituzione completa delle vecchie stufe, invece di impegnare mezzo milione di euro tra centrale e teleriscaldamento.
Abbiamo chiesto perché non impiegare quei finanziamenti europei per il risparmio energetico, a partire dagli edifici pubblici.
Non sarebbe meglio pensare prima a come ridurre i consumi?
Di risposte nemmeno una.

E' chiaro che la decisione è calata dall'alto e non la si discute.
Regione e Provincia hanno deliberato di sviluppare queste centrali e le finanziano.
Dall'Olio ha fatto notare l'esiguità dei consumi, solo 4 mila tonnellate di cippato.
Tra quelle già funzionanti e quelle in cantiere rispetto alla quantità di legna tagliata nel 2009, 150 mila tonnellate.
Ha anche dichiarato che nel progetto complessivo si conta di arrivare a 24 centrali.
Un consumo crescente, e se tutte seguiranno l'esempio di Monchio che vuole fare anche
cogenerazione, cioè produrre energia elettrica, ancora di più, visto che gli impianto rimarrebbero accesi anche d'estate.
Il rendimento di una centrale a cippato per produrre elettricità è molto basso, tra il 12 a il 15%, per cui quelle tonnellate di cippato delle 24 centrali dovranno essere moltiplicate per 6, che vuol dire arrivare a 70, 80 mila tonnellate.
E in effetti una volta installate, gli amministratori si chiederanno per quale motivo non si dovrebbe sfruttarle appieno trasformandole in cogenerazione come Monchio.
In assemblea i tecnici chiamati dal comune, tra cui l'ingegner Francescato, direttore nazionale di AIEL (azienda italiana energia dal legno), hanno subissato la platea per due ore con relazioni e slides su come siano efficienti e non inquinanti le caldaie che le loro aziende costruiscono ed impiantano.
E' roba loro, devono venderle, cosa potevano dire di diverso?
Sulle polveri però hanno dovuto ammettere che le emissioni sono tra i 40 e i 70 mg/ Nm3, cioè da 6 a 10 volte più inquinanti delle moderne caldaie automatizzate familiari.
Certo quei valori rientrano nei 100 mg/Nm3 stabiliti dalla normativa italiana, ma l'Europa sta spingendo per portare quei limiti a 30 mg/Nm3, perché c'è grande preoccupazione per gli effetti nocivi delle polveri fini sulla salute.
Le polveri da camino, che il filtro meccanico a multiciclone non abbatte minimamente, confermato dallo stesso Francescato, contengono carboni organici volatili (COV), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ossidi di metalli pesanti e diossine.
Queste sostanze sono velenose e mutagene e si attaccano alle particelle di polvere che poi noi respiriamo.
Questo non è terrorismo, è sapere scientifico comprovato.
Questo è il motivo per cui a Parma i cittadini hanno votato contro l'inceneritore.
Lungo le strade di montagna, tutti possono vedere le cataste che fanno ormai da contorno all'asfalto, dappertutto.
E' in atto un taglio forsennato dei boschi prodotto da una domanda speculativa del mercato della legna da ardere. Tali tagli hanno ormai superato la stessa domanda e il prezzo dei tronchetti accatastati è crollato dagli 8 euro al quintale di tre anni fa agli attuali 5,5 euro.
Tutti sono convinti che tale scempio non si fermerà.
Anzi, il crollo stesso del prezzo spingerà molti a tagliare di più per intascare almeno gli stessi soldi dell'anno prima.
Non ci stiamo riferendo ai boscaioli, che fanno correttamente il loro lavoro di sempre, ma a tutti coloro che assoldano immigrati in nero per farli lavorare al posto loro e per il proprio profitto.
Abbiamo sentito amministratori e tecnici affermare che oggi c'è il doppio di legna rispetto a quarant'anni fa e che non sarebbe un male se la si tagliasse, recuperando i prati di una volta e la biodiversità che questi rappresentavano.
Qualcuno, Bricoli, si è permesso di usare la biodiversità contro l'ambiente nel suo complesso.
Veramente il colmo.
Tecnici che non si rendono conto che non si può tornare indietro, ma che soprattutto non si deve farlo per non innescare di nuovo il degrado idrogeologico imperante in quei tempi.
Non si può creare lavoro saccheggiando le risorse naturali e mettendo in forse la salute della gente.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
2 agosto 2012

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