giovedì 6 settembre 2012

Ciclosi da che parte stava?


Il sequestro dell'inceneritore di Parma, proposto al Gip dalla Procura di Parma, ha fatto tornare al centro dell'attenzione la vicenda del progetto dei Paip di Ugozzolo.
L'ultima puntata della lunga querelle aveva visto uscire vittoriosa Iren, alla quale il Tar di Parma aveva dato ragione in merito all'abuso edilizio del cantiere, che aveva portato allo stop dei lavori nel luglio dell'anno scorso.
Il comune di Parma aveva infatti ravvisato l'assenza del permesso a costruire e di conseguenza il mancato pagamento degli oneri dovuti all'ente locale (circa 400 mila euro), pur trovando fra le carte prova delle necessità del titolo stesso, più volte sottolineata dalla stessa multiutility in diversi carteggi.



Oggi proponiamo un documento di Enia del 17 giugno 2009, nel quale l'azienda mette nero su bianco la vicenda del permesso edilizio, manifestando l'intenzione di farne richiesta “prima” dell'avvio dei lavoro del forno. Si legge a pagina 5: “Le opere in progetto si svolgono tutte su area di proprietà Enia, che è libera da vincoli e risulta disponibile per esecuzione dei lavori medesimi previa acquisizione del permesso di costruire che sarà richiesto prima dell'avvio dei lavori, al Comune di Parma ai sensi dell'art. 7, punto c) della L.R. n. 31 del 25.11.2002”.
La lettera è indirizzata anche alla Provincia, all'Arpa, all'Ausl, otre che al Comune di Parma.

Sappiamo che quella intenzione rimase sulla carta (è proprio il caso di dirlo) e mai Iren si attenne ai suoi propositi, dimenticando di fare richiesta dell'apposito permesso.
Ciò che stupisce oggi, dopo la quanto meno dubbia sentenza del Tar, è il fatto che nonostante Iren si ripromettesse di chiedere i danni al comune già nella fase di difesa davanti al tribunale, l'amministrazione comunale non si sia appellata al Consiglio di Stato, facendo scadere i termini per il ricorso.
Di fronte al rischio di danno per le casse comunali l'amministrazione avrebbe dovuto  procedere d'ufficio all'appello a Roma, proprio per coprirsi le spalle di fronte alle bellicose intenzioni di Iren.
Sulla poltrone di sindaco sedeva in quei mesi Mario Ciclosi, il commissario che sostituì nel ruolo di sindaco pro tempore Anna Maria Cancellieri, diventata nel frattempo ministro dell'Interno della Repubblica.
Oggi la grande domanda che ci poniamo è quali siano state le motivazioni di Ciclosi per decidere di lasciar trascorrere il tempo e rinunciare all'appello in Consiglio di Stato per poter difendere il Comune da lui diretto.
Con quali giustificazioni il commissario abbandonò una doverosa azione negli interessi di Parma, di fronte al rischio (poi rivelatosi fondato) di una rivalsa di Iren nei confronti dell'amministrazione?
La multiutility ha proceduto, non appena la sentenza del Tar è passata in giudicato, a portare Parma in tribunale, chiedendo al Tar di costringere il comune a rifondere la modica cifra di 28 milioni a titolo di risarcimento per i danni derivati dallo stop al cantiere.
Una gatta da pelare pesantissima per le casse vuote dell'ente locale.
Un problema che in questo caso ha un nome e un cognome come origine.
I cittadini avrebbero diritto di sapere come mai fu presa questa sciagurata decisione di non agire.

La lettera di Enia

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 6 settembre 2012

Sono passati
13 giorni dalla richiesta di dimissioni di Luigi Giuseppe Villani dalla poltrona di vicepresidente di Iren, il rappresentante che non rappresenta più gli interessi del Comune di Parma in seno alla multiutility.
http://www.facebook.com/QuandoTeNeVai
Sono passati
829 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario dell'inceneritore di Parma
Sono passati
123 giorni dal previsto avvio dell'inceneritore: avrebbe dovuto accendersi il 6 maggio 2012
Sono passati
108 giorni dal referendum sull'inceneritore: i cittadini hanno detto no al forno

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