Daniela
Spaggiari ha caricato un video su You Tube e pubblicato un e-book
“La
presenza di un inceneritore e di una ceramica vicino a casa non è
casuale”
di Chiara Cabassa
«In questo momento vorrei
essere una mosca e vedere i vostri sguardi per capire se qualcosa di
questo messaggio vi è entrato nel cuore... Buona vita a tutti».
Con queste parole si
conclude un video di incredibile intensità, crudo e toccante, nel
quale Daniela Spaggiari, madre di una ragazza malata di leucemia,
lancia su You-Tube un messaggio che non può lasciare indifferenti.
Un messaggio nel quale si parla di inceneritore, di sostanze
inquinanti, di stili di vita sbagliati. E della necessità di dire
basta, «perché il nostro benessere dipende dalle scelte che
quotidianamente facciamo. E smettiamola di considerare la malattia un
destino crudele, perché non è così».
«Ci si può ammalare -
afferma nel video Erica Francia che tre anni fa ha scoperto di essere
stata colpita dalla leucemia - quando si vive in un ambiente ostile
perché contaminato da elementi inquinanti e cancerogeni». Erica
dice queste parole con un tono di voce pacato. Ma non rassegnato.
Cosiì come non rassegnata è la madre che, oltre a girare il video,
ha pubblicato un e-book intitolato “Oltre la soglia” (sottotitolo
“introspezione di una mamma bastone a sostegno della guarigione
della figlia”).
Al centro una storia che
potrebbe essere quella di ognuno di noi.
Erica abita con la madre e
il padre a Cadelbosco Sopra. Una vita tranquilla. Una famiglia come
tante. I genitori lavorano, lei studia. Ma è proprio tre anni fa,
quando sta partendo per un viaggio studio con Erasmus, che tutto
cambia. Nel luglio 2010 Erica inizia a stare male e, a settembre,
arri- va la diagnosi: leucemia.
«Forse per il mio carattere
che mi spinge ad andare in fondo alle cose - ci spiega Daniela
Spaggiari - e probabilmente grazie alla fede che mi porta a non
arrendermi, quando a mia figlia è stata diagnosticata la leucemia,
non mi sono fermata ad aspettare gli eventi. Ho letto, mi sono
informata, sui libri e su internet. E sono approdata al San Raffaele
di Milano dove io e mia figlia siamo vissute per due anni e mezzo.
Ero stata obbligata a lasciare il mio lavoro, avevo dei debiti da
pagare, la situazione economica non era facile, ma non mi sono
arresa».
Anni difficili, quelli
trascorsi a Milano, ma nei quali madre e figlia si trovano a
condividere una situazione terribile e insieme eccezionale. Perché
l’obiettivo è sempre stato “capire”. «Mia figlia - prosegue
Daniela - a Milano aveva iniziato a stare meglio. Certo, merito delle
cure, ma non solo. E io volevo capire se la sua malattia poteva
dipendere dalle condizioni ambientali in cui aveva vissuto. Mi sono
rivolta a Stefano Montanari, ricercatore e studioso di nanopatologie,
direttore scientifico dell'azienda modenese Nanodiagnostics. La
biopsia del midollo di Erica ha portato alla presenza di polveri di
diversi metalli pesanti ad altissima concentrazione».
E’ stato immediato, per
Daniela, pensare a “dove” Erica e la sua famiglia erano stati
fino a quel momento: «Per dieci anni mia figlia ha vissuto ridosso
dell’inceneritore e a due chilometri da una ceramica che recente-
mente è stata chiusa. Chiara- mente non ci sono prove che possano
indicare con certezza delle responsabilità. Ma da quel momento, ho
capito che era anche colpa mia. E di quanti sono indifferenti di
fronte a scelte e situazioni considerate scontate. Certo, pensiamo al
benessere, ma nell’accezione sbagliata: prima viene il denaro. Ed
era così anche per me, prima che Erica si ammalasse: lavoravo per
guadagnare, per aiutare mio marito a pagare il mutuo e fare studiare
nostra figlia. E non mi rendevo conto che c’era qualcosa di più
importante».
Ma nella quotidianità, come
si è trasformata la vita di una donna che non ha paura di andare
fino in fondo? «Sono le scelte quotidiane che cambiano - ci dice
Daniela - per esempio sono diventata quasi vegetariana, compro
biologico, sono attentissima alla raccolta differenziata mentre prima
la consideravo solo una perdita di tempo. E mi faccio bastare quello
che ho. Perché ho scelto di pubblicare un e-book? Ho risparmiato il
30%, non ci saranno camion che lo trasporteranno, e non sono stati
tagliati alberi».
Lei le chiama piccole
scelte. In realtà si tratta di stravolgere una vita... «Ciò che è
accaduto - ammette Daniela - ha fatto sì che la mia fede, assopita
dalla quotidianità, abbia avuto un sussulto e mi abbia fatto vedere
le cose con una maggiore lucidità».
Forse è necessario che la
vita ti cambi per riuscire a vedere un futuro diverso. Ed è quello
che è capitato a Daniela. «Nel mio libro - spiega - per definire il
mio ruolo mi definisco un bastone. Ma forse anche Erica è stata un
bastone per me: se lei si fosse arresa forse l’avrei fatto anch’io.
Perché vivere con un malato onco-ematologico è un’esperienza
totale. Erica ha perso la sua vita e io ho perso la mia. O meglio le
nostre vecchie vite... Erica non ha difese immunitarie quindi non può
frequentare i luoghi pubblici, deve sempre indossare la maschera
sterile, non può viaggiare su bus o treni, non può nemmeno cucinare
perché potrebbe restare contaminata da ciò che tocca».
A questo punto chiedere come
sta Erica non è un tabù, ma la tappa di un difficile percorso.
«Erica ha già subito due trapianti, per il momento non è previsto
un terzo tentativo. Si sta curando, sempre a Milano, con una terapia
chemioterapica. La nostra battaglia continua».
Il video
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Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
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