giovedì 29 agosto 2013

Gli inceneritori non servono, lo dice l'Università di Modena

Il piano per lo stop agli impianti è del ricercatore Alberto Bellini

di Gian Basilio Nieddu
da Qui Modena
http://www.modenaqui.it/


A Modena è viva e continua da giorni la polemica sull'inceneritore cittadino, ma la vera battaglia si combatte sul campo regionale, dove un gruppo di Comuni propone un progetto - entro fine anno la Regione deve adottare il piano regionale che normerà la gestione dei rifiuti in Emilia Romagna - che prevede il taglio degli inceneritori: da otto a due.
E’ il progetto porta la firma di un ricercatore di Unimore.
Si chiama Alberto Bellini, ricercatore e docente del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria nella nostra università, il progettista del piano che vuole scrivere la parola fine sugli 8 inceneritori emiliano-romagnoli.


Secondo i suoi studi se si punta e si investe massicciamente sulla raccolta differenziata spinta e sul trattamento non per incenerimento dei rifiuti si riesce a far calare da milioni di tonnellate a 260 mila la produzione annua di rifiuti urbani della nostra regione destinati ad essere bruciati.
Significa che possono restare in vita solo due piccoli inceneritori.
Un traguardo che si può raggiungere - secondo Bellini - entro il 2020.
«Grazie alla riduzione dei rifiuti e all’aumento della raccolta differenziata, nel 2020 la quantità totale dei rifiuti avviati a smaltimento nella regione Emilia-Romagna sarà di 270mila tonnellate - ci dice il ricercatore che in questi giorni si trova all’estero -.
Per trattare questo materiale si possono utilizzare inceneritori e annullare le discariche, oppure questo materiale può essere utilizzato come combustibile solido secondario (CSS) per impianti quali cementifici.
In prospettiva, nel 2020 in Regione sarebbero sufficienti 1-2 impianti di inceneritori per i rifiuti solidi urbani».
Ma chi ospiterà questi inceneritori, seppure tecnologicamente più avanzati rispetto a quelli attuali, questa la domanda.
Secondo il ricercatore la scelta deve essere basata sull’impatto minore per le comunità interessate.
Una prospettiva lodevole ed interessante sempre che non si realizzi in Città.
«Noi puntiamo al 70% di raccolta differenziata ed a una diminuzione del 25% dei rifiuti.
La fattibilità di questo scenario è confermato dai risultati ottenuti nella contea di Ortenau in Germania, o nel trevigiano, dove Contarina raggiunge risultati analoghi in un comprensorio di 470.000 abitanti (49 comuni)».
Ma per quanto riguarda la ricerca portata avanti dall’Ateneo modenese si sottolinea come «il recupero di materia è preferibile di 5/6 volte rispetto al recupero di energia.
Per fare un esempio concreto da una bottiglia di Pet si recupera un’energia molto minore di quella necessaria per produrla».
Riciclare la materia quindi porta maggiori benefici rispetto all’energia che si può ricavare dalla combustione dei rifiuti.
«In Emilia-Romagna produciamo 3 milioni di rifiuti, ma solo 252 mila non sono riciclabili».
Peccato che per la gran massa degli altri si riesca ad intercettare (quindi recuperare) solo il 30%.
In estrema sintesi questa l’analisi, poi la proposta che si basa sulla leva fiscale con il principio «chi più consuma, più paga».
La tariffa puntuale che incentiva cittadini ed imprese a produrre meno rifiuti.
Il progetto di Bellini, assessore comunale a Forlì, è sposato dalle amministrazioni di Forlì, Reggio Emilia, Parma e Piacenza e si scontra contro quello opposto delle altre amministrazioni emiliano-romagnole - come quella di Modena - che non hanno, invece, un approccio così netto sul taglio degli inceneritori.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 agosto 2013

L'inceneritore di Parma è acceso da
1

giorno

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