martedì 5 marzo 2013

Inceneritore Citterio: le parole di amministratori, Arpa e di Citterio stessa


Durante l'ultima assemblea pubblica organizzata dal sindaco di Felino al teatro comunale, il dott. Torti, architetto comunale, ha fatto il punto della situazione della vicenda Citterio e del progetto di costruzione di una centrale a biomassa di grassi animali.
Riassumendo l'iter autorizzativo, è emerso che la Regione Emilia Romagna ha consentito l'uso del grasso come combustibile cogenerativo solo dopo averlo negato per ben due volte nelle due precedenti conferenze dei servizi. E' stato sottolineato che il ministero dell'ambiente, pur sollecitato espressamente a farlo, non ha mai preso posizione sull'utizzabilità del grasso quale combustibile. Infine mentre la Regione Lombardia elargiva autorizzazioni, la provincia di Bergamo non autorizza tutt'ora a bruciare grasso.



Non si è mai visto un iter autorizzativo di una centrale a biomassa che durasse poco più di 4 mesi tra la domanda e l'autorizzazione. La corsa ad autorizzare è frutto della minaccia di Citterio di delocalizzare e di licenziare e di azioni legali contro le amministrazioni se avesse perso i finanziamenti europei che scadevano il 31 dicembre scorso.
Quello di Citterio è il primo impianto autorizzato in Emilia Romagna, per di più in una zona a vocazione agroalimentare di qualità : parmigiano e prosciutto di Parma.
L'impianto più grande di cogenerazione a grasso animale esistente è sito a Pegognaga, Mantova, da 4,6 MWe, dentro un macello interregionale, progetto che Legambiente, pare quasi incredibile, ha premiato come esempio di innovazione.
Il direttore di Arpa De Munari, autorizzando l'impianto e le sue emissioni perché nominalmente nei range normativi della Regione, ha affermato di ritenere insensato accrescere il numero di centrali a biomassa in una zona “rossa” come quella in esame, una zona ad alto inquinamento di NOx e di polveri, con la conseguenza di aggiungere altri inquinanti a quelli già esistenti.
Di fatto, la sua, è stata un'ammissione di impotenza a fronte delle decisioni politiche degli amministratori.
L'ing. Capponi di Termoindustriale, la ditta fornitrice del cogeneratore a Citterio, nel motivare che le emissioni rientrerebbero tranquillamente all'interno dei range dettati dalle normative Regionali, ha affermato che l'impianto di depurazione atto a garantire la cosa consisterebbe di un reattore catalitico selettivo e di due catalizzatori ossidanti,uno a monte ed uno a valle dello stesso.
La cosa non corrisponde assolutamente a ciò che è scritto nella relazione tecnica della domanda di aggiornamento dell'autorizzazione, pagine 11 e 17, dove si accenna ad un solo catalizzatore ossidativo a valle del reattore catalitico selettivo.
Lo stesso Capponi, interrogato dal segretario di Slow-Food Parma sull'evidente contraddizione tra quanto scritto e quanto detto in pubblico, è stato costretto ad ammettere di aver mentito. Di aver esagerato le componenti del depuratore per far buona impressione sulla gente.
Lo stesso ing. Capponi, poi, nell'assemblea pubblica ha ammesso che la
presenza di cloruro di sodio (la normale salatura del prosciutto) è pericolosa.
Potrebbe essere un ingrediente per la formazione di diossine dalla combustione
del grasso. Ma naturalmente,dice lui, la cosa non si verifica per la perfetta
purificazione del grasso e per la straordinaria depurazione.
Ma chi si fida più delle sua affermazioni?
A questo punto, ci si chiede addirittura se dalla stessa cuocitura del SOA a 135° in presenza di fumi di cloro non si creino diossine all'interno dello stesso impianto di Rendering. Non a caso tutti gli effluvi dell'impianto vengono inviati in forzata ad un postcombustore esterno.
Ma il postcombustore, che arriva a temperature di 950° è sufficiente ad eliminare le diossine? Quando sappiamo che la loro temperatura di eliminazione nei termovalorizzatori è compresa tra i 900° e i 1200°.
Noi sappiamo dalla pubblicistica scientifica che con gli oli vegetali ed animali la viscosità influisce sulla capacità di nebulizzare il combustibile dentro il motore e che il punto di accensione è molto più alto : 300° contro i 50° del gasolio, contribuendo a determinare temperature molto elevate in camera di scoppio.
Da qui derivano i processi di polimerizzazione spontanea che agiscono sull'olio animale ad alte temperature e che, in presenza di ossigeno, danno luogo a depositi carboniosi agli iniettori ed alle valvole.
Sappiamo che conviene trattare i gas di scarico a monte dell'SCR con un catalizzatore ossidativo in modo da mantenere la temperatura dei gas in arrivo a livelli ideali (300 °C).
A valle del sistema SCR, poi, sarebbe necessario un catalizzatore antiparticolato a base di carburo di silicio, il solo in grado di trattenere le polveri sottili.
Questi accorgimenti depurativi non compaiono nella relazione tecnica.
Non c'è da meravigliarsene dato l'intento meramente speculativo della Citterio.
Noi stimiamo che le emissioni dei due camini, quello del cogeneratore e quello dell'impianto di Rendering, che sommate assieme ammontano a più di 60 milioni di Nm3 all'anno, porteranno ad un grave inquinamento della bassa valle del Baganza, già definita zona rossa nella carta stilata dalla Regione.
Temiamo che l'intento speculativo di Citterio, se non fermato subito, sarà seguito da altri compromettendo gravemente l'ambiente in cui viene prodotto il prosciutto stesso.
Il Consorzio del prosciutto di Parma dovrebbe essere grandemente preoccupato della propria immagine in conseguenza del grave inquinamento ambientale delle zone di produzione causato dell'intento speculativo della Citterio.
E dovrebbe esprimersi in modo netto, togliendosi dall'impasse e dal silenzio che rischia di diventare un colpevole non dire.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
5 marzo 2012

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PRECISAZIONE DI SLOW FOOD PARMA


In riferimento all'articolo pubblicato su Rete Ambiente Parma dal titolo
Inceneritore Citterio: le parole di amministratori, Arpa e di Citterio stessa”
e nel quale si fa riferimento ad un “interrogatorio” intercorso fra il sottoscritto Fabio Cavalli segretario di Slow Food Parma e l'ing. Capponi della ditta Termoindustriale srl sono a precisare e chiarire quanto segue:
In seguito al comunicato emesso da Slow Food Parma (dopo l'assemblea pubblica del 13 febbraio a Felino), siamo stati contattati dalla ditta Termoindustriale srl la quale dichiaratasi vicina alle tematiche di Slow Food gradiva incontrarci per parlare dell'impatto ambientale inerente il loro impianto. Non essendo (Fabio e Antonella Ferrari) preparati tecnicamente abbiamo espresso l'intenzione di chiamare Giuliano Serioli di Rete Ambiente Parma, ma non essendo conosciuto come esperto e/o membro del comitato ci è stato ribadito che l'invito era preferibilmente rivolto all'associazione Slow Food Parma.
Oltre all'ing Capponi era presente l'ing. Chiara Mastretta, i quali hanno ribadito la loro piena disponibilità ad incontrare il comitato No co-generatore con la presenza di loro esperti per approfondirne i dettagli tecnici.
Smentisco che l'ing. Capponi e/o l'ing. Chiara Mastretta abbiano detto di aver mentito e/o esagerato per fare buona impressione sulla gente, hanno invece spiegato che ci possono essere scelte tecniche che prevedano un catalizzatore a monte e/o a valle, in questo caso la migliore possibile è stata quella di un dispositivo a valle tipo SCR con iniezione di urea per abbattere gli ossidi di azoto e successivamente un catalizzatore ossidante per i monossidi di carbonio.
Per evitare di creare ulteriore confusione tra quanto detto e quanto capito rinnovo l'invito di Termoindustriale ad un incontro tra esperti, al quale parteciperemo volentieri ed eviteremo di dover parlare per interposta persona.
Sul tema della sicurezza e del rispetto dei livelli emissivi l'incontro con gli ing. della Termoindustriale ci ha tranquillizzato molto di più rispetto agli interventi di Arpa e Usl all'assemblea pubblica, nonostante ci sia stato confermato che la combustione di un olio animale rispetto al metano peggiori la qualità dell'aria. Ci è stato spiegato che considerando le opere di compensazione, l'attuale gestione del rifiuto aziendale ed i combustibili fossili risparmiati, il bilancio finale è da considerare migliorativo e che Citterio ha investito parecchio per migliorare i limiti imposti dalla legge.
Non abbiamo motivo per dubitare quanto illustratoci.
Non ci occupiamo di specifici impianti, ma di un più generale “modello di consumo” che metta al centro il Cibo e l'ambiente in cui viene prodotto. La nostra idea di “Slow” Food Valley è quanto confermiamo nel comunicato emesso dopo l'assemblea pubblica e messo on line sul nostro blogwww.slowfoodparma.blogspot.com e riportato qui di seguito.
Cogenerazione a grassi animali nella Food Valley
“ La nostra associazione da sempre mette il cibo al centro della propria visione, in stretta relazione con le tematiche ambientali, sociali ed economiche.
Il nostro primo slogan è stato “il cibo buono pulito e giusto”.
Oggi il cibo è diventato un oggetto di consumo che deve costare talmente poco da permettere di essere sprecato.
Troppo spesso dimentichiamo che è un alimento.
E per la nostra salute, per l'ambiente e per il futuro dei nostri bimbi, è fondamentale che sia sano e pulito. E non deve produrre rifiuti.
La situazione del nostro territorio mostra chiaramente come non possiamo più accontentarci di non incrementare il carico inquinante con impianti a saldo zero, ma occorra lavorare tutti assieme per alleggerire questo carico inquinante e la nostra impronta ecologica.
Occorre lavorare per rinsaldare il legame fra consumatori, agricoltura locale, prodotti tipici, territorio e turismo, a partire dalla filiera della mangimistica fino ad arrivare alla tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Guardiamo con ottimismo a questa crisi, che sta rendendo più che evidente che non può esserci una crescita infinita in un pianeta finito (ad oggi l'unico a nostra disposizione). Guardiamo con ottimismo perché siamo convinti che l'unica ricetta per uscirne non sia più crescita ma più sviluppo.
E sviluppo per noi significa sovranità alimentare, significa strategia rifiuti zero, qualità della vita e diritto al piacere, significa porre le basi per tornare a parlare di DAC il marchio Regionale di Denominazione d'Ambiente Controllata.
Confidiamo nelle istituzioni e nei controlli, ma la nostra idea di “Slow” Food Valley è contraria all'incenerimento diretto, che siano rifiuti, biomasse o scarti di lavorazione.
La nostra idea di “Slow” Food Valley si rivolge alla prossima generazione cercando di tramandare i nostri saperi contadini, le nostre tradizioni, i nostri prodotti tipici ed il piacere per il mondo del cibo.
Sarebbe un peccato tramandarne solo la memoria, anche se a norma di legge. “
Fabio, segretario Slow Food PR
Antonella, fiduciaria Slow Food PR
La condotta di PR utilizza toner rigenerati e carta 80% riciclata TCF e certificata FSC
Slow Food Condotta di Parma

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