L'inceneritore nell'era 5 Stelle
Lo scorso anno Parma si è
tinta di giallo, in una tornata elettorale che oggi possiamo
legittimamente indicare come anticipatoria e foriera dello tsunami
2013.
Era il maggio del 2012 e
Federico Pizzarotti e il Movimento 5 Stelle erano stati indicati dai
cittadini nuovi amministratori della città, sconfiggendo al
ballottaggio, e in larga misura, il centrosinistra.
Uno dei temi forti della
campagna elettorale era stato il caso inceneritore, impianto oggi in
fase di accensione per le prove tecniche e presto pienamente
operativo.
La nostra associazione si
era schierata a favore del candidato 5 Stelle, che aveva fatto suo un
programma elettorale che escludeva il ricorso all'incenerimento dei
rifiuti, indicando nella corretta raccolta differenziata la via
maestra della gestione dei materiali post utilizzo.
Tra un partito che sosteneva
(e sostiene ancora oggi) l'inceneritore (Pd) e un altro (M5S) che
invece lo escludeva (e lo esclude ancora oggi), non ci potevano
essere dubbi su chi preferire.
Oggi, dopo 10 mesi, siamo
ancora più convinti di questa scelta.
Il lavoro della giunta, ed
in particolare dell'assessore all'Ambiente Folli, ha infatti
mantenuto fermo e chiaro il proposito di contrastare, in ogni modo,
il progetto dell'inceneritore di Iren.
A cominciare dalla verifica
di tutti i documenti in possesso dell'amministrazione.
I macigni però non
spariscono con un colpo di bacchetta magica.
E il macigno principale che
si sono ritrovati sulla strada è stato l'eredità della gestione
commissariale del comune, avviata dalla Cancellieri, e poi, dopo
l'ascesa del prefetto a ministro degli interni, portata a termine dal
commissario Ciclosi.
Era il tempo dello scontro
aperto tra Comune di Parma e Iren, tema il permesso a costruire del
cantiere.
Il sindaco Vignali aveva
bloccato i lavori nel 2011, ma il gestore era uscito vittorioso dal
ricorso al Tar, minacciando anche una azione legale di risarcimento
per danni allo stop dei lavori e il conseguente rallentamento al
programma di realizzazione.
Avevamo incontrato il
commissario Ciclosi non appena insediato in piazza Garibaldi,
esprimendogli tutte le nostre perplessità riguardanti il cantiere di
Ugozzolo e il sistema di teleriscaldamento, gestito quest'ultimo in
regime di monopolio.
Ma Ciclosi aveva altre
intenzioni.
Nonostante la minaccia di
richiesta danni, il commissario decise di non opporre al Tar
l'appello al Consiglio di Stato. Durante la sua permanenza sulla
poltrona di sindaco pro tempore, i termini per il ricorso terminarono
e la sentenza del Tar si trasformò in quel macigno incombente. Iren
decise di portare il comune di tribunale chiedendo 28 milioni di euro
di danni, avviando la pratica solo dopo la conquista
dell'amministrazione da parte dei 5 Stelle (casualità?).
Il mancato appello al
Consiglio di Stato ha condizionato tutta il seguito.
I giudici hanno sempre fatto
riferimento a quel pronunciamento dei giudici del Tar in ogni analisi
successiva, condizionando anche la richiesta di sequestro del
cantiere da parte della Procura.
Ma l'azione del comune non
si è comunque arenata su questo tema.
L'impegno sul forno non è
mancato ed è stata una costante del lavoro della giunta, che ha
fatto sì che il caso Parma diventasse un caso nazionale, tra l'altro
contribuendo anche all'impulso delle politiche ambientali del
Movimento 5 Stelle, favorendo la strabiliante vittoria in Valle
d'Aosta del referendum contro il pirogassificatore, preparando il
terreno ad una scelta netta a favore dell'ambiente, senza alcun
tentennamento.
Oggi leggiamo spesso che
l'accensione imminente dell'inceneritore sia una sconfitta e un
tradimento delle promesse elettorali di Pizzarotti.
Noi siamo convinti che
invece l'azione di governo abbia dato fin qui grandi frutti, anche se
il traguardo finale per ora è mancato.
E' stato fatto emergere che
la convenzione con Iren per la gestione dei rifiuti del territorio
sia scaduta da anni, mentre tutti negavano.
E' emersa la posizione delle
amministrazioni locali della Provincia che sono terrorizzate dal
porsi criticamente nei confronti delle scelte della Provincia
inceneritorista.
Sono stati portati alla
Procura esposti e rilievi che hanno portato la stessa a chiedere il
sequestro del cantiere ed a reiterarla prima al tribunale del riesame
ed ora alla Cassazione.
L'azione investigativa ha
fatto emergere tutta l'oscurità del progetto.
I giudici hanno scritto
parole di fuoco, ipotizzando anche corruzione ed altri molteplici
atti illeciti che hanno accompagnato l'iter del forno.
Sono 13 gli indagati per il
progetto del Paip di Parma: dirigenti comunali, dirigenti della
Provincia, funzionari di Iren, amministratori locali, l'ex sindaco
Elvio Ubaldi, il direttore generale di Iren Andrea Viero
Eppure il cantiere va
avanti, nonostante queste zavorre.
Il Comune non si è poi fermato al semplice no, senza proporre alternative.
Il Comune non si è poi fermato al semplice no, senza proporre alternative.
E' partita da subito la
progettazione di un sistema di raccolta differenziata spinta porta a
porta da estendere a tutta la città, con il contributo delle
migliori capacità italiane del settore.
Un'opera che porterà Parma
oltre il 70% di raccolta differenziata.
E' stato proposto un bando
per la costruzione di un centro riciclo detto “fabbrica dei
materiali”, che chiuda il ciclo del recupero all'interno del
territorio, smettendo di esportare fuori provincia e fuori regione i
nostri scarti.
E' stato avviato un progetto
di stimolo della raccolta differenziata con le scuole di Parma,
promosso dalla nostra associazione e in collaborazione con Iren
(quando si opera bene non abbiamo difficoltà a condividere
progetti), affinché i cittadini di domani siano formati per
correggere gli errori del passato.
Sono state sostituite alcune
figure chiave all'interno della multiutility Iren per rappresentare
finalmente gli interessi di Parma in seno al gestore dei rifiuti e
migliorare l'etica e la trasparenza della Spa.
E' stato richiesto di poter
inserire nella commissione di collaudo un membro del Comune che
ospita l'impianto, che incredibilmente non era stato considerato nel
2008, quando l'impianto era stato autorizzato dalla Provincia, vera e
propria responsabile a tutti gli effetti del progetto.
E' stato richiesto a tutti i
livelli trasparenza e chiarezza, senza ricevere collaborazione alcuna
dagli enti territoriali e regionali.
E si capisce che cominciano
a cadere i frutti maturi. In questi giorni un membro della
Commissione Tecnica Amministrativa di controllo sul progetto ha dato
clamorose dimissioni sostenendo che le prescrizioni autorizzative non
sono state attuate. Un altro mattone infranto nella traballante
costruzione del forno.
Si sono focalizzati i
dettagli di tutte le commissioni ad hoc per valutare tutte le
possibili azioni di contrasto e di messa in mora dei comportamenti ed
atti scorretti.
Sono finalmente venute alla
luce le assurde tariffe che l'avvio dell'inceneritore comporterà,
smentendo totalmente le affermazioni di Provincia e Iren sul calo
sensibile dei costi per i cittadini.
E' apparso lampante che
Parma importerà rifiuti da tutta la regione, se non oltre i suoi
confini, altro totem mostrato ai cittadini come autentico ed oggi
evidentemente fasullo.
Tutte queste azioni non
hanno determinato la chiusura dell'inceneritore.
Ci si è resi subito conto
del ritardo nel prendere i comandi della cloche, peraltro non del
veicolo principale ma solo di uno dei mezzi di appoggio.
Il forno era al 70%, le
autorizzazione tutte ormai firmate e approvate, la strada spianata.
Tanti versanti sono comunque
ancora apertissimi.
Il permesso a costruire mai
emesso dal comune, l'incertezza sul carattere dell'opera (pubblica o
privata?), la scadenza delle autorizzazioni, la scadenza del
contratto di servizio, le indagini sulla corruzione e sugli abusi
commessi, la decisione della Cassazione.
L'estrema complessità della
vicenda è per gli addetti ai lavori evidente.
E ora che è alle porte
l'avvio dell'inceneritore la nostra associazione certo non demorde.
L'azione di contrasto verrà
intensificata con nuove iniziative, manifestazioni e proposte.
Dopo 7 anni noi siamo ancora
qui, a dispetto di chi non credeva possibile tale resistenza.
Associazione
Gestione
Corretta
Rifiuti
e
Risorse
di
Parma
-
GCR
Due sono le opzioni:
RispondiEliminaO quando si fanno le promesse e si lanciano parole di fuoco durante le campagne elettorali non si sa di cosa si parla e non si è informati sulla questione che si va promettendo,
Oppure si mente sapendo di mentire, e come tutti i politici,presenti e passati, pur di raccattare qualche voto si dice di tutto e il contrario di tutto. Sopratutto si racconta quel che la gente vuol sentirsi dire.
Resta una sola verità che sono state dette e fatte delle promesse che i politici, anche questi politici, non hanno saputo/voluto mantenere o per incapacità o per interessi.
In queste condizioni, dei buoni elettori dovrebbero mandare a casa i politici che mentono!
Questa è la vera rivoluzione che richiede il nostro paese. Il rispetto di quel che si dice in campagna elettorale!
Mi dispiace ma io, e la mia famiglia, non capiamo e non accettiamo questa versione dei fatti.Le parole hanno un peso specifico ed una eredità precisa.
RispondiElimina