martedì 2 novembre 2010

75 giorni

Montale è un comune in provincia di Pistoia dove da anni è in attività un inceneritore contestato per le emissioni di diossina. Emissioni che negli anni hanno colpito gli animali da cortile, i famosi polli alla diossina, ma addirittura il latte materno, contaminato da livelli di diossina che lo renderebbero “invendibile” se fosse proposto al mercato.
Ovviamente le autorità hanno via via rassicurato gli abitanti sull'innocuità dell'impianto, nonostante le evidenze. Nonostante l'impianto sia in gestione ad una società pubblica, la Cis, che si fregia di attenzione e oculatezza sui temi ambientali, che si certifica Iso 9001 con Iqnet Cisq.



E che inquina il territorio, al punto da finire sotto processo.
Lo scorso maggio una manifestazione anti inceneritore aveva portato migliaia di persone tra le strade di Montale, tra cui anche sostenitori del GCR, per testimoniare la vicinanza di Parma anche alla vicende degli altri territori. Una manifestazione pacifica, colorata e allegra, ma che aveva portato le forze dell'ordine a presentarsi in tenuta anti sommossa, con un elicottero che sorvolava minaccioso il corteo, i tombini sigillati, i cassonetti rimossi. Un'atmosfera da guerriglia, come se si volesse far passare il messaggio che gli oppositori fossero dei violenti.
Oggi sono gli amministratori dell'impianto a dover rispondere in tribunale delle emissioni dell'inceneritore. Sono sotto processo l'ex presidente del Cis Giorgio Tibo e il responsabile dell'impianto Maurizio Capocci.
Il giudice Rosa Selvarolo e il pm Emiliano Raganella stanno verificando la loro posizione ma un dato è emerso incontrastabile all'udienza del 29 ottobre. Nonostante fossero a conoscenza di emissioni fuori norma, fecero funzionare l'impianto per 75 giorni, prima dello stop.
Settantacinque giorni in cui dal camino furani e diossine si sparsero sui campi e sulle abitazioni.
Dati che il laboratorio a cui si rivolge la società per i controlli aveva evidenziato ai responsabili, che hanno preferito tacere.
I controlli affidati agli stessi gestori non servono a niente, eccone le prove. Il laboratorio infatti non si è preso la responsabilità di rendere edotte le autorità della situazione, nonostante ci fosse un problema di sanità pubblica e di rischio di contaminazione.
Il processo all'inceneritore di Montale, che proseguirà il 31 gennaio, è una cartina di tornasole per capire cosa in realtà succede nella quotidianità di questi impianti, pericolosi per legge.
I controlli, i certificati, le rassicurazioni, le Bat (le fantasmagoriche tecnologie tecnologiche che ci vengono spacciate come maghi risolvitutto), si rivelano solo specchietti per le allodole.
Una volta accesi i forni, tanti saluti alla qualità ambientale, ciò che conta è il trillo del registratore di cassa, che non si ferma mai.
Tanti rifiuti, tanti soldi.
Tutto qui. Semplice e vantaggioso. Brucio rifiuti, magicamente spariscono alla vista, trasferisco le discariche in cielo. Nascondo le ceneri esauste nel cemento e il gioco è fatto.
Ai posteri tirare le somme tragiche di questo gioco malsano.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 2 novembre 2010
-551 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, NOI lo possiamo fermare!
+155 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore ci costerà molto di più di 180 milioni di euro?

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