sabato 13 novembre 2010

I Paria dell'inceneritore

Tutti ci rassicurano, nessuno ci convince.
Tutti ripetono all'infinito la litania delle BAT (Best Available Technics), che con una sigla da supereroi ci fa l'occhiolino per trasmetterci l'idea di salvarci da ogni male attraverso l'ultimo ritrovato tecnologico.
Alla fine però contano solo i numeri, che non sono per niente rassicuranti.
Anche vicino a noi, senza volare oltre Manica, i dati che ci arrivano dai registri tumori sono preoccupanti e netti come la ferita di una spada affilata.
Raccontano, per esempio quelli dell'Usl 3 competente a Montale, Pistoia, che i tumori nelle popolazioni residenti nei pressi dell'inceneritore sono decisamente fuori norma ed aumentati notevolmente senza apparente giustificazione, se non per la presenza silenziosa ma incombente dell'impianto di incenerimento di rifiuti gestito da Cis, società a intero capitale pubblico composto dai comuni limitrofi, che da ormai 30 anni martella il territorio con le sue emissioni di gas avvelenati da diossine, furani e metalli pesanti.


Migrare...

Uno spargere semenza avvelenata tale da incidere perfino sulle carni dei polli allevati in zona che nel 2009 risultarono avere una concentrazione di diossina dieci volte superiore ai limiti normativi, oppure l'ultimo clamoroso episodio del latte materno che non sarebbe vendibile alla centrale del latte per l'alta concentrazione di diossina, mamme ovviamente tutte residenti nei pressi dell'impianto di Agliana.
Ma il problema a quanto pare non c'è.
Si prosegue tranquilli su questa strada, accusando i comitati che si battono contro questi mostri di fare allarmismo ed esagerazione ed intanto, giorno dopo giorno, queste terre vengono meno.
Oppure si racconta che è l'Europa a dettare la strada dell'incenerimento quando invece l'Europa sta dicendo a chiare lettere che la strada corretta di gestione dei rifiuti è quella del trattamento a freddo senza incenerimento ne combustione, visti i danni che si sono verificati all'ombra dei camini.
Si sta ancora cercando di far passare come ineluttabile la costruzione degli inceneritori e lo si fa anche provocando volontariamente quantità di rifiuti che potrebbero invece diminuire e prendere la strada virtuosa del recupero e del riciclaggio, oltre che della riduzione alla fonte.
La chiusura alla riflessione ed all'approfondimento di questa tematica, ancora vista e vissuta come materia per addetti ai lavori, causa oggi un disinteresse e una disattenzione molto pericolose perché lasciano campo libero ai comitati d'affari che sul rifiuto lucrano anche se si mette a rischio la salute dei cittadini.
Il dibattito sull'inceneritore dovrebbe invece uscire dall'angolo degli specialisti e coinvolgere tutta l'opinione pubblica, mondo della cultura incluso, perché stiamo dibattendo il futuro del nostro territorio, della nostra gente, dei nostri prodotti e non ci sono sono posizioni che possono rimanerne fuori perché non toccate dal problema.
Si profila a Parma, nel totale silenzio, la collocazione nell'area a nord dell'autostrada di un quartiere di serie C, che verrà identificato come territorio da cui stare alla larga e che sarà luogo di rifugio e di condanna per chi non riesce a permettersi altre zone meno sfortunate.
Una parte di Parma messa in ginocchio dal nuovo impianto in costruzione, una parte di Parma che diventerà deserta non perché oggi già lo sia ma perché la gente se ne andrà, se potrà, lasciando spazio ai sogni infranti di Allodi, colui che previde l'aumento del valore delle case attorno al salubre impianto.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 13 novembre 2010
-540 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+166 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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