venerdì 12 novembre 2010

Il no di Cerani al raddoppio dell'inceneritore di Trezzo sull'Adda (Milano)

Aumenteranno morti e malattie

Intorno al camino dei veleni si muore, ci si ammala, si vive meno. Tumori, malattie dell’apparato respiratorio, danni al sistema nervoso. L’ingegner Massimo Cerani è l’esperto che ha prodotto una relazione di 51 pagine sui rischi del raddoppio dell’inceneritore. La stima è che ogni anno il territorio pagherà un prezzo di 15 milioni di euro. Non in soldi, ma in vite umane. Perché aumenteranno le morti premature, i ricoveri, le patologie infantili. “In sostanza cambierà l’aspettativa di vita: raddoppieranno le emissioni tossiche con conseguenze devastanti per la salute delle persone e per l’ambiente”, spiega Cerani che ha ricevuto l’incarico dai 26 Comuni che si battono contro l’ampliamento dell'inceneritore di Trezzo.



Nella sua relazione sono racchiuse le speranze delle migliaia di persone che vivono a pochi chilometri dall’impianto. E che hanno paura. Del resto l’aria che respirano è già infestata da materiali nocivi o cancerogeni. Nelle pagine del rapporto sono evidenziati alcuni dati preoccupanti, come la presenza di ammoniaca che nei paesi intorno all’inceneritore si attesta sul 10%, mentre la media regionale è dello 0,5%. Per non parlare delle sostanze acidificanti che schizzano dal dato medio lombardo del 2%, al 20% di Trezzo, Busnago e dintorni. Poi c’è il capitolo delle polveri sottili, i Pm10 che nel 2007 hanno superato la soglia di legge per 102 volte. Cerani ha vagliato il progetto della Prima srl, la società che ha presentato domanda per il raddoppio.
“L’analisi sull’impatto sanitario presenta dimenticanze strane: per esempio si sono dimenticati di valutare le ricadute sulla popolazione delle polveri fini e degli ossidi di azoto, inoltre non è previsto un campionamento continuo per le diossine”. Lacune che si inseriscono in un contesto di scarsa informazione: “Purtroppo nessuna istituzione finora ha effettuato una rilevazione sistematica della qualità dell’aria e della presenza di inquinanti, che devono essere rilevati ad altezza d’uomo”. Inquinanti che agiscono nel raggio di venti chilometri dal camino dell'inceneritore.
Un’area vastissima e ad alta densità di popolazione. Anche su questo punto Cerani lancia l’allarme: “Lo studio della Prima prende in considerazione il territorio compreso entro i due chilometri dall’impianto, mentre gli effetti interessano una zona molto più ampia”. Il camino raddoppierà anche le emissioni di mercurio, da un chilo e mezzo a tre chili all’anno. E poi arsenico e piombo, sostanze dannose per lo sviluppo dei bambini, in grado di incidere sulla riduzione del quoziente intellettivo o sui disturbi della coordinazione motoria. “L’aumento delle emissioni nocive sarà complessivamente nell’ordine dei miliardi di metri cubi all’anno. E la società non sarà chiamata a rispondere per l’inquinamento generato, i danni saranno interamente a carico della collettività”.
Senza contare la cementificazione dell’area verde della Foppa, sottoposta a vincoli paesaggistici, o l’incremento vertiginoso del traffico: la stima di Ceriani parla di 20.000 veicoli in più all’anno diretti verso l'inceneritore. Una situazione complessiva che spingerà i sindaci dei 26 Comuni a tentare il possibile per scongiurare il raddoppio. La relazione di Cerani finirà sul tavolo della Regione Lombardia. L’ultima chanche per fermare il progetto prima di ricorrere alle vie legali.

Marco Dozio (ilgiorno)

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 12 novembre 2010
-541 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+165 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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