mercoledì 10 novembre 2010

Il guru dei vini Fregoni, no inceneritori in zone Doc

Alcune verità sull’impatto degli inceneritori sulla salute delle piante e sui possibili danni al mondo agro-alimentare, con particolare attenzione al prodotto principe della nostra bella Italia, il vino, sono emerse il 5 novembre scorso a Mezzolombardo (Trento).
La serata è stata organizzata da Nimby Trentino con il contributo del Comitato Ambiente Salute Legalità di Verona e quello dell'associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma, e aveva come titolo “Agricoltura e Ambiente: imprenditori italiani a confronto”.
Tra i relatori, imprenditori agricoli illustri veneti, trentini e parmensi (per Parma Mario Schianchi, dell'azienda agricola Il Ciato e presidente della Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma) e Mario Fregoni, considerato il maggior esperto italiano in viticoltura e tra i più famosi ricercatori al mondo sulla nutrizione minerale della vite e sull’ecologia viticola, presidente onorario dell’Oiv, l’organizzazione internazionale della vite e del vino che raggruppa i nomi dei più illustri esperti e ricercatori del settore vitivinicolo di 44 Stati.
Fino a qualche mese fa Fregoni era docente ordinario di viticoltura all’Università cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e presidente del Comitato nazionale vini Doc ed estensore della legge 164/92. Ha pubblicato più di 300 ricerche e 11 libri, ha diretto diverse riviste scientifiche del settore, è membro di 12 accademie in Italia e all’estero, è stato insignito di tre lauree honoris causa.


Il professor Mario Fregoni a Mezzocorona

Insomma un “guru” della ricerca sul mondo vegetale. Il suo intervento a Mezzolombardo si è focalizzato sui fattori ambientali, sulle varietà d’uva più indicate rispetto al clima, al terreno e all’intero ecosistema. Come i viticoltori locali anch’egli teme che l’imminente costruzione di un inceneritore, a due passi dai loro vigneti, possa destabilizzare tali fattori.
A parte il danno che può provocare sulla salute dell’uomo, quello che appare ovvio è che un effetto cronico di emissione di sostanze chimiche e micro particelle sulle piante finisca inevitabilmente ad incidere sull’ecosistema.
Fregoni è entrato nei particolari tecnico-scientifici dei fattori di assorbimento di sostanze chimiche delle foglie delle piante, facendo chiaramente capire che più ampie sono le foglie più avviene lo scambio di ioni e cationi con l’esterno. Questo scambio avviene in modo rapido, basti pensare che in meno di 48 ore sostanze radioattive depositate durante un esperimento sulle foglie sono state ritrovate dentro le radici. La pianta dunque si nutre anche dalle foglie e di conseguenza le sostanze chimiche che vi si depositano le ritroviamo inevitabilmente nei frutti cambiandone sapore e proprietà organolettiche se non addirittura avvelenandole.
Il relatore ha giudicato improponibile la scelta di un inceneritore vicino ad una zona Doc, perché non si ha nemmeno l’idea di quali saranno i rischi a medio e lungo termine. Tra l’altro non si deve sottovalutare il danno all’immagine del prodotto vitivinicolo: non c’è solo l’effetto sulla nostra salute e la reazione chimica sulle piante, ma anche il danno sociale causato dall’effetto psicologico ed economico.
E' evidente che un impianto che emette in ambiente centinaia di sostanze chimiche non può avere un effetto neutro sulla qualità dell'aria, delle acqua, dei terreni.
Aver ben chiaro il rischio porta, a volte, a scelte consapevoli e sagge.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 10 novembre 2010
-543 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+163 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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