venerdì 24 dicembre 2010

Parma di domani inizia da oggi

Festeggiando Natale 2010

Cosa sogniamo per la nostra città e i nostri paesi, per le nostre pianure e le nostre montagne?
Un futuro sostenibile, che inizia dal presente. Un futuro per tutti e non solo per pochi, un futuro che non sia minacciato dal presente, ma che prenda avvio dall'oggi per cambiare strada, una sterzata salvifica e non più rimandabile.
Serve la consapevolezza di tutti, dai bambini delle scuole, agli adulti delle fabbriche e degli uffici, alle donne ed agli uomini, di potere e non.
Perché Parma, e l'Italia tutta, può salvarsi solo se tutti danno il proprio contributo per cambiare il modello economico che ci sta portando dritti dritti verso il baratro.



Davanti a noi due sole strade percorribili. Rimanere nel solco del passato, e sfruttare e sfiancare a più non posso l'Ambiente, rubando risorse al futuro.
Oppure fermarsi e cominciare ad affrontare diversamente il tema del nostro cammino verso il futuro.
Il benessere collettivo, il ben vivere, deve passare attraverso scelte condivise, che non si fermano ad uno scorcio temporale di qualche anno e non chiudono gli occhi di fronte agli effetti complessivi che una determinata azione ha sul futuro, sugli altri, sull'ambiente.
Tra le persone cresce la sensazione che nessuno pensi davvero al domani e che tutti approfittino del presente per il proprio tornaconto, disinteressandosi di chi verrà dopo di noi, costruendo un vantaggio solo per sé e i propri accoliti.
Una misera visione, una prospettiva che dobbiamo modificare. A partire dai progetti in corso.
Dobbiamo gestire al meglio i nostri rifiuti, la soluzione individuata dalle amministrazioni non lo fa e se possibile peggiora le cose, mirando ad una tecnologia che trasforma la materia da solida a gassosa, da non tossica a tossica, inquinando pesantemente una fetta importante della nostra preziosa terra, lasciando dietro di sé una quota imponente di rifiuti solidi che necessita di una discarica, comunque.
Oggi che i rifiuti possono trasformarsi in risorsa, la politica del profitto deve fare un passo indietro e i cittadini porre una barricata insormontabile a un progetto che sconvolgerà gli equilibri ambientali di Parma, già ora messi in crisi da un selvaggio costruire, viaggiare, produrre.
Se il tema è quello delle risorse, plastica, carta e legno, che oggi si vogliono bruciare nel forno, cosa sono se non preziosi materiali da riutilizzare? Il nostro obiettivo deve essere quello di muoverci verso la prospettiva rifiuti zero, di riciclo totale della materia, ad esempio per ridare alla terra il prezioso compost che le consente di donarci in cambio prodotti buoni e sani.
Le risorse non sono infinite e vanno tutelate, recuperate, utilizzate senza sprecarle né diminuirle.
Invece oggi è ancora prepotente la ricerca di vantaggi economici anche dagli impianti a biomassa. Coltivare o disboscare per bruciare o per produrre biogas che senso potrà mai avere? Ha forse senso togliere campi alle colture alimentari per far spazio al business? Questi impianti possono essere valutati solo se riescono a risolvere in modo virtuoso la gestione dei residui delle produzioni, come le segherie, traendone un vantaggio e non inquinando. Qualunque tipo di combustione è dannosa, la natura non utilizza questa modalità.
La natura è la nostra fondamentale risorsa di vita, non va distrutta, ma preservata.
Le caldaie a biomassa hanno un senso solo a livello familiare con sistemi moderni che abbattano gli inquinanti, che in questo tipo di combustione sono rilevanti e dannosi per la salute.
Nelle valli del Taro e del Ceno sono in funzione il maggior numero di cave ofiolitiche d'Italia, da dove negli anni sono state estratti materiali per i più diversi utilizzi. Ci sono ormai acclarati pericoli per la salute. Questi materiali infatti contengono amianto, che nei processi di escavazione, frantumazione, trasporto, utilizzo, viene liberato nell’aria sotto forma di grandi quantità di fibre. Bisogna intervenire chiudendo le cave e avviando opere di rinaturalizzazione.
Ci sono edifici pubblici e privati ancora coperti di tetti di ethernit che mettono a repentaglio la salute non solo degli occupanti ma di tutti i cittadini. A quando una mappatura completa del territorio promossa dai Sindaci, nella loro ruolo di massima autorità sanitaria, e successivo intervento di bonifica generale?
Ci sono ancora opifici che inquinano tutti i giorni e lo fanno autorizzati dalle amministrazioni: bruciano oli usati, rifiuti pericolosi, a pochi metri da produzioni di qualità, ma soprattutto a fianco di abitazioni e cittadini.
Vanno fermati. Questo disfare per rifare meglio, non significa far sogni irrealizzabili, ma creare invece opportunità che portano con sé un incremento del benessere per la comunità, non un mero vantaggio per pochi.
Come a Shonau, in Germania, dobbiamo andare verso una produzione di energia locale, di piccola entità, attraverso produzioni che possano coprire il fabbisogno e renderci autonomi. Naturalmente utilizzando ciò che la natura ci ha regalato, l'acqua, il sole, il vento, e utilizzandole con buon senso.
Gli impianti produttivi possono essere progettati e ristrutturati per migliorare non solo l'efficienza energetica, ma anche la qualità della vita di chi ci lavora. La fabbrica della Solvis, un impianto energeticamente autonomo, è un esempio da studiare a fondo.
Bisogna immaginarci quartieri senza auto, dove sono i piedi delle persone ad essere padroni delle strade e delle piazze, per ridare fiato e vita ai nostri centri storici e ai nostri quartieri, per far pulsare di nuovo il piacere dell'incontro, dello scambio e della chiacchiera di piazza.
La rete internet può aiutarci molto in questo. Se Parma diventa un'isola totalmente coperta dalla rete, resa liberamente accessibile, possiamo pensare con concretezza al telelavoro, al lavoro a distanza, riducendo gli spostamenti, gli inutili sprechi di tempo e di energie: telelavoro, teleconferenze. Come a Pordenone, come in Finlandia.
Oggi è la stessa democrazia che andrebbe compiuta secondo gli indirizzi della nostra Costituzione, per dare modo a tutti di sentirsi protagonisti in prima persona di una democrazia partecipata, una nuova prosperità per tutta la Nazione.
Il territorio va liberato e non ulteriormente consumato.
A Parma ogni anno l'incremento di cementificazione aumenta e la città si pone al primo posto in Italia con un +2,6% annuo dal 2005 al 2007, 162 campi da calcio sono ogni anno ricoperti di asfalto, di cemento, nascosti al sole e alla vita, cancellati.
Anche il Parmigiano Reggiano è a rischio. Possibile che nessuno fermi questo scempio?
La strada da percorrere è quella del km zero, perché la campagna e la montagna possono nutrire la città e la città rendere ricche la campagna e la montagna, donandosi a vicenda buone cose, buoni rapporti, condivisione di intenti, un processo economico condiviso, una programmazione delle coltivazioni che evidenzi le tipicità, le specie autoctone, le varietà antiche, recuperando le saggezze dei vecchi e i sapori più veri del territorio.
Qui i progetti possono essere innumerevoli, legando i consumi di cibo locale alle mense, a quelle scolastiche, ai ristoranti, ai gruppi di acquisto solidali, a negozi di vicinato che garantiscano merci provenienti dal nostro territorio, prodotte a pochi chilometri, con un marchio riconoscibile che ne certifichi l’origine.
La riduzione dei rifiuti passa anche attraverso la riduzione dei consumi, come ad esempio la gestione dell'acqua pubblica, che può portare ad un azzeramento dell'acquisto di bottiglie di plastica, che vengono portate a spasso per l'Italia. Se dotiamo tutte le comunità di fontane pubbliche a cui attingere l'acqua dei nostri acquedotti, controllata e verificata costantemente nelle sue qualità organolettiche, possiamo vincere la sfida.
L'edilizia può riprendere la saggezza accumulata per rendere efficienti le vecchie case, e rendere “passive” le nuove, liberate dagli sprechi di energia.
Sulle nostre strade possono viaggiare veicoli elettrici, a idrogeno, utilizzando come modello quello messo in pratica da Markus Friedli, che ha lottato contro le lobbies, ma alla fine ha conquistato la sua libertà rendendosi indipendente nei consumi energetici anche nella quota dei trasporti.
Sono questi i nostri protocolli verso il futuro, la nostra Kyoto Forest, il nostro vivere secondo le direttive circolari “dalla culla alla culla” per cui nulla deve andare sprecato e nulla deve nuocere a nessuno, per riportare tutto a casa, alla fine della nostra vita, così come Madre Natura ci insegna da milioni di anni.
Tutto questo genera posti di lavoro, benessere, cultura, un modello sostenibile, crea legami, amicizie contatti, collaborazioni.
Questa è la strada per uscire dall'abisso.
Parma che vogliamo è quella che si ferma alle strisce pedonali, che fa festa senza disturbare il sonno dei vicini, che alla fine siamo sempre noi, che conduce due ruote senza minacciare l'udito, che in città viaggia sempre sotto i 30 km all'ora, che usa il servizio pubblico, che crede in un servizio di metropolitana leggera di superficie che consenta a tutti di spostarsi comodamente senza dover utilizzare mezzi privati, di linee leggere che colleghino in rete le nostre valli, permettendo di lavorare in città e di vivere in campagna, liberando così l'eccesso di pressione abitativa nel capoluogo, liberando le strade da ingorghi, ripopolando le montagne.
Parma di Domani si insegna già nelle scuole dei più piccoli, portando la storia della nostra terra, le regole per convivere tutti insieme con rispetto reciproco, e dal rispetto condiviso. Così nasce la libertà, che non travalica mai i diritti dell'altro.
Vogliamo cittadini che prima di agire alzino lo sguardo e valutino complessivamente quali conseguenze comportano le azioni che vanno ad intraprendere, e preparino un bilancio in cui tutte le voci siano rappresentate.
Non se ne può più infatti di termini abusati come “sviluppo”, quando vengono omesse voci importanti come l'impatto ambientale o l'impatto sulle popolazioni; i bilanci si fanno utilizzando tutte le regole, considerando quindi anche l'Lca (valutazione del ciclo di vita) e senza dimenticarne alcuni pezzi.
Un processo produttivo va pertanto valutato tenendo conto di tutte le sue fasi, dal recupero della materia prima al fine vita del materiale prodotto, dove la salute delle persone viene prima dei profitti, la tutela del territorio prima degli interessi nazionali e transnazionali.
Oggi la tecnologia e le intelligenze hanno l'opportunità di donarci la ricetta per ben vivere in armonia con l'ambiente e con le persone che lo abitano, per restituire alle future generazioni un modo migliore.
Senza sconti né scorciatoie.
Questo è il mondo che vogliamo, Parma di Domani che vogliamo è questa.

Comitato “Pro ValParma” - Corniglio
Comitato “Rubbiano per la vita” - Rubbiano
Comitato “Cave all'amianto no grazie” - Bardi
Circolo “Val Baganza” – Sala Baganza
Comitato “No Cava Le Predelle” - Roccamurata
Comitato “Ecologicamente” - Toano
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 24 dicembre 2010
-499 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+207 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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