Il Pd di Parma ha dichiarato il suo amore della vita: è l'inceneritore di Parma, panacea di tutti i mali, angelo nero che ci salverà dagli scenari palermitani o partenopei che ad ogni evento pubblico non viene mai mancato di evocare, per terrorizzare le platee di cittadini.
E' una dichiarazione d'amore che la direzione provinciale del partito ha emanato urbi et orbi, mostrando orgogliosa gli ultimi trofei di provenienza ambientalista, vittime, non sappiamo quanto consapevoli, da mostrare al pubblico, lustrandosi così le appannate patacche ecologiste.
Abbiamo valutato il documento dei democratici parmensi individuando 8 bugie, proposte invece dal partito come splendide occasioni di miglioramento del nostro ecosistema.
Vediamole in sequenza.
1. “Parma manca di impianti di smaltimento e quindi si deve costruire il forno”
La realtà è che oggi Parma esporta anche i materiali che potrebbe gestire sul territorio, con impianti di trattamento e non di smaltimento, che darebbero anche degli utili e ridurrebbero la spesa, l'inquinamento, la dipendenza da altre province. Un esempio calzante è la frazione dell'organico, il cosiddetto umido.
Nel rapporto 2009 dell'Osservatorio Provinciale sui Rifiuti
http://www3.provincia.parma.it/osservatoriorifiuti/analisi/sintesi_rapporto.php?anno=13
è scritto che 42 mila tonnellate di organico sono portate fuori provincia.
Cosa c'entra l'inceneritore?
Vengono portate a Bologna, Modena, Ferrara: non sono rifiuti ma materia da trasformare in compost prezioso per i nostri campi. Eppure fanno parte del refrain “non ci sono impianti”, ma con l'inceneritore non hanno niente a che fare.
Lo stesso rapporto evidenza che il rifiuto secco indifferenziato 2009 del nostro territorio ammonta a 70 mila tonnellate, nonostante il comune di Parma non abbia ancora completato all'interno della cerchia delle tangenziali la raccolta dell'umido porta a porta. Quindi una necessità di trattamento che assomma alla metà della capacità del forno in costruzione a Ugozzolo.
2. “E' previsto un sistema di gestione integrata dei rifiuti che tende a massimizzare il recupero e il riciclo e assegna la parte residua a smaltimento”
In uno dei documenti del comitato tecnico di alta sorveglianza del Pai (il polo “ambientale” in costruzione)
http://www.comune.parma.it/comune/Consiglio-comunale/comitato-tecnico-pai_m35.aspx
il chimico ambientale Federico Valerio, in una sua osservazione a pagina 14, si domanda come
mai Enia intenda riciclare solo il 17% della plastica contro la previsione del PPGR (il piano provinciale di gestione dei rifiuti approvato nel 2005) che attestava il recupero di materia di tale frazione al 59,7%.
La risposta è semplice: perché Enia ha bisogno di materiali ad alto potere calorifico per poter bruciare i rifiuti senza problemi. Così a dettare le regole è il gestore e non l'ente pubblico.
Questo significa che la stragrande maggioranza della plastica che noi differenziamo nel cassonetto giallo verrà bruciata.
Questo è per il Pd “massimizzare il recupero e il riciclo”.
3. “L'inceneritore è uno sbocco impiantistico senza pericolose incognite tecniche”
Rilevando la mancanza di alcuna attenzione verso sistemi alternativi di gestione dei rifitui, il Pd sostiene la non pericolosità di questi impianti, negando così la relatà.
Le storie degli inceneritori di Montale, Pietrasanta, Arezzo, Taranto, Colleferro, Brindici, Terni, Bari, Malagrotta, Trieste, Busto Arsizio, Brescia, Piacenza, sono strettamente connesse a episodi gravissimi di inquinamento ambientale, di arresti eccellenti, di diossine fuori norma, di utilizzo degli inceneritori per incenerire materiali non autorizzati.
I lettori possono farsene una idea direttamente, senza filtri.
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/giornalebrescia.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Pietrasanta2.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Lecce.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Montale.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/INCENERITORETRENTO.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/palermo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Piacenza.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Arezzo.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Colleferro.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Bari.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Brindisi.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Terni.pdf
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/Malagrotta.pdf
Questa è la soluzione proposta dal Pd. Una infinita sequela di danni ambientali, in impianti all'avanguardia con le migliori Bat (Best Available Technics), con i migliori certificati ambientali dei migliori enti certificatori, che non hanno però impedito di avvelenare torrenti, il Baccatoio, a Pietrasanta, dista 3 chilometri dalla spiaggia della Versilia, avvelenare i prodotti della terra, a Montale le diossine sono andate fuori norma anche a gennaio, un mese fa.
Questo per capire con che tipo di impianti abbiamo a che fare, e l'assurdità di rischiare il loro utilizzo nonostante le alternative ci siano e funzionino
4. “Ci si deve porre il problema di trattare gli scarti di origine industriale con processi certi ed adeguatamente controllati, anche per contrastare ogni rischio di smaltimento illegale”
I rifiuti speciali non sono di competenza del settore pubblico, lo dice la legge nazionale, ma sono gestiti nel libero mercato. L'inceneritore di Parma ne tratterà 65 mila, in provincia se ne producono 600 mila. Vi sembra un prendersi carico del problema? Iren vuole gestire i rifiuti speciali perché conta di fare cassa. Peccato che le emissioni del camino non ricadano sulle industrie che hanno prodotti questi scarti ma su tutti i cittadini. Che colpa ne hanno? I rifiuti speciali sono poi anche quelli più facilmente differenziabili perché molto omogenei. C'è forse un programma di raccolta differenziata spinta dedicata alle aziende? Nulla di tutto ciò.
5. “L'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) è stata rilasciata a garanzia della compatibilità dell'impianto col territorio”
Gli inceneritori sono industrie insalubri di prima classe, come recita il D.M. del 5 settembre 1994 lettera c: http://www.arpab.it/aria/normativa/DM%205-09-94.pdf
Il Decreto Legislativo 228 del 18/05/2000 stabilisce che non sono idonee ad ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e tipicità dei prodotti.
Il recente documento di Moniter Emilia Romagna (il sistema di controllo di Arpa sulle emissioni degli inceneritori)
http://www.arpa.emr.it/pubblicazioni/moniter/generale_1526.asp
scrive testualmente: “Lo studio ha invece rilevato una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di esposizione ad emissioni da inceneritore e nascite pretermine”.
Siamo di fronte ad scenario opposto rispetto a dati rassicuranti e tranquillizzanti sugli effetti dei forni.
6. “Si deve quindi tener conto della riduzione delle emissioni per la riduzione dei trasporti, dello spegnimento delle caldaie, dei minori combustibili fossili, riduzione dei quantitativi portati a smaltimento e incenerimento fuori provincia”
Si cerca di far intendere che l'inceneritore migliorerà l'ambiente. In realtà già nel rapporto di impatto ambientale presentato da Enia
http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/VIA.pdf
sono riportati a pagina 120 dati che stimano un aumento di Pm10 di 3,52 tonnellate di Pm 10 all'anno in più, rispetto alla situazione precedente all'installazione del forno. Questo nonostante lo spegnimento (ipotetico) di 20 mila caldaie domestiche.
Non sembra proprio una panacea considerati anche i superamenti dei limiti emissivi imposti dalla normativa europea che vede Parma fuori legge ogni anno, nel 2011 già 19 gli sforamenti, nel 2010 sui 25 sforamenti consentiti ce ne sono stati 61.
7. “Il PPGR consentirà la riduzione delle tariffe a quelle in vigore nel 2008”
Qualche mese fa ci è stato recapitato un plico anonimo. Al suo interno documentazione riservata targata Iren. Sulle tariffe da applicare nel dopo accensione forno Iren afferma: “Quantità di rifiuti smaltiti: 70.000 ton rifiuti urbani (ad una tariffa in linea con quella del 2009”
Ma come mai le tariffe non potranno scendere? Semplice, l'investimento è talmente oneroso che da qualche parte devono rientrare, quindi non potranno che pescare dalla tariffa, unico strumento di entrata dalla società. La tariffe le deve decidere Ato (organo in cui si ritrovano i comuni) ma Iren la conosce di già.
Del resto spulciando nei documenti escono cifre di rispetto. Spesa per l'inceneritore 205 milioni di euro, eventuali fasi di completamento 45 milioni di euro, realizzazione della rete di teleriscaldamento 65 milioni di euro. Totale? 315 milioni di euro
8. “deve essere chiaro che le scelte sono operate dagli amministratori pubblici”
Sappiamo invece come stanno andando le cose. Iren decide le tariffe, Iren decide il modo di raccolta dei rifiuti, Iren decide le percentuali di riciclo dei materiali, Iren Iren Iren, solo Iren.
Conclusioni.
Il PPGR di Parma andrebbe oggi rivisto, come prevede la normativa. Trascorsi 5 anni il documento può essere aggiornato alla situazione odierna, profondamente mutata rispetto al 2005. Con comuni che sono oltre l'80% di raccolta differenziata non ci sono infatti più i “numeri” per giustificare un forno inceneritore, che faceva riferimento a percentuali di raccolta al di sotto del 50%.
Il nuovo PPGR potrebbe anche prendere in considerazione le tecnologie oggi a disposizione per una gestione corretta dei rifiuti che non causi i disastri che gli impianti di incenerimento hanno portato in giro per l'Italia e all'estero.
Si tratta di voltare pagina e di guardare avanti, un modus operandi che però non fa parte del sentire del partito democratico, impegnato soltanto a denigrare le proposte alternative senza entrare nel merito delle stesse, permettendosi di appioppare in pubblico al primo cittadino del capoluogo di provincia l'aggettivo di ”ignobile”, a causa della sua manifesta indecisione sul forno inceneritore, che oggi egli non voterebbe, ma che per il Pd è una pericolosa crepa nel disegno del tutti colpevoli, nessun colpevole.
La base del Pd dovrebbe far sentire la propria voce e confrontarsi nel merito, senza accettare diktat dall'altro. O forse non sono più democratici?
Parma dovrebbe fare la sua parte, Parma che sono le aziende del comparto agro alimentare, che non hanno ancora compreso cosa rischiano le loro imprese con l'accensione del forno. Parma dei sindacati di chi lavorerà all'impianto e di chi lavora nei pressi, che ancora sono silenti e incapaci di alzare la voce e di difendere i diritti dei loro lavoratori.
Parma del popolo che ancora non è massa dirompente, ma che potrebbe diventare tale e costituire una barricata insormontabile a qualunque disegno di sperpero della ricchezza della nostra terra.
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 18 febbraio 2011
-443 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+263 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
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