mercoledì 16 febbraio 2011

Il finto buonsenso della centrale di Monchio

Rete Ambiente Parma: montagna da salvare, non da derubare

E' stata inaugurata ieri dal presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli la centrale a biomassa di Monchio delle Corti.
Non un cogeneratore, produce infatti solo calore ed ha una potenza di 928 Kw. Come dichiarato dagli stessi tecnici funziona solo al 15/20% della sua capacita perchè il teleriscaldamento serve solo per la palestra, la scuola, la casa protetta per anziani, gli alloggi per anziani e la sede del parco e della forestale.


Il monte Sillara, bellezza da salvare, non da bruciare

Cinque complessi abitativi per cui basta una potenza di 150/200 Kw termici, che bruceranno però in un anno 3000 quintali di cippato. Costo dell'impianto: 600.000 euro. 300.000 euro dei quali di finanziamenti europei a fondo perduto e 300.000 euro concessi dalla cassa depositi e prestiti al tasso agevolato del 3,50 %, in quanto comune non indebitato.
Si penserà: che bravi! Si sono costruiti l'impianto senza cacciare una lira!
I soldi, intanto, in quanto comune virtuoso, potevano averli ugualmente e con essi non solo potevano comprare nuove caldaie a pellets per i 5 complessi in questione, ma finanziare l'acquisto di moderne stufe a pellets con impianti incorporati di abbattimento dei fumi per tutte le famiglie del paese.
Una normale stufa a pellets per famiglia costa 5.000 euro, per la palestra e la scuola una stufa da 70 Kw costa 20.000 euro.
Con poco più della metà dei soldi spesi avrebbero potuto dotare l'intero paese di moderni impianti di riscaldamento. E l'intero ammontare sarebbe stato detraibile al 55% dalle tasse. Un bel regalo per tutte le famiglie con una spesa ridicola (150.000/200.000 euro).
Invece il comune si ritrova con un impianto sottoutilizzato e col problema in futuro di ulteriori spese per allargare la rete del teleriscaldamento a tutto il paese : scavo, posa dei tubi e disagio per la popolazione; col problema ulteriore di convincere chi ha già comprato
una stufa moderna ad allacciarsi ugualmente al teleriscaldamento.
Spese e contrarietà cui si aggiunge il problema delle emissioni nocive che la combustione industriale della legna produce. Emissioni di monossido di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di metalli pesanti in misura 20 volte superiore al Gpl e in misura 10 volte superiore allo stesso gasolio.
Ma il problema principale è la diossina.
L'amido della cellulosa e della lignina, una volta bruciato, libera composti policiclici aromatici clorurati, cioè diossine.
Il filtro multiciclone ad aria forzata della centrale ha solo la capacità, tramite centrifugazione, di separare la fuliggine e i PM10 dal gas emesso e di depositarla come cenere nell'apposito contenitore posto sotto. Tutto qui.
La centrale di Monchio ha creato un solo posto di lavoro : un ragazzo di un paese vicino che, a suo dire, ha solo il compito di togliere la cenere e di depositarla da qualche parte, perchè tutto l'impianto è automatizzato.
In futuro, certo, avrà la funzione di bruciare più legna e di alimentare così il mercato del cippato che regione e provincia stanno allestendo col progetto di filiera 10 a Borgotaro e quello di filiera 41 a Neviano.
Progetti che prevedono un massiccio diradamento dei boschi che va ad aggiungersi alla già pesante ed insostenibile speculazione sulla legna da ardere.
La montagna per sopravvivere non ha certo bisogno di dilapidare le sue risorse: acqua cristallina, boschi e aria pura.
Deve, anzi, basare su di esse il suo sviluppo.
E per questo deve chiedere normative e finanziamenti per produrre alimenti di alta qualità, deve attrarre giovani imprenditori chiedendo la defiscalizzazione degli oneri di impresa e incentivare il turismo, accrescendo le iniziative in tal senso del parco.
Le centrali a biomassa non producono ricchezza, ma derubano il nostro futuro.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 16 febbraio 2011
-445 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+261 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

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